Palermo

Palermo: anche l'UNICEF ricorda le vittime di mafia

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20/03/2015

L’UNICEF segue i dettami della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia – ratificata il 20 novembre 1989 - e si impegna a far riconoscere i diritti dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti come principi etici permanenti e come parametri internazionali di comportamento verso l’infanzia. 

L’UNICEF mira, attraverso i suoi programmi, a promuovere uguali diritti per donne e ragazze e a sostenere la loro piena partecipazione allo sviluppo politico, sociale ed economico delle loro comunità. È il caso di ripercorre le agghiaccianti tappe che hanno segnato la vita di migliaia di bambini. 

Essi premono con grave atto di accusa sulle coscienze della nostra città. Come dimenticare infatti la piccola Maricò Mazzola, quattro anni, uccisa dalle percosse del padre; il piccolo Antonio, tre anni, che per lungo tempo ha lottato tra la vita e la morte a causa delle sevizie e delle bruciature procuratagli dallo sfruttatore della madre tossicodipendente; Jolanda, adolescente, stuprata dopo che la madre l’aveva scommessa per un piatto di cannoli; e tra le tante storie, quella di S.L., otto anni, aspirante suicida, ricoverato alla rianimazione per intossicazione acuta volontaria da farmaci, scosso dai violenti litigi dei genitori. Ma l’elenco delle vittime non finisce qui come dimenticare Giuseppe Letizia, il pastore di 14 anni assassinato a Corleone nel 1948 perché aveva assistito, per caso, all’ uccisione del sindacalista Placido Rizzotto; Stefano Pompeo, 11 anni, assassinato a Favara con un colpo di lupara. 

Nel ’76 gli investigatori l’hanno battezzata “la strage degli innocenti” il massacro di decine di bambini che hanno segnato mezzo secolo di storia della mafia, Nitto Santapaola fece gettare in un pozzo 4 bambini del quartiere San Cristoforo, colpevoli di aver scippato la madre del boss nel centro di Catania. Nell’ 1985 due gemellini, di 6 anni, furono dilaniati, insieme alla madre Barbara Asta, dall’ auto-bomba che esplose a Pizzolungo nel fallito attentato al giudice Carlo Palermo; ed ancora Claudio Domino, undici anni, il bambino assassinato dalla mafia perché testimone involontario dei traffici illeciti della borgata di San Lorenzo. Nel ’91 toccò ad Andrea Savoca, di 4 anni. 

L’ ultimo nome in questa drammatica lista è quello di Giuseppe Di Matteo, 13 anni, strangolato e sciolto nell’acido per ordine del boss Giovanni Brusca. Ogni giorno nella nostra città c’è un inferno quotidiano nascosto fatto di incesti, violenze, indifferenze, compravendita, sfruttamento e abuso. Come ignorarlo? E che dire invece della realtà dell’infanzia sfruttata e che vediamo ad ogni angolo di strada, ad un semaforo o su un marciapiede, centinaia di bambini costretti all’accattonaggio, ai furti, alla vendita di oggetti e di droghe; ai bambini che vediamo ore ed ore addormentati tra le braccia di qualcuno che forse non è neppure la propria madre. 

Quale libertà e dignità garantiamo a questi bambini? Quale sicurezza nei confronti del futuro? Se nei confronti dei morti siamo stati impotenti, perché non intervenire tempestivamente a favore di chi oggi può ancora salvarsi? L’UNICEF non può svolgere il ruolo che compete alle Istituzioni, ma può far sentire la propria voce come Difensore dell’Infanzia. Si propone come pungolo nel fianco della società civile a favore di tutti i bambini.

20/03/2015

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