Emergenza umanitaria in Repubblica Democratica del Congo

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31/08/2009

 

Aggiornamento al 27 marzo 2009

 
Aggiornamento sull'emergenza in Repubblica Democratica del Congo

Nella Repubblica Democratica del Congo si consuma una delle più gravi crisi umanitarie al mondo, con povertà e guerra civile che hanno causato, dal 1998 a oggi, 5 milioni di morti, il bilancio più sanguinoso dalla Seconda guerra mondiale. La quasi totalità delle vittime sono civili, la metà delle quali bambini, che costituiscono oltre il 50% della popolazione congolese: se negli anni molti sono morti a causa dei combattimenti, un numero certamente maggiore è deceduto per fame, malattie, mancanza d'acqua potabile e d'ogni tipo d'assistenza medica e sociale.

Nonostante le regioni centrali e occidentali abbiano raggiunto una certa stabilità dopo le elezioni del 2006, il susseguirsi di conflitti localizzati e a intensità variabile - come quello gravissimo ora in atto nel Nord Kivu, nell'est del paese - insieme allo scoppio ricorrente di epidemie gravissime, alla malnutrizione infantile e ad una generale situazione di povertà ed insicurezza continuano a porre quotidianamente a rischio la vita di centinaia di migliaia di bambini.

Negli ultimi 4 mesi, oltre 252.000 persone sono rimaste sfollate - più di 1,3 milioni dall'inizio della crisi, nel novembre/dicembre 2006, tra le province di Nord Kivu, Sud Kivu e Orientale - a causa del conflitto nell'est del Congo, che si caratterizza sempre di più come una guerra contro i civili. Decine di migliaia di persone sono state costrette alla fuga in Uganda e Sud Sudan; l'esercito regolare che dovrebbe difenderle si abbandona spesso a razzie e violenze; in tutta la regione nordorientale del Congo migliaia di civili restano intrappolati negli scontri tra ribelli, eserciti e milizie locali.

L'arresto in Ruanda dell'ex generale ribelle Laurent Nkunda, lo scorso 22 gennaio, e l'offensiva congiunta lanciata il 20 gennaio da esercito congolese e ruandese contro FDLR e milizie Interhamwe - i ribelli hutu ruandesi entrati in Congo dopo il genocidio del '94 in Ruanda, tra i principali fattori d'instabilità nell'est del Congo - creano nuovi scenari per la crisi umanitaria nel Nord Kivu: se l'arresto di Nkunda potrebbe condurre, nel prossimo futuro, ad una stabilizzazione della regione, nell'immediato l'improvviso dispiegamento di truppe ruandesi presso Goma e nel territorio di Rutshuru, senza coordinamento alcuno con i caschi blu della MONUC, pone nuovi e gravi rischi per la popolazione civile e fa temere nel breve e medio periodo lo sfollamento di oltre 650.000 persone.

Parallelamente, la situazione umanitaria si presenta in drammatico deterioramento nella provincia dell'Orientale, nel nordest del Paese, dove i continui attacchi dei ribelli ugandesi dell'LRA hanno fatto nelle ultime settimane più morti che non 6 mesi di guerra nel Nord Kivu: dall'inizio degli attacchi indiscriminati contro villaggi congolesi, a metà settembre, l'LRA ha provocato la morte di oltre 900 persone, 700 delle quali uccise dalla fine di dicembre, spesso in modo brutale.

Il 26 gennaio 2009 si aperto alla Corte penale internazionale il primo processo della storia in cui il capo d'accusa è l'arruolamento di bambini sotto i 15 anni, intentato contro Thomas Lubanga, ex capo dei ribelli del FPLC, attivi nei primi anni del 2000 in Ituri, provincia dell'Orientale, nell'est del Congo. Lubanga è accusato di crimini di guerra per aver arruolato e utilizzato bambini in combattimento tra il 2002 e il 2003.

 
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31/08/2009

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