Yemen, i team mobili che salvano i bambini

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09/07/2015

10 luglio 2015 – I bambini dello Yemen stanno pagando un prezzo altissimo a seguito del drammatico peggioramento della situazione umanitaria del paese, in preda a un sanguinoso conflitto interno.

Attualmente sono oltre 2,5 milioni i bambini esposti al rischio di contrarre malattie diarroiche e 500.000 quelli a rischio di malnutrizione acuta grave.

Oltre 1,3 milioni di bambini devono affrontare la minaccia di gravi infezioni respiratorie e 2,6 milioni di bambini e ragazzi sotto i 15 anni non sono immunizzati dal morbillo.

Con i servizi sanitari al collasso, l’UNICEF e le organizzazioni partner stanno accelerando interventi monitoraggio nutrizionale, vaccinazioni e altri interventi di prima necessità per milioni di bambini coinvolti dalla crisi.

 

40 team itineranti per soccorrere una popolazione sfollata

«Le nostre squadre mobili e il nostro staff devono affrontare condizioni estremamente pericolose, rischiando la vita per raggiungere bambini e donne ovunque possibile. Se non lo facessero, molti più bambini morirebbero per la malnutrizione e altre malattie prevenibili» spiega Julien Harneis Rappresentante UNICEF in Yemen. «Ma ciò di cui gli abitanti dello Yemen hanno maggiormente bisogno, adesso, è il ritorno alla pace, il ripristino di servizi sanitari regolari e una soluzione alla crisi del carburante e dell'energia».

Da quando i combattimenti sono ripresi il 26 marzo scorso, oltre 40.000 bambini sono stati vaccinati contro morbillo e polio, mentre circa 10.000 donne hanno ricevuto assistenza per la gravidanza e per il parto e più di 16.000 bambini sono stati sottoposti a terapia per gravi forme di malnutrizione.

La maggior parte di questo enorme lavoro è stato portato avanti da circa 40 team sanitari mobili, finanziati e organizzati dall’UNICEF, che si muovono su tutto il territorio nazionale per raggiungere le popolazioni sfollate. I team offrono servizi di monitoraggio nutrizionale, vaccinazioni, assistenza pre-natale e al parto, somministrazione di vitamina A e micronutrienti. Il numero dei team è stato più che raddoppiato rispetto ai 16 che erano già operativi prima di marzo.
 
Nella città di Aden, nel Sud del paese, teatro di violenti bombardamenti e combattimenti, l’UNICEF ha fornito nelle prime settimane del conflitto ambulanze, kit per effettuare trasfusioni e analisi del sangue al fine di garantire che i bambini feriti potessero ricevere le cure più urgenti.

Attualmente, gli operatori dell’UNICEF ad Aden stanno portando avanti una campagna di vaccinazioni per proteggere un milione di neonati e bambini sotto i 12 mesi contro morbillo, polio e altre malattie prevenibili. 
 
«Nonostante le condizioni di insicurezza, cerchiamo di sfruttare ogni opportunità per proteggere i bambini con vaccini e servizi sanitari, in questo momento in cui i sistemi sanitari sono allo sfascio» aggiunge Gamila Hibatulla, in servizio con l'UNICEF per il programma Salute e Nutrizione ad Aden.

La dottoressa Hibatulla ci spiega che i team mobili devono utilizzare qualunque luogo disponibile – incluse moschee e uffici pubblici – per prestare i loro servizi. « È incoraggiante vedere come i genitori portano i propri figli ai centri di vaccinazione e ci comunicano quanto sono contenti che i loro bambini possano essere protetti dalle malattie».

L’UNICEF rilancia l’appello delle Nazioni Unite per ottenere una nuova tregua umanitaria che consenta la distribuzione di cibo, acqua e cure mediche alla popolazione più vulnerabile, come già avvenuto a metà maggio.

Per proseguire e possibilmente ampliare le operazioni di soccorso e di prevenzione, l’UNICEF ha richiesto alla comunità internazionale dei donatori 34 milioni di dollari per finanziare interventi sanitari e 41,5 milioni per quelli in ambito nutrizionale.

09/07/2015

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