Indonesia: lo sport come strumento di equità

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21/03/2011

L'autrice di questa storia dal campo, Alessandra Ficarra, ha partecipato a un programma di volontariato della durata di sei mesi in Indonesia. Ha collaborato con l'UNICEF Indonesia nel settore emergenza, prevenzione ed educazione sull'HIV/AIDS.

Jakarta, Senayan, 8 novembre 2010

di Alessandra Ficarra

È una giornata nuvolosa, il sole è completamente coperto da un cielo grigio perla. Il campo di calcio non è uno di quelli professionali, nè il pubblico ha molti posti su cui poter sedere.

Minacce di pioggia e un campo tutt’altro che professionale non riescono comunque a scoraggiare tutti i bambini che adesso stanno correndo in campo, inseguendo e calciando la palla.

Sono i giovani atleti dell’APSSO, le Olimpiadi asiatiche delle scuole primarie (ASEAN Primary School Sports Olympiad). Guardando la loro partita di calcio, che scorre così fluida e senza problemi, nessuno direbbe che i ragazzini provengono da nazioni diverse e parlano lingue diverse.
 
Contemporaneamente, in un altro campo di calcio, si sta giocando una partita “più semplice”: la misura del campo è più piccola rispetto alla normale, il numero dei giocatori è solo 5 per ogni squadra, e la durata di una ripresa è di soli 5 minuti per ogni metà partita.

Tuttavia, è proprio questo “calcio in miniatura” che ottiene la folla di spettatori curiosi più numerosa: sempre più persone si stanno avvicinando a questo piccolo campo di calcio, dove giocatori come Zulkarnain, da Singapore, Sudirman, dall’Indonesia e Thanapoom, dalla Tailandia, stanno giocando insieme ad altri atleti come Kemal e Ali, del SOINA, le Olimpiadi speciali indonesiane (Special Olympics Indonesia), l’organizzazione indonesiana accreditata dalla SOI, le Olimpiadi Speciali Internazionali (Special Olympics International).
 

Kemal e Ali – come la maggior parte dei bambini coinvolti in questa partita di calcio - sono persone nate con disabilità intellettuali. Grazie a SOINA - che mira a migliorare le abilità e le capacità delle persone nate con difficoltà fisiche e mentali attraverso l’allenamento sportivo, il gioco di squadra e la competizione - adesso possono mettere a frutto le loro capacità e alimentare la loro fiducia personale.
 
“Hanno tutti quanti la stessa possibiltà, lo stesso spazio e lo stesso tempo per fare la stessa cosa” –Spiega Pak (signore, in indonesiano) Ahwani, direttore del centro di allenamento del PSSI, l’associazione di calcio indonesiana. -“Io, personalmente, non noto nessuna differenza.”

È vero. Non c’è nessuna differenza tra Sudirman, l’atleta indonesiano dell’APPSO che ha appena segnato un goal, e Agus, il portiere del SOINA della squadra avversaria che non è riuscito a prendere la palla ma ha reagito con un sorriso.
 
“Mi diverto a giocare con loro... giocano bene”, dice Zulkarnain, da Singapore, 13 anni. E “divertimento” è anche quello che può essere facilmente letto nei sorrisi e negli occhi di Agus, Kemal, Ali, che, nonostante le loro difficoltà comunicative, non hanno oggi nessun problema a capirsi l’un l’altro con i loro nuovi compagni di partita, inseguendo la stessa palla e mirando alla stessa rete.

“Credo che, oltre ad incoraggiare la sportività, il calcio possa anche rompere le barriere politiche” -dice Pak Suyanto, direttore generale dell’educazione primaria e secondaria e Ministro dell’Educazione Nazionale -“Basta guardarli: stanno tutti giocando, felici. È un processo molto positive che dovrebbe essere insegnato sin dall’infanzia.”

Ma oggi il calcio non è riuscito a rompere solo le barriere politiche: oggi ha superato anche le barriere tra bambini e ragazzini di diverse abilità, avvicinando più persone verso un’unica amicizia.

Questa partita fa parte di una serie di attività organizzate all’interno del lancio del “Programma di Inspirazione Nazionale Indonesiana”, un programma ufficiale ed internazionale delle Olimpiadi mondiali che si terranno a Londra nel 2012.

Questo programma di “Inspirazione Nazionale” viene condotto dal Ministro dell’Educazione Nazionale e dal Ministro della Gioventù e dello Sport in cooperazione con il Comitato Olimpico Nazionale, il Comitato Para-olimpico nazionale e con il supporto dell'UNICEF e del Consiglio Britannico.

“In questo modo si manifesta una comprensione reciproca, così che i bambini con “abilità normali” rispetteranno i bambini con “bisogni speciali”; ed i bambini con i “bisogni speciali” possono partecipare ad un evento in cui poter finalmente dimostrare le loro capacità.”- Spiega Pak Iskandar Za, direttore esecutivo del SOINA, indicando al piccolo campo di calcio: non solo gli atleti direttamente coinvolti nel gioco, ma anche gli spettatori che fanno il tifo sembrano entusiasti, guardando questa insolita ma straordinaria partita di calcio.

Quando la partita si conclude, tutti gli atleti si riposano insieme sedendo sull’erba. Sorridono e ridono, ricordandosi a vicenda i momenti più divertenti della partita.

Chiedendogli chi è il loro giocatore preferito, si ha un’ulteriore conferma che davvero non c’è nessuna differenza tra loro, visto che tutti rispondono “Ronaldo”! Forse sono nati con differenti abilità, ma sono tutti uniti dalla stessa passione e dagli stessi sogni.

Calcio. Un gioco semplice, comune, popolare. Forse il più popolare che esista. Oggi, tuttavia, è diventato un forte strumento per raggiungere ed insegnare i valori dell’inclusione, della dignità, della tolleranza e del rispetto per la diversità.

È riuscito a mettere insieme adulti e bambini, persone con culture diverse, lingue diverse, diverse condizioni fisiche e mentali. E l’ha fatto in maniera semplice e divertente, come semplice e divertente dovrebbe essere la crescita di ogni bambino. 

21/03/2011

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