"Scusami, avresti un pezzo di pane per me?". Una testimonianza da Madaya (Siria)

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20/01/2016

16 gennaio 2016 - «Una scena straziante, come non ho mai visto prima»: a parlare è Hanaa Singer, Rappresentante dell'UNICEF in Siria.

Hanna Singer è entrata a Madaya nella sera di lunedì 11 gennaio con il convoglio umanitario congiunto di ONU e Croce Rossa. Quei 44 camion erano i primi mezzi con aiuti a entrare a Madaya dopo 4 lunghi mesi di uno spietato assedio che ha ridotto alla fame la martoriata città di 42.000 abitanti, nel nord-ovest della Siria.

«Centinaia di persone si sono avvicinate al convoglio, a piedi nel buio. A Madaya la corrente elettrica manca da settimane, e la luce dei fari dei camion rivelava volti pallidi, corpi esili e deboli di persone in disperato bisogno di cibo, che rabbrividivano dal freddo.»

La missione era partita alle 10 da Damasco, a soli 45 chilometri a sud di Madaya, ma gli assedianti hanno concesso il permesso di entrare in città solamente in tarda serata. 

«Bambini e adulti ci si avvicinavano chiedendo solo una cosa: Hai del cibo? Ci hai portato del pane? Riusciremo a mangiare stasera? Una bambina mi si è avvicinata e mi ha chiesto: "Per favore, mi dispiace tanto doverlo chiedere, ma avresti una fetta di pane per me?" Una donna, madre di sei bambini, mi ha abbracciato sussurrandomi all'orecchio: "Ho perso il più grande dei miei figli, aveva 17 anni. Ti prego, aiutami a mantenere in vita gli altri cinque”.»

Un tempo Madaya era una rinomata località di villeggiatura estiva. Adesso è qualcosa che rassomiglia molto all'inferno.

I residenti ripetono tutti gli stessi strazianti racconti: come sono sopravvissuti con zuppe a base di acqua, foglie, erba e qualche spezia.

Un ragazzo ha perso la gamba per avere calpestato un ordigno inesploso mentre cercava di raccogliere dell'erba.

Il dottor Hussam Baradee, nutrizionista dell'UNICEF, racconta: «Durante le missioni porto sempre una mela nella mia borsa. L’ho data a una bambina. Altri bambini e anziani mi si sono avvicinati chiedendomi se avessi qualcosa anche per loro. Mi si è spezzato il cuore».

Il team dell'UNICEF ha immediatamente fatto il punto della situazione con gli unici due medici presenti in città. In questi due ultimi mesi di stenti, hanno perso 25 kg  uno e 15 kg l'altro, ma hanno sempre continuato a lavorare ogni giorno, nonostante il penoso stato delle infrastrutture sanitarie e la quasi totale assenza di farmaci. 

Mentre il team raccoglieva informazioni dai presenti, in ospedale, un bambino di 10 anni rimaneva in silenzio, spaventato. Una donna ha spiegato il suo caso: «I suoi genitori erano fuori città quando l'assedio è iniziato. Da quel giorno sono rimasti separati, anche se solo per poche centinaia di metri.». Il ragazzino è sopravvissuto solo grazie alla bontà d'animo dei suoi vicini di casa, che hanno condiviso con lui le loro zuppe di erba e foglie.

Riusciva a malapena ad articolare il suo nome: Mohammed. Adesso gli operatori dell'UNICEF dovranno riuscire a convincere i miliziani che assediano la città a lasciarlo ricongiungere con i suoi genitori, che attendano trepidanti di riabbracciarlo, subito fuori Madaya. Non sarà facile ottenere il permesso.

A Madaya lo scarico degli aiuti dai camion è proseguito per l'intera notte, fino alle prime ore del giorno, L’UNICEF ha consegnato all'ospedale locale scorte di alimenti terapeutici pronti per l'uso, micronutrienti, biscotti ad alto contenuto energetico, tutto ciò che occorre per salvare la vita dei bambini e dei ragazzi affetti dalle forme più gravi della malnutrizione acuta.

La fame ha già ucciso decine di persone, nelle ultime settimane, a Madaya. E un ragazzo di 16 anni è spirato fra le braccia degli operatori sanitari che stavano iniziando a prestargli la terapia nutrizionale di urgenza.

Giovedì 14 gennaio un secondo convoglio, sempre sotto le insegne dell'ONU, della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, è entrato in città. Dai camion dell'UNICEF sono stati scaricati abiti pesanti, coperte, farmaci e altri beni di sussistenza.  

Ma ci sono ancora tante Madaya in cui a nessuno è permesso di entrare, in Siria: 14 altre città sotto assedio, con 400mila bambini che attendono aiuti che possono fare la differenza tra vivere e morire. Questa è la situazione della Siria, dove sono tornati attuali strumenti di guerra propri del Medio Evo: assediare e affamare le città per punire i civili.

Scarica la scheda informativa sull'intervento umanitario dell'UNICEF a Madaya e nelle altre città siriane sotto assedio (aggiornamento: 19 gennaio 2016) >>
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20/01/2016

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