Echi di speranza dal Sudan. Samar rivuole la pace…e il suo violino perduto

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15/04/2024

In una piccola stanza arredata con tre lettini e qualche valigia nascosta in un angolo vive Samar, una bambina di undici anni, con la sua famiglia. Un anno fa sono fuggiti dalla guerra a Khartum, riducendosi a vivere con pochi beni in un rifugio di fortuna all’interno della scuola elementare nello Stato di Kassala. 

Ventidue famiglie, inclusa la sua, hanno trovato riparo in questa scuola che funge anche da spazio di apprendimento sicuro dove i bambini delle comunità ospitanti e sfollate vengono a giocare, imparare, cantare, danzare, incontrarsi e fare amicizia.

A un anno dall’esplosione delle violenze un Sudan la vita, la possibilità di istruzione e il futuro di un'intera generazione di bambini sudanesi rimangono in bilico. La guerra ha alimentato una combinazione letale di sfollamento, epidemie di malattie e fame: 4 milioni di minorenni sono stati costretti a lasciare le proprie case, circa 1 milione di loro hanno superato il confine nei paesi vicini, soprattutto in Ciad, Egitto e Sud Sudan.

A Karthoum avevamo una grande casa ma ora non l’abbiamo più. Il mio letto era così spazioso, e avevo una piccola scrivania

Samar ricorda la sua vita prima delle guerra.

Nonostante la sua vita sia stata sconvolta, l’amore di Samar per la musica resiste

In un caldo pomeriggio Samar guida i suoi coetanei in una danza piena di messaggi di pace, trovando speranza nei ritmi e nelle melodie che riempiono l’aria. L’amore di Samar per la musica e la danza è molto profondo. Non appena parte la melodia dalla piccola cassa posta sul tavolo, iniziano a ballare e si godono la musica. 

La musica era ed è una parte fondamentale della vita di Samar nonostante le circostanze. Anche se la guerra le ha distrutto la vita, non le ha impedito di coltivare il suo amore per la musica. Un anno fa Samar viveva una vita completamente diversa a Khartum, frequentava la sesta classe in una scuola vicino casa, padroneggiando l’arte del violino e perfezionandosi in molte canzoni, inclusa quella del compleanno e molte melodie sudanesi. 

Il suo viaggio con il violino è iniziato quando aveva appena due anni e da allora ha continuato ad esercitarsi. Amava il suo strumento, ma la brutalità della guerra li ha separati. E questo la rattrista ancora oggi. Non riesce a nascondere il dolore di averlo perduto. "Prima di lasciare Khartoum, ci eravamo trasferiti a casa di un parente, e non avevo portato con me il mio violino perché tutti pensavamo che saremmo tornati a casa. Non ho mai avuto la possibilità di tornare a prenderlo", ricorda mentre le lacrime le rigano gli occhi.

Samar ha molto da dire sul suo strumento: “Il violino era un amico”, il suo volto e i suoi occhi si illuminano mentre ne parla. “Ogni volta che disegno, canto, ballo, scrivo, tutto ciò che vedo è il violino”. 

Samar, 11 anni, ricrea vecchi ricordi fingendo ri suonare il violino, mentre suo padre Nassir canta.

Suo padre Nassir l'ha introdotta al mondo della musica

Non appena inizia a raccontare dei giorni in cui poteva suonare, le sue mani iniziano a muoversi, imitando il modo in cui suonava il violino. Samar chiude gli occhi mentre “suona” e canta “Happy birthday to you”. Più tardi si unisce a suo padre Nassir, nella sessione di musica: anche lui suona diversi strumenti, tra cui il piano, la batteria e il violino.  

Essendo l’unica ragazza della famiglia, Samar ha un legame speciale con il padre, reso ancora più forte dall’amore per la musica. Insieme ricordano i tempi d’oro della loro vita a Khartum. Schioccano le dita per migliorare il suono. Samar muove le mani, Nassir la corregge quando le sposta nel punto sbagliato. “Ta la la ta…” canta Nasser.

Anche senza violino, scaldano la loro piccola, intima casa, attraverso la musica. Suonare è la loro speranza in questo lunghi giorni disperati.  Per ora il violino è solo un ricordo.

I sogni di Samar, un anno dopo lo scoppio della guerra

Desiderosa di tornare alla normalità, il sogno di Samar è di tornare a scuola e ritrovare la sua migliore amica Retaj: non sa dove si trovi. Soprattutto, aspetta il giorno in cui le armi saranno messe a tacere e le famiglie sfollate potranno tornare a casa. 

“Siamo sfollati. Abbiamo bisogno di tornare a casa e vivere insieme alle nostre famiglie”.

Per saperne di più, leggi l'ultimo comunicato: Sudan, un anno di guerra un’intera generazione di bambini a rischio

15/04/2024

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