Uniti per i bambini, Uniti contro l'AIDS. Le 4 priorità

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16/11/2009

Per venire incontro ai bisogni dei bambini e dei giovani colpiti dell'HIV/AIDS l'UNICEF, UNAIDS e le altre Organizzazioni partner della Campagna Globale "Uniti per i bambini, Uniti contro l'AIDS" focalizzeranno il proprio intervento in quattro aree fondamentali. 
 
È questo l'approccio detto delle "Quattro P", così definito dalle lettere iniziali di ogni traguardo della Campagna:

  1. Prevenire il contagio tra madre e figlio
  2. Procurare le cure mediche
  3. Prevenire la diffusione del contagio tra gli adolescenti e i giovani
  4. Proteggere e aiutare i bambini colpiti dall'HIV/AIDS

Gli obiettivi hanno un identico orizzonte temporale, e vanno intesi non come traguardi separati ma come parti integranti di una strategia comune.

 Prevenire il contagio tra madre e figlio

 
Una donna con il suo bambino in braccio
©UNICEF/HQ06-1878/R.Few

In sette dei paesi più duramente colpiti dall'HIV, dove il tasso di prevalenza tra gli adulti è superiore al 15 per cento (Botswana, Lesotho, Namibia, Sudafrica, Swaziland, Zambia, Zimbabwe) c'è stato quasi un raddoppio del numero delle donne che durante il periodo prenatale hanno effettuato il test per l'HIV.

La percentuale di donne incinte che effettuano il test per l'HIV comunque è ancora bassa.

In Africa orientale e meridionale solo il 28% delle donne incinte ha effettuato il test, nonostante questa sia la regione con il maggior numero di donne incinte affette da HIV.
Senza effettuare il test non è possibile sottoporsi alle cure e ricevere il sostegno e i medicinali.

Per migliorare la salute delle donne incinte e dei bambini affetti da HIV è necessario integrare il test per l'HIV e i servizi di monitoraggio e di cura in tutti gli interventi destinati a garantire la sopravvivenza materna e infantile. Il coinvolgimento del partner maschile nel processo di prevenzione da madre a figlio dell'HIV può essere determinante nel diffondere l'utilizzo del test.

Combattendo lo stigma che spesso circonda le donne che effettuano il test per l'HIV in Ruanda si sono ottenuti dei risultati significativi ed è aumentato anche il numero di uomini che si sottopongono al test.

Il terzo rapporto di aggiornamento invita a garantire l'accesso alle donne incinte affette da HIV ai servizi per rilevare il loro stato clinico e immunologico per un inizio tempestivo delle cure e ribadisce la necessità di accelerare gli interventi affinché le madri affette da HIV siano istruite su come allattare in maniera sicura

Obiettivo della campagna: entro il 2010, mettere a disposizione dell'80% delle donne che ne hanno bisogno i servizi in grado di prevenire il contagio da madre a figlio.
 

 

Procurare le cure pediatriche

Un bambino riceve le cure in un centro medico
©UNICEF/HQ06-1364/Pirozzi

La mancanza di una diagnosi precoce dell'HIV nei bambini rappresenta una barriera al raggiungimento dell'obiettivo della Campagna Uniti per i bambini, Uniti contro l'AIDS di garantire i medicinali e le cure all'80% dei bambini affetti da HIV entro il 2010.

In soli due anni si è registrato un incremento del 150% dei bambini che ricevono le cure - dai 75.000 bambini nel 2005 si è passati ai 200.000 bambini alla fine del 2007.

Tuttavia ancora troppi bambini non hanno accesso alle cure.

A causa della mancanza di un sistema che permette cure e assistenza continuative spesso dopo la nascita non è possibile monitorare lo stato di salute dei bambini nati da madri affette da HIV.

Per far fronte a questo problema molti paesi stanno ripensando i libretti sanitari dei bambini per permettere il monitoraggio dello stato di salute di quelli esposti al rischio di contagio da HIV.

La mancanza di test di routine per diagnosticare il contagio da HIV non
permette di identificare i bambini che hanno bisogno di cure e sostegno.
Nella maggior parte dei casi ai bambini viene diagnosticato l'HIV ad uno stadio molto avanzato.

L'età media dei bambini che iniziano le cure è compresa tra i 5 e i 9 anni anche se gli studi dimostrano che le cure sono più efficaci se iniziate entro la dodicesima settimana di vita. Alcuni paesi stanno compiendo progressi nella diagnosi precoce dell'HIV nei bambini.

Nel 2007 trenta paesi a basso e medio reddito avevano adottato un nuovo metodo per la raccolta del sangue necessario al test per l'HIV (Dried Blood Spot Testing) rispetto ai 17 paesi del 2005.

Il Botswana e il Sudafrica - entrambi paesi dove l'HIV è endemico con oltre il 15 per cento di diffusione tra gli adulti - utilizzano il Dried Blood Spot Testing su larga scala.

La diagnosi precoce si sta diffondendo in molti paesi dove l'epidemia è generalizzata: Kenya, Malawi, Mozambico, Ruanda, Swaziland e Zambia.
Una diagnosi precoce, l'immediato accesso alle cure e ai medicinali e la piena integrazione dei servizi per l'HIV e AIDS nella strategia per la sopravvivenza infantile sono le azioni prioritarie raccomandate dal terzo rapporto di aggiornamento per far fronte al problema dell'AIDS pediatrico.

L'aderenza al trattamento e il rivelare il proprio stato di salute al partner rappresentano una barriera per i giovani che hanno contratto l'HIV che hanno paura di essere marginalizzati e discriminati.

In Uganda l'AIDS Support Organization (TASO) incoraggia gruppi di sostegno tra coetanei per aiutare gli adolescenti che seguono le cure a prendere decisioni positive per la propria salute e per quella dei relativi partner. Molti paesi stanno realizzando programmi per combattere lo stigma.
C'è un estremo bisogno di rafforzare i programmi che fanno fronte specificamente alle necessità dei giovani nel quadro più complessivo dei programmi di sostegno e prevenzione.

Obiettivo della campagna: entro il 2010, assicurare le cure antiretrovirali e/o a base di cotrimoxazole all'80% dei bambini che hanno bisogno di tali cure o della profilassi.
 

 

 Prevenire la diffusione del contagio tra gli adolescenti e i giovani

Giovani e adulti in cerchio in un momento di confronto e formazione
©UNICEF/HQ06-0411/Pirozzi

Nell'Africa subsahariana sono circa 2.550.000 le ragazze di età compresa tra i 15 e 24 anni che hanno contratto l'HIV, un numero tre volte superiore ai loro coetanei maschi.

Se la buona notizia è che il numero dei contagi tra i giovani sta diminuendo, quella cattiva è che in molti paesi dell'Africa subsahariana le giovani donne sono maggiormente esposte al rischio di contagio rispetto agli uomini.

Nei paesi dell'Africa meridionale le ragazze in età adolescenziale sono tra le 2 e le 4.5 volte più esposte al rischio di contagio rispetto ai ragazzi della stessa età.

È necessaria un'attenzione particolare per aumentare la comprensione di questa vulnerabilità e per ridurla, prendendo in considerazione il maggior rischio di contrarre l'HIV che corrono le ragazze coinvolte in relazioni con più partner, che hanno rapporti sessuali con persone di generazioni differenti, coinvolte nel fenomeno del sesso transazionale e vittime di violenza di genere.

In Zimbabwe è stata lanciata una campagna di comunicazione per scoraggiare i comportamenti a rischio che riconosce che i giovani hanno bisogno di sostegno per evitare le relazioni con più partner e per esigere ed ottenere l'utilizzo del preservativo e che consiglia i giovani a posticipare l'età del primo rapporto sessuale.

Il settore educativo è un canale fondamentale per informare gli adolescenti e per prevenire il rischio di diffusione dell'HIV.
L'educazione sull'HIV è integrata in molti sistemi educativi come parte della strategia di contenimento dell'epidemia. In Lesotho, Namibia e Zambia si stanno compiendo valutazione sull'efficacia di questa strategia.

Nuovi studi stanno provando l'efficacia della circoncisione maschile e sono la base per porre in atto approcci di settore per prevenire l'HIV.

La circoncisione maschile deve essere integrata come strategia addizionale in un pacchetto completo di misure di prevenzione che include l'utilizzo del preservativo, la riduzione del numero dei partner e il posticipare l'età del primo rapporto sessuale.

In Swaziland stanno emergendo buone pratiche per fornire agli adolescenti, attraverso le scuole e le comunità, informazioni accurate e rilevanti sulla circoncisione maschile.

L'attuale rapporto raccomanda di migliorare l'accesso dei giovani alle strategie di prevenzione per preservare la loro salute e il loro benessere. Inoltre raccomanda la combinazione di differenti strategie di comunicazione per ottimizzarle e invita a riflettere sulla particolare vulnerabilità delle ragazze.

Obiettivo della campagna: entro il 2010, ridurre del 25% il numero complessivo dei giovani sieropositivi.

 Proteggere e aiutare i bambini colpiti dall'HIV/AIDS

Due donne ricevono opuscoli informativi sulla prevenzione dal contagio di HIV
©UNICEF/HQ04-1228/Pirozzi

Stanno emergendo nuove buone pratiche per meglio proteggere e sostenere i bambini affetti da AIDS.

In Lesotho, Swaziland, Zimbabwe e Sudafrica la maggior parte dei bambini è rimasta orfana a causa dell'AIDS.

La perdita dei genitori non è l'unica vulnerabilità a cui l'AIDS espone i bambini, nei paesi a basso reddito dove si registra un'alta prevalenza dell'HIV è necessario prevedere strategie di protezione sociale per tutti i nuclei familiari a rischio.

Solo il 40% dei nuclei familiari affetti da AIDS riceve sostegno esterno quali sostegni educativi, vestiario e servizi psicosociali, in Swaziland tale percentuale scende al 30 per cento e solo all' 1 per cento in Sierra Leone.

Molto lavoro, dunque, rimane ancora da fare.

La scuola rimane la porta d'accesso principale dei bambini al sostegno sociale.
Il lavoro delle organizzazioni religiose e comunitarie rappresenta un grande aiuto in questo senso. Questi interventi tuttavia ancora non sono adeguatamente integrati all'interno dei piani nazionali di protezione sociale.
 
È necessario rafforzare il sostegno legale e finanziare adeguatamente i servizi sociali affinché possano meglio rispondere ai bisogni dei bambini affetti da AIDS.

Obiettivo della campagna: entro il 2010, raggiungere l'80% dei bambini più bisognosi d'aiuto

16/11/2009

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