Mortalità materna in calo nel mondo, ma l'Africa resta indietro

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14/09/2010

Il numero di donne che nel mondo muoiono ogni anno per complicazioni legate alla gravidanza e al parto è diminuito del 34% negli ultimi 18 anni.

Da una stima di 546.000 decessi nel 1990 si è passati nel 2008 a 358.000 casi l'anno.

Lo rivela il nuovo rapporto "Trends in maternal mortality: 1990 to 2008" presentato oggi da UNICEF, Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) e Banca Mondiale.

Il progresso è dunque notevole, ma il tasso di diminuzione è inferiore (meno della metà) rispetto a quanto sarebbe necessario per conseguire l'Obiettivo di Sviluppo del Millennio, che prevede di ridurre di tre quarti il tasso di mortalità materna globale entro il 2015.

Raggiungere questo traguardo richiederebbe una diminuzione annua nell'incidenza del fenomeno del 5,5% , mentre il trend attuale è di una diminuzione media annua di appena il 2,3%.

«La riduzione dei tassi globali di mortalità materna è una notizia  incoraggiante» afferma Margaret Chan, Direttore generale dell'OMS.

«I paesi in cui le donne corrono un elevato rischio di morire durante la gravidanza o il parto stanno adottando misure che si stanno dimostrando efficaci. Questi paesi stanno formando più ostetriche, rafforzando gli ospedali e i centri sanitari per assistere le donne in gravidanza.

Nessuna donna dovrebbe morire a causa di un accesso inadeguato alla pianificazione familiare, alla gravidanza e all'assistenza al parto».

Le donne in gravidanza continuano a morire per quattro cause principali:

  • gravi emorragie dopo il parto
  • infezioni
  • crisi ipertensive
  • aborti effettuati in condizioni non sicure

Nel 2008 ogni giorno circa mille donne sono morte a causa di queste complicazioni. Di esse, 570 vivevano nell'Africa Subsahariana, 300 nell’Asia meridionale e appena 5 in Paesi industrializzati. 

Per una donna che vive in un Paese in via di sviluppo, il rischio di morire per una causa connessa alla gravidanza nel corso della propria vita è circa 36 volte superiore rispetto a una donna che vive in un paese sviluppato.

«Se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo globale di migliorare la salute materna e per salvare la vita delle donne dobbiamo fare di più per raggiungere coloro che sono più a rischio», afferma Anthony Lake, Direttore generale dell'UNICEF.

«Ciò significa raggiungere le donne nelle zone rurali e le famiglie più povere, quelle appartenenti alle minoranze etniche e ai gruppi indigeni e le donne che vivono con HIV e nelle aree di conflitto.»

Le nuove stime mostrano che è possibile prevenire la morte di molte più donne, ma gli Stati devono investire nei sistemi sanitari e nella qualità delle cure.

OMS, UNICEF, UNFPA e Banca mondiale stanno concentrando il proprio aiuto sui Paesi dove il fenomeno è più diffuso, e aiutano i Governi a sviluppare e adeguare i propri Piani sanitari nazionali per accelerare i progressi nella salute materna e neonatale.

Il rapporto mette in luce alcuni dati significativi sull'evoluzione del problema dal 1990 al 2008:

  • in Africa Subsahariana la mortalità materna è diminuita del 26%
  • in Asia il numero di decessi materni si stima sia sceso da 315 000 a 139 000, con un calo del 52%
  • il 99% di tutti i decessi materni nel 2008 si è verificato nei Paesi in via di sviluppo, con l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale che totalizzano rispettivamente il 57% e il 30% di tutti i decessi 

14/09/2010

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