Devianza minorile, nuovi dati: detenzioni in calo, crescono le misure alternative

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04/06/2014

Giovedì 5 giugno 2014, presso la Sala "Rosario Livatino" del Ministero della Giustizia in via Arenula 70 a Roma, si tiene in collaborazione con l’UNICEF Italia la presentazione del “2° Rapporto sulla devianza minorile in Italia” (edito da Gangemi 2013), curato da Isabella Mastropasqua e Maria Stefania Totaro dell’Ufficio Studi, ricerche e attività internazionali e del Servizio Statistica del Dipartimento per la Giustizia Minorile.

Il nuovo studio, in continuità con il 1°Rapporto pubblicato nel 2008, si inserisce nel progetto editoriale “I numeri pensati”, uno spazio per la ricerca e le riflessioni finalizzato alla conoscenza e al  confronto con chi, a diverso titolo, è impegnato sul fronte del disagio e della devianza degli adolescenti. 


Il volume non risponde solo alla necessità di un aggiornamento dei dati ma sottolinea la  fase di evidente trasformazione dell’utenza e l’importanza delle aperture alla società civile. Da questo punto di vista l’intesa con l’UNICEF si inscrive in questo storico processo, afferma Isabella Mastropasqua, Dirigente dell’Ufficio Studi, ricerche e attività internazionali del Dipartimento per la Giustizia Minorile. 

«La collaborazione con il Dipartimento per la Giustizia Minorile è molto importante e significativa per l’UNICEF» afferma il Presidente dell'UNICEF Italia Giacomo Guerrera. «Garantire i diritti dell’infanzia concretamente vuole dire sia prevenire l’ingresso dei minorenni nel circuito penale minorile mediante il ricorso, ogniqualvolta possibile, a misure alternative alla detenzione, sia accompagnare i bambini e gli adolescenti  più vulnerabili che sono entrati  nel circuito penale minorile in percorsi che ne incoraggino un ruolo attivo e costruttivo all’interno della società, tenuto conto del ruolo rieducativo della pena. 

La nostra gratitudine va a tutti gli operatori, che a diverso titolo, lavorano con i minori in conflitto con la legge, per promuovere il pieno sviluppo della loro personalità.»

I dati del rapporto: sempre più frequente l'affidamento a servizi sociali e comunità

Il rapporto evidenzia che la maggior parte dei minori autori di reato è in carico agli Uffici di servizio sociale per i minorenni (USSM) nell’ambito di misure all’esterno. La detenzione, infatti, assume per i minorenni carattere di residualità, per lasciare spazio a percorsi e risposte alternativi, sempre a carattere penale.
 
Nel periodo preso in esame, i dati degli USSM evidenziano un aumento del numero dei minori in carico, da 17.814 nel 2008 a 20.407 nel 2012. Tale dato comprende i minori in carico da periodi precedenti ed è proprio questa componente dell’utenza ad aver registrato un incremento degno di nota: da 8.480 nel 2008 a 12.636 nel 2012, confermando che il lavoro sociale diventa sempre più complesso.

Per quanto riguarda i minori che costituiscono l’utenza dei Servizi minorili residenziali si registra :
 
  • la diminuzione degli ingressi nei Centri di prima accoglienza, (da 2.908 nel 2008 a 2.193 nel 2012)
  • l’aumento dei minori collocati in Comunità, in termini di ingressi (da 1.965 nel 2008 a 2.038 nel 2012), ma soprattutto di presenza giornaliera (dai 677 minori presenti in media in comunità ogni giorno del 2008 ai 957 del 2012). La progressiva crescita dell’utilizzo della comunità pone in risalto come essa si collochi sempre più come strategia intermedia che consente di garantire un contenimento educativo, senza ricorrere all’Istituto penale
  • la diminuzione degli ingressi negli Istituti penali per i minorenni (IPM), (da 1.347 nel 2008 a 1.252 nel 2012), a cui si è contrapposto l’aumento del numero dei detenuti presenti (dai 468 minori e giovani adulti presenti in media in IPM ogni giorno del 2008 ai 508 del 2012.

Il calo degli ingressi negli Istituti Penali per i Minorenni (IPM) pone la necessità di una riflessione su questa struttura in ambito minorile. Il dato, infatti, in controtendenza con la situazione allarmante in cui versano gli istituti per adulti, non elude anzi per certi versi evidenzia la necessità di comprendere se questo tipo di struttura, per come è pensata oggi, sia adeguata alla peculiarità della condizione minorile. 

È tempo di immaginare qualcosa di diverso per i minorenni, capace di tenere insieme l’esigenza retributiva con l’imprescindibile finalità educativa della pena.
 
Tipologie di reato:  minori dell’area penale sono coinvolti prevalentemente nei reati contro il patrimonio. stupefacenti e sull’uso e la detenzione delle armi.

La recidiva: l’ingresso nel circuito penale, letto attraverso le evidenze dei fattori di rischio emersi, segnala dove porre l’attenzione e focalizzare l’intervento. Risulta evidente quanto sia fondamentale la centralità del lavoro socio-educativo e del progetto personalizzato, costruito ragazzo per ragazzo nel territorio.

L’articolazione del 2° Rapporto vede:
  • una prima parte dedicata ai dati nazionali, che riguardano gli andamenti dell’utenza degli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni, degli Istituti Penali per i Minorenni, dei Centri di Prima Accoglienza e delle Comunità. Seguono quattro focus relativi a nuclei ritenuti centrali nei Servizi della Giustizia minorile quali: i minori stranieri,  l’utenza femminile, i giovani adulti e la recidiva;
  • la sezione centrale è dedicata alle riflessioni di tre esperti, Lamberto Bertolè, Luigi Regoliosi e Patrizia Patrizi che, a diverso titolo, sono vicini e collaborano con i Servizi della Giustizia Minorile;
  • la terza sezione declina il dato nazionale nelle articolazioni regionali: gli operatori dei Centri per la Giustizia Minorile hanno ragionato sui propri dati presentando le differenze e le specificità presenti a livello territoriale.
Documenti disponibili

Scarica l'estratto stampa del 2° Rapporto sulla devianza minorile in Italiapdf / 756 kb

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04/06/2014

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