Istruzione: in 10 anni quasi nessun progresso

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04/09/2017

6 settembre 2017 – Negli ultimi 10 anni la percentuale di bambini e giovani tra i 6 e i 15 anni che non vanno a scuola è diminuita: oggi l’11,5 % dei bambini in età scolare – pari a 123 milioninon frequenta la scuola, nel 2007 erano il 12,8% - ovvero 135 milioni.
 
I bambini che vivono nei paesi più poveri del mondo e nelle zone di conflitto sono colpiti in maniera sproporzionata.
 
Dei 123 milioni di bambini che non frequentano le scuole, il 40% vive nei paesi meno sviluppati e il 20% in zone di conflitto
 
Le guerre continuano a minacciare – e a invertire – i progressi fatti nel settore dell’istruzione.
 
I conflitti in Iraq e Siria si sono tradotti in altri 3,4 milioni di bambini che non seguono percorsi scolastici, portando il numero dei bambini fuori dalle scuole in Medio Oriente e in Nord Africa ai livelli del 2007 con circa 16 milioni di bambini.
 
A livello globale, il 75% dei bambini in età da scuola primaria e secondaria inferiore che non frequentano la scuola si trova in Africa sub sahariana e Asia del Sud – dove ci sono alti livelli di povertà, rapido aumento della popolazione e ricorrenti emergenze.
 
Alcuni progressi però sono stati fatti. L’Etiopia e la Nigeria, che sono tra i paesi più poveri del mondo, negli ultimi 10 anni hanno fatto i più grandi progressi nel tasso di iscrizione a scuola dei bambini in età da scuola primaria con un aumento, rispettivamente, di oltre il 15% e di circa il 19%.
 
Secondo l’UNICEF, i diffusi livelli di povertà, i conflitti protratti nel tempo e le emergenze umanitarie complesse hanno causato l’arresto di questo tasso, che necessita di maggiori investimenti per rispondere alle cause che tengono i bambini vulnerabili fuori dalle scuole.
 
«Gli investimenti mirati a far crescere il numero di scuole e insegnanti per far fronte alla crescita della popolazione non sono sufficienti.

Questo approccio tradizionale non riporterà i bambini più vulnerabili a scuola – e non li aiuterà a sviluppare il proprio pieno potenziale – se continueranno ad essere intrappolati in povertà, deprivazione e insicurezza,» ha dichiarato Jo Bourne, Responsabile UNICEF per l’Istruzione.
 
«I governi e la comunità globale devono focalizzare i loro investimenti sull’eliminazione di fattori che in primo luogo non consentono ai bambini di andare a scuola, dovrebbero inoltre rendere le scuole sicure e migliorare insegnamento e apprendimento.»
 
La mancanza di fondi per l’istruzione nelle emergenze sta colpendo l’accesso alle scuole dei bambini che vivono in situazioni di conflitto.
 
In media, meno del 2,7% degli appelli umanitari a livello globale sono dedicati all’istruzione.
 
Nei primi 6 mesi del 2017, l’UNICEF ha ricevuto soltanto il 12% dei fondi richiesti per garantire istruzione ai bambini che vivono in situazioni di crisi.
 
Sono necessari più fondi per rispondere al numero crescente e alla complessità delle crisi e per dare ai bambini la stabilità e le opportunità di cui hanno bisogno.
 
«Imparare garantisce ai bambini colpiti dalle emergenze un aiuto nel breve periodo, e nel lungo periodo rappresenta un investimento cruciale per lo sviluppo delle loro società.
 
Ma gli investimenti nell’istruzione non rispondono alla realtà di un mondo instabile.
 
Per rispondervi, è necessario che ci siano fondi per l’istruzione nelle emergenze maggiori e meglio pianificati,» ha concluso Bourne.

04/09/2017

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