Yemen, 6 mesi di guerra e un prezzo troppo alto per i bambini

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01/10/2015

2 ottobre 2015 – Nello Yemen, a causa di 6 mesi di incessanti violenze, almeno 505 bambini sono morti, 702 sono rimasti feriti e 1,7 milioni sono a rischio di malnutrizione

Circa 10 milioni di bambini – l’80% della popolazione yemenita sotto i 18 anni – hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria e più di 1,4 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case.

«Ogni giorno che passa, questi bambini vedono infrangersi le loro speranze e i loro sogni per il futuro» afferma Julien Harneis, Rappresentante UNICEF in Yemen. «Le loro case, le loro scuole e comunità vengono distrutte, e le loro vite sono sempre più minacciate da malattie e malnutrizione.»

Anche prima del conflitto, la situazione nutrizionale nello Yemen era disastrosa, Il paese riesce a produrre meno del 10% del proprio fabbisogno alimentare e dipende quasi totalmente dalle importazioni alimentari. 

I combattimenti sempre più frequenti e intensi hanno provocato una situazione di insicurezza alimentare e un’impennata nel numero dei casi di malnutrizione.

Le conseguenze per i bambini sono drammatiche.

Nel 2015, il numero di bambini sotto i 5 anni a rischio di malnutrizione acuta grave (la forma di malnutrizione più pericolosa per la sopravvivenza di un bambino) è triplicato; oggi 537.000 bambini sono esposti a questo gravissimo rischio, rispetto ai 160.000 del periodo precedente al conflitto.

Quest'anno si stima inoltre che siano 1,2 milioni i bambini che soffrono di malnutrizione acuta moderata, quasi il doppio rispetto ai 690.000 di prima della crisi.

Carenza di cibo e scarso accesso ai mercati a causa del conflitto, accesso ridotto alle strutture igieniche e sanitarie e ridotte opportunità di procurarsi un reddito per il sostentamento sono le cause principali del deterioramento delle condizioni di vita della popolazione yemenita.

A queste circostanze si aggiungono mancanza di carburante, elettricità, gas, acqua e altri servizi indispensabili per far funzionare servizi pubblici e infrastrutture civili.

In questi sei mesi si sono moltiplicati gli attacchi armati contro civili e infrastrutture vitali. A partire dalla recrudescenza delle ostilità, nello scorso mese di marzo, l’UNICEF ha accertato bombardamenti o danneggiamenti di almeno 41 scuole e 61 ospedali.

Trovare acqua potabile è diventata una sfida quotidiana per la sopravvivenza, per 20,4 milioni di abitanti. Più di 15 milioni sono quelli che non hanno più accesso a cure sanitarie di base e almeno 1,8 milioni di bambini hanno interrotto il percorso scolastico a causa della chiusura delle scuole ,

In queste spaventose condizioni, l’UNICEF e le organizzazioni partner sono state al centro della risposta umanitaria sin dall'inizio della crisi, garantendo acqua potabile, servizi igienici, istruzione, servizi per la protezione dei bambini e trattamenti contro malnutrizione, diarrea, morbillo e polmonite.

L’UNICEF e i suoi partner hanno garantito l'accesso ad acqua potabile a 3 milioni di abitanti, mentre i team sanitari mobili hanno contribuito a distribuire vaccini contro morbillo e polio a oltre 5 milioni di bambini.

Grazie all'UNICEF 93.500 bambini sono stati curati e salvati dalla morte per malnutrizione acuta grave. E ben 520.000 alunni hanno potuto dare gli esami scolastici dopo mesi di blocco.

Abbiamo prestato assistenza psicologica a 240.000 minori traumatizzati dagli orrori del conflitto e svolto attività di informazione sui pericoli delle mine e degli ordigni inesplosi che hanno raggiunto 360.000 tra bambini e adulti. 

01/10/2015

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