Bambini e guerra: l'azione dell'UNICEF

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15/11/2009

L'UNICEF opera per rispondere ai bisogni specifici e ai diritti dei bambini e delle bambine vittime dei conflitti armati, promuovendo interventi immediati e a lungo termine di sostegno psico-sociale, educativo, e di formazione professionale.
 
Promuove la ratifica del Protocollo facoltativo sui bambini coinvolti in conflitti armati sostiene il disarmo, la smobilitazione e i programmi di reinserimento per i bambini utilizzati da eserciti e gruppi armati e i programmi per proteggere i bambini dalla violenza, in particolare dalla violenza sessuale che ha come obiettivo le ragazze.

Dalla metà degli anni '80, l'UNICEF ha svolto un ruolo fondamentale nel sostenere e garantire la liberazione dei bambini da eserciti e da altri gruppi armati in paesi in conflitto di tutto il mondo, come Afghanistan, Angola, Burundi, Colombia, Repubblica democratica del Congo, Guinea-Bissau, Liberia, Mozambico, Ruanda, Sierra Leone, Somalia, Sri Lanka, Sudan e Uganda.
 

Alcuni esempi

Repubblica Democratica del Congo

Dal 2004 nella Repubblica Democratica del Congo più di 30.000 bambini soldato sono stati smobilitati e reintegrati grazie agli interventi dell'UNICEF e delle partner, tra cui Save the children, COOPI, AVSI, Don Bosco e varie locali.
 
Nel 2007 l'UNICEF ha contribuito alla smobilitazione di 12.685 bambini (prevalentemente nell'est del paese) e all'inserimento di 5.919 in attività socio-ricreative, di recupero psicosociale, istruzione informale e formazione lavoro.
 
Nel 2008 i bambini smobilitati grazie all'UNICEF e alle Ong partner sono stati 4.567, cui si aggiungono circa 500 bambini smobilitati nei primi 3 mesi del 2009.
 
Nel 2009 l'UNICEF prevede di reintegrare 3.500 bambini tuttora associati a gruppi armati e garantire servizi di protezione, ricongiungimento familiare e reinserimento per 8.000 ex bambini soldato già smobilitati.

Sono stati creati centri d'emergenza per i bambini rimasti separati dai genitori; nel 2008 l'UNICEF e le Ong partner hanno individuato 1.689 bambini rimasti soli, di cui 813 ricongiunti alle famiglie grazie a interventi di registrazione, ricerca e ricongiungimento familiare e 1.473 collocati in famiglie d'accoglienza. Oltre 44.000 bambini sfollati partecipano regolarmente ad attività socio-ricreative e per l'istruzione nei 20 spazi a misura di bambino allestiti dall'UNICEF in vari campi sfollati del Nord Kivu, ricevendo protezione, servizi di ricongiungimento familiare, opportunità di apprendimento e sostegno psicosociale. Nel corso del 2009, l'UNICEF programma di fornire assistenza psicosociale e servizi di ricongiungimento familiare a 2.000 bambini sfollati o separati dai genitori e organizzare tramite Spazi a misura di bambino, attività socio-ricreative e d' istruzione informale per 30.000 bambini sfollati.
 
Dal 2002 l'UNICEF Italia è tra i principali sostenitori dei programmi UNICEF in Congo per la protezione dei bambini a rischio, con una media di 600.000 euro l'anno raccolti dai donatori.

La Cooperazione Italiana allo sviluppo ha destinato contributi di emergenza all'UNICEF per la crisi nell'est del Congo per 645.000 euro nel 2008, cui si sono aggiunti altri 322.000 euro nei primi mesi del 2009.

Colombia

In Colombia, l'UNICEF ha promosso attività per prevenire il reclutamento dei bambini e degli adolescenti, specialmente nelle comunità indigene e nelle fasce della popolazione ad alti tassi di violenza generata dai gruppi armati illegali, e ha sostenuto strategie per la reintegrazione e la protezione degli adolescenti smobilitati.
 
Nel 2008, l'UNICEF ha realizzato programmi dedicati alla prevenzione del reclutamento dei minori nei 18 dipartimenti più colpiti, a beneficio di 57.798 bambini e adolescenti. Dal lancio del programma, 258 dei 529 bambini smobilitati (il 48%) hanno beneficiato della sistemazione in "Hogares Gestores" (famiglie affidatarie) (30% maschi, 70% femmine). L'UNICEF ha sostenuto la creazione, attraverso l'Istituto Colombiano per il Benessere della Famiglia (ICBF), di otto unità dipartimentali per l'assistenza dei bambini smobilitati. Una Task Force è stata costituita, in accordo con il governo colombiano, per monitorare il reclutamento dei bambini e le altre gravi violazioni dei diritti umani previste nella Risoluzione 1612 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. 
 

Sudan

In Sudan l'UNICEF opera sia al Sud che al Nord del paese, con una particolare attenzione alla protezione dei bambini a rischio a causa dei postumi della guerra al Sud e del conflitto in corso in Darfur. I programmi di smobilitazione e reintegrazione dei bambini ex soldato in Sud Sudan, avviati sin dagli anni '90, hanno dato ottimi risultati, mentre al Nord il conflitto in corso rende necessaria una costante azione di monitoraggio e prevenzione dei nuovi arruolamenti.
 
Dal 2001 con l'aiuto dell'UNICEF oltre 20.000 bambini soldato sono tornati sui banchi di scuola e alla vita civile.
 
L'UNICEF e le partner attuano percorsi di smobilitazione e reintegrazione familiare e sociale, con attività volte alla produzione di reddito per le famiglie e sostegno concreto per il recupero scolastico e la formazione professionale.

Nel 2008, 373 ex bambini soldato hanno ricevuto assistenza per il reinserimento sociale; altri 166 sono stati reinseriti nella scuola primaria e 31 in corsi di formazione lavoro in tutto il Nord Sudan, Darfur compreso. Per prevenire l'arruolamento di bambini, l'UNICEF cerca di coinvolgere bambini e adolescenti dei campi sfollati in attività che promuovano sia la loro integrazione nella vita comunitaria sia l'autostima: oggi sono 37 le organizzazioni giovanili nei campi sfollati, alle cui attività partecipano migliaia di adolescenti. Molti ex bambini soldato oggi sono insegnanti od operatori umanitari, e lavorano al recupero di altri ragazzi.

Si lavora anche alla formazione delle autorità locali: polizia, giudici, amministratori, per approfondire conoscenza e utilizzo sia della normativa nazionale in materia di giustizia minorile (come il Child Act del 2008) sia di quella internazionale sui diritti umani.

Negli ultimi 4 anni l'UNICEF Italia ha raccolto dai donatori e inviato per i bambini vittime della guerra in Sudan (Sud e Darfur) una media di 1,5 milioni di euro l'anno. 
 

Territorio palestinese occupato

Nel Territorio Palestinese Occupato l'ultimo conflitto, che ha fatto a Gaza oltre 410 morti tra i bambini, ha lasciato una pesante eredità di traumi psicologici, disturbi del comportamento, sfiducia e terrore nei piccoli palestinesi. Gli adolescenti costituiscono un gruppo particolarmente a rischio: nel 2008 il 74% dei bambini uccisi in guerra avevano tra 13 e 17 anni; 2 ragazzi su 3 non dispongono di spazi sicuri per giocare e interagire con i coetanei, e in particolar modo le ragazzine hanno pochissime opportunità.
 
L'impatto sul rendimento scolastico è allarmante, in una popolazione che un tempo vantava il maggiore livello di istruzione del Medio Oriente: nel 2008 un test preliminare di Arabo, Matematica, Scienze e Inglese su 8.000 bambini della sesta classe è stato superato solo dal 20%.

L'UNICEF opera nel TPO con programmi di aiuti sanitari e nutrizionali, per forniture idriche e risanamento ambientale, e per l'istruzione, la protezione dei bambini a rischio e l'assistenza psicosociale alle vittime di traumi e violenze. Sono stati creati, in partnership con palestinesi, 14 team di professionisti nell'assistenza psicosociale, che affiancano i gruppi di sostegno tra coetanei e vengono mobilitati in tutte le situazioni di emergenza, offrendo servizi di assistenza e terapia di cui hanno beneficiato, nel 2008, 64.475 bambini e adolescenti e 10.000 tra genitori e familiari.

Inoltre, col sostegno diretto dell'UNICEF Italia (800.000 euro l'anno in media negli ultimi anni) l'UNICEF TPO, oltre a sostenere gli interventi di emergenza, ha avviato un programma per offrire a ragazzi e ragazze palestinesi opportunità sicure e strutturate di gioco e apprendimento attivo, per ricostruire la loro infanzia e la speranza nel futuro.
 
In cooperazione con comunità, scuole e centri giovanili già esistenti, in 8 distretti (Gaza Nord, Gaza City, Deir Al Balah, Khan Younis, Hebron, Ramallah, Nablus e Jenin) 30.000 tra gli/le adolescenti più a rischio verranno coinvolti in attività strutturate che permettano loro di imparare e partecipare in maniera positiva alla vita delle comunità, di giocare in spazi protetti e apprendere in maniera attiva anche al di fuori della scuola recuperando i ritardi scolastici.

15/11/2009

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