L'Italia faccia la sua parte per far rispettare le norme ONU sull'arruolamento dei minori nei conflitti

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23/05/2010

A 10 anni dal Protocollo ONU su minori e conflitti armati, l'arruolamento di bambini e ragazzi è praticato ancora in numerosi Stati, denunciano le ONG

Alla vigilia del decennale dell’approvazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (25 maggio 2000) del Protocollo Opzionale alla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dedicato al coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati (Optional Protocol on Children in Armed Conflict – OPAC), la Coalizione Italiana “Stop all’Uso dei Bambini Soldato!”, coordinata da Save the Children, torna a puntare i riflettori su una serie di problematiche ancora irrisolte.

Il Protocollo, ratificato da 132 Paesi nel mondo inclusa l’Italia, vieta la partecipazione diretta di minori di 18 anni nei conflitti armati e fissa a 18 anni l’età minima per il reclutamento anche da parte dei gruppi armati irregolari oltre che per l’arruolamento obbligatorio da parte delle forze armate governative.

«Eppure, sono ancora più di 250.000 i minori che  prendono parte ai combattimenti in 35 Paesi - utilizzati sia dagli eserciti governativi, sia dai gruppi armati irregolari. Ben 120.000 solo nel continente africano», afferma Viviana Valastro, portavoce della Coalizione.

La maggioranza ha dai 15 ai 18 anni, ma alcuni hanno anche soltanto 10 anni e si registra una tendenza sempre più evidente verso un abbassamento dell’età media.

Esistono Paesi - come ad esempio Afghanistan, Burundi, Ciad, Colombia, Iraq, Nepal, Filippine, Repubblica Democratica del Congo, Sri Lanka, Sudan e Uganda - che, pur avendo ratificato il Protocollo, sono tuttora tristemente noti per essere luoghi in cui si registrano alcune tra le più alte percentuali di bambini e bambine soldato.

 «Proprio in occasione di questo decennale, la Coalizione Italiana auspica una ratifica quanto più ampia possibile del Protocollo Opzionale nel mondo, così come promosso dalle Nazioni Unite, ma sollecita anche i Paesi che già l’hanno ratificato, compresa l’Italia ad una sua effettiva e piena applicazione» continua Viviana Valastro.

«In particolare, apprezziamo le modifiche della normativa nazionale italiana che hanno elevato a 18 anni l’età minima per l’arruolamento volontario nelle forze armate, anche se rileviamo che, formalmente, la dichiarazione di riserva resa dall’Italia al momento della ratifica del Protocollo Opzionale non è stata ritirata e contiene quindi il riferimento ai 17 anni come età minima per l’arruolamento volontario» conclude Viviana Valastro.

Inoltre, come ricordato anche dal Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nelle sue "Osservazioni Conclusive" del giugno 2006 sull’attuazione in Italia del Protocollo Opzionale, non si è ancora provveduto alla definizione legislativa del concetto di “partecipazione diretta dei minori alle ostilità”, dando quindi adito alla possibilità che i minori di 18 anni possano essere utilizzati dalle forze armate, anche se con ruoli e funzioni diverse dal combattimento.

Preoccupa anche il fatto che l'insegnamento dell’educazione ai diritti umani e al diritto umanitario continuino a non essere parte integrante dei curricola scolastici, e ciò con particolare riguardo alle scuole militari, nonostante l’espresso richiamo del Comitato Onu a renderlo parte integrante  della formazione dei soldati di domani.

In ultimo, pur apprezzando l’impegno della Cooperazione Italiana nel sostegno dei programmi di reinserimento sociale dei bambini soldato (c.d. programmi DDR) la Coalizione rileva l’insufficienza  di strumenti efficaci nel valutarne la qualità e l’ impatto su bambini e bambine.

Nota: la Coalizione Italiana “Stop all’Uso dei Bambini Soldato!”
La Coalizione Italiana della campagna internazionale “Stop all’uso dei bambini soldato!” Nasce ufficialmente a Roma, il 19 aprile 1999. Alisei,  Amnesty International-Sezione italiana, Cocis, Coopi, Focsiv, Intersos, Save the Children Italia, Telefono Azzurro, Terre des Hommes Italia e UNICEF Italia sono le 10 associazioni che attualmente ne fanno parte.

La Coalizione ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione dei bambini e delle bambine soldato e far conoscere gli strumenti internazionali esistenti ed utilizzabili per far rispettare i diritti di tutti i bambini e le bambine che vivono o provengono da Paesi in conflitto o  in cui un conflitto si sia appena concluso.

23/05/2010

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