Appello UNICEF: urgono fondi per la lotta a Ebola

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11/12/2014

12 dicembre 2014 - L’UNICEF ha lanciato oggi un appello per estendere nei prossimi 6 mesi l'intervento umanitario in risposta all’emergenza Ebola in Africa occidentale. 

L'appello (che sostituisce quello precedente, per 200 milioni di dollari) ammonta ora a 500 milioni di dollari. Al momento sono stati donati 125,7 milioni di dollari, pari al 24% della somma totale.

La peggiore epidemia di Ebola mai registrata sta devastando intere comunità in Africa Occidentale. L’UNICEF stima che siano 9,8 milioni i bambini e i giovani sotto i 20 anni che vivono nei tre Stati più colpiti - Guinea, Sierra Leone e Liberia. Di questi, 2,9 milioni hanno meno di 5 anni. 

Sono 10.000 i bambini che, a causa dell’Ebola, hanno perso uno o entrambi i genitori o le persone che si prendevano cura di loro. 
 
I fondi richiesti nell'appello sono necessari per consentire all’organizzazione di continuare a intervenire contro i due principali canali di contagio del virus: le carenze nell'isolamento dei pazienti e le pratiche non sicure delle cerimonie funebri tradizionali.
 
«Stiamo intensificando il nostro lavoro nel cuore delle comunità locali per contrastare l’epidemia, facilitare l’immediato isolamento dei nuovi casi, promuovere cerimonie funebri più sicure, continuare a diffondere corrette informazioni, riconoscere il virus e comprenderne i rischi» spiega Peter Salama, Coordinatore globale dell’emergenza Ebola all’UNICEF.

«Al contempo, possiamo cogliere questa opportunità per potenziare i centri sanitari di base e gli altri servizi sociali, che andranno a beneficio dei bambini e delle loro famiglie nel lungo periodo, dopo che l’Ebola sarà stata sconfitta.»

Sistemi sanitari rafforzati dopo la crisi

I fondi richiesti saranno utilizzati per:
 
  • fornire gli equipaggiamenti per la protezione personale (PPE) e altre misure fondamentali per prevenire e controllare le infezioni di Ebola
  • promuovere comportamenti sicuri. come le pratiche funerarie e l'isolamento immediato dei malati, attraverso campagne di comunicazione sociale condotte tramite media, porta a porta e con la formazione di circa 60.000 volontari locali
  • sostenere 300 Centri terapeutici comunitari, Centri di transito, Centri di osservazione e altre strutture per l’isolamento dei malati nelle aree rurali
  • garantire misure di tutela per circa 10.000 bambini rimasti orfani a causa dell'epidemia
  • mantenere o riavviare in condizioni di sicurezza i servizi sanitari ed educativi
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«Non è un caso che l’epidemia sia esplosa in tre Paesi con sistemi sanitari estremamente fragili» prosegue il responsabile UNICEF. «I servizi sanitari pubblici nei paesi colpiti dall’Ebola potrebbero uscire rafforzati da questa crisi, se si facessimo gli investimenti corretti ora e nei posti giusti – nelle strutture periferiche, a diretto contatto con le comunità che hanno più bisogno di servizi sanitari di base.»
 
«Se adesso formiamo volontari a livello locale, allestiamo strutture più vicine ai centri abitati, aiutiamo gli operatori sanitari e sociali nelle comunità, e se facciamo buon uso della collaborazione di molti sopravvissuti alla malattia (in grado di stare vicino ai malati o ai sospetti contagiati senza il rischio di contrarre il virus), possiamo non soltanto combattere Ebola ma anche porre le basi per garantire la riuscita delle campagne di vaccinazione, curare la malnutrizione, migliorare le cure prenatali e ampliare la distribuzione degli aiuti in condizioni di sicurezza.»
 
La lotta contro Ebola sta avendo un impatto anche su settori diversi da quello sanitario. Poiché le scuole sono state chiuse per ragioni di sicurezza, l’UNICEF ha sviluppato in cooperazione con i Ministeri dell’Istruzione dei paesicolpiti e con altre organizzazioni partner forme di istruzione alternativa tramite lezioni scolastiche via radio e materiali speciali per l'apprendimento autogestito.

È in corso anche un impegno in vista di un’eventuale riapertura delle scuole in condizioni di sicurezza.
 
Stiamo formando decine di migliaia di insegnanti sulle tecniche basilari per offrire sostegno psicologico agli alunni, sulle misure per la prevenzione dell’Ebola e per garantire ambienti educativi migliori e più sicuri.
 
Infine, l'UNICEF sta operando anche nei 13 Stati della regione considerati a rischio Ebola.
 
Il nostro lavoro qui consiste nel condurre campagne di informazione sanitaria, e nel predisporre piani di emergenza per affrontare qualsiasi epidemia, sviluppando protocolli per l'identificazione, il monitoraggio e la gestione di nuovi casi di contagio. 

11/12/2014

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