Etiopia, il nuovo vaccino che sconfiggerà la polmonite

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03/01/2012

Vogliamo Zero!

Il piccolo Kedir Mudi, di un anno, gioca con la mamma, Alemnesh Gerefa, nella sala d'aspetto dell'ambulatorio di Derer Ebija, un villaggio rurale nell'Oromia, una regione dell'Etiopia centro-meridionale.


Soltanto tre mesi fa Kedir era venuto qui quasi in fin di vita. «Ero disperata, pensavo che sarebbe morto nelle mie braccia da un momento all'altro» rivela Alemnesh. 

A salvarlo fu la precisa diagnosi di polmonite, effettuata da un operatore sanitario che aveva seguito il corso di formazione dell'UNICEF finalizzato a riconoscere e  gestire i sintomi non sempre facili da decifrare di questa pericolosissima infezione.

Oggi Kedir è nuovamente all'ambulatorio del villaggio, per ricevere il vaccino trivalente che lo proteggerà da polmonite, meningite e sepsi. Il vaccino è arrivato al dispensario del villaggio soltanto 2 settimane fa.
 

Il killer numero uno 

In Etiopia, dal 2005 a oggi il tasso di mortalità infantile (0-5 anni) è sceso da 123 a 88 decessi per mille nati vivi.
 
A determinare questo successo sono stati alcuni interventi efficaci di prevenzione: la diffusione delle zanzariere impregnate di insetticida per scongiurare la malaria, la pratica igienica del lavaggio corretto delle mani con sapone, utilissima per prevenire infezioni e diarrea, e naturalmente la formazione di operatori di villaggio per riconoscere tempestivamente i sintomi della polmonite e della malnutrizione acuta.

Ora, l'arrivo del vaccino anti-pneumococco promette di dare un ulteriore contributo al calo della mortalità infantile e a salvare molte altre vite umane.

«La polmonite causa il 28% dei decessi nei bambini sotto i 5 anni» spiega Tedros Adhanom, Ministro della Sanità del Paese africano. Il vaccino è stato inserito nelle politiche sanitarie nazionali il 16 ottobre 2011, grazie al contributo della GAVI, l'Alleanza Globale per i Vaccini e l'Immunizzazione, di cui UNICEF e Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono tra i principali promotori.

«L'anti-pneumococco è il nostro vaccino di punta, e l'Etiopia è il paese più grande in cui lo abbiamo lanciato» riferisce Daniel Thornton, della GAVI. «La polmonite uccide più bambini di qualsiasi altra malattia, nel mondo. Ogni anno, nella sola Etiopia, miete almeno 100.000 vite! Stimiamo che la diffusione del vaccino possa salvare oltre 50.000 vite all'anno in questo paese.»
 

Una giornata di vaccinazioni

Oggi Belainesh Arersa e Shawaye Berhanu, operatrici sanitarie aggiunte, si preparano per la sessione bisettimanale di vaccinazioni all'ambulatorio di Derer Ebija.

«La polmonite colpisce molti bambini in questa zona» ci dice Belainesh. «Le madri sono costrette a smettere di lavorare per fare avanti e indietro dall'ospedale, dove il loro bambino viene ricoverato. Adesso, grazie al vaccino, molti bambini non moriranno e molte madri non dovranno più fare continui ed estenuanti viaggi dal villaggio all'ospedale.»

Nella sala d'aspetto ci sono moltissime persone. 

«È normale» prosegue Belainesh. «Vengono in tanti perché c'è il nuovo vaccino, che si aggiunge a quelli già esistenti e che somministriamo durante le sessioni di immunizzazione, due volte al mese.»

Temam Ahmed è un contadino, uno dei pochi padri che sosta nella sala. Ha portato qui Hamid, il suo figlio di 9 mesi, facendo oltre 20 chilometri di strada.
 
Temam ha sofferto recentemente di polmonite, e tiene moltissimo a risparmiare a suo figlio quella sofferenza. «La sua salute è più importante del mio lavoro nei campi».
 

Un passo in più verso "zero mortalità"

«Con l'introduzione del vaccino anti-pneumococco abbiamo aggiunto un'arma potente al nostro arsenale per la lotta alla mortalità infantile» aggiunge Ted Chaiban, Rappresentante dell'UNICEF in Etiopia.

Il vaccino si affianca agli antibiotici per via orale, già a disposizione per la cura della polmonite. Presto anche operatrici come Belainesh e Shawaye potranno usare entrambi, intervenendo perciò sia a livello di prevenzione che di terapia.

«Grazie al vaccino, prosegue il nostro cammino per portare a zero il numero di bambini che perde la vita per colpa di malattie che possono essere prevenute» conclude Chaiban.
 
 

03/01/2012

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