Crisi e povertà minorile in Europa: perché dobbiamo investire nell'infanzia

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29/05/2012

30 maggio 2012 - Il futuro a lungo termine dei cittadini più giovani d'Europa rischia di restare ai margini, nel momento in cui i governi si dibattono per rimanere a galla nella tempesta economica che infuria. La pressione della crisi finanziaria sta costringendo alcuni Stati a mettere da parte gli obiettivi del lungo periodo, e con essi le prospettive delle giovani generazioni.

Ben 30 milioni di bambini vivono già in condizioni di povertà. Non stiamo parlando dell'Africa, ma del nostro mondo industrializzato, dove il 15% dei 200 milioni di giovani oggetto di questa indagine sopravvivono al di sotto della soglia di povertà, e molti altri rischiano di scivolarvi.

La Grecia a rischio default, il debito spagnolo, gli scricchiolii nell'Eurozona - tutto ciò significa ben poco per un bambino di 10 anni. Ma i tagli alla spesa pubblica e le politiche di austerità hanno un impatto ben duro e concreto sui bambini appartenenti alle famiglie meno abbienti.

È difficile dire quanto profonda e duratura sarà la crisi finanziaria in corso. Tuttavia, è fuor di dubbio che continueremo a vederne gli effetti negli anni a venire. Quanto a lungo, dipenderà tanto dalla crisi stessa quanto dalle politiche che sapremo intraprendere per salvaguardare i diritti dei bambini e degli adolescenti.

Le politiche fanno la differenza

Lo studio "Report Card 10: Misurare la povertà tra i bambini e gli adolescenti" reso pubblico il 29 maggio 2012 e curato dell'Ufficio di Ricerca dell'UNICEF (IRC) con sede a Firenze, esamina la povertà e le diverse forme di deprivazione dei bambini nei Paesi industrializzati, facendone un'analisi comparativa e una graduatoria.
 
Ne emerge che la povertà minorile non è affatto un dato inevitabile, ma dipende dalle politiche adottate, e che alcuni Stati stanno facendo molto meglio di altri per proteggere i loro cittadini più vulnerabili - i bambini.

Prendiamo ad esempio Svezia e Belgio. Hanno livelli di sviluppo economico e reddito pro capite analoghi, eppure mentre soltanto l'1,4% dei bambini svedesi è considerato privo di beni e servizi essenziali, questa quota sale a 9,1% tra i coetanei belgi.

Allo stesso modo, notiamo come Irlanda e Paesi Bassi facciano registrare un tasso di deprivazione infantile inferiore al 5%, oltre la metà rispetto a quello delle più ricche Francia e Italia!

Va sottolineato che i dati di qusto rapporto sono stati raccolti nel 2009 (sono i più recenti disponibili per un'analisi comparativa), dunque riflettono i risultati delle decisioni prese dai Governi prima della crisi attuale. Se pensiamo che da allora si sono susseguiti tre anni di crisi economica o addirittura di recessione, non abbiamo di che essere ottimisti per le prossime rilevazioni.
 

Un'opinione pubblica più informata per valutare le scelte dei governi

Per queste ragioni abbiamo di fronte due imperativi, ben collegati tra loro. In primo luogo, i Governi devono guidare la politica in modo che siano tutelati il futuro a lungo termine sia dell'economia che dei bambini. In secondo luogo, per orientarsi a questo obiettivo occorre che si sforzino di produrre dati sulla povertà minorile molto più tempestivi e accurati di quelli raccolti finora.

Infatti, se i politici e gli elettori avessero un'immagine più distinta delle prospettive dei loro figli, diventerebbe molto più arduo difendere politiche di breve respiro che vanno a scapito di coloro che non hanno voce in capitolo sul proprio avvenire. Se l'opinione pubblica disponesse di dati e informazioni adeguate, i governi si guarderebbero bene dal prendere decisioni che non tengano conto delle conseguenze di lungo periodo per le generazioni future.

Considerata la gravità della crisi europea, è chiaro che occorra un'azione urgente per risollevare le economie nazionali dall'orlo del precipizio. L'UNICEF ritiene tuttavia che questo non debba essere fatto a discapito delle opportunità presenti e future dei bambini oppure tagliando la protezione sociale per le famiglie povere. I governi dovrebbero calcolare l'impatto sulle famiglie con bambini di ogni misura che intendono adottare.
 

Ricette per il futuro: istruzione e formazione

Il rischio è che la povertà e l'esclusione sociale che milioni di bambini sperimentano oggi si prolunghi nella loro età adulta. E quando parliamo di "età adulta" teniamo conto che, secondo le stime demografiche, un quarto degli Europei che oggi hanno meno di 16 anni vivrà 100 e persino più anni!

In un mercato del lavoro rigido, con tassi di disoccupazione record in parecchi Stati, è indispensabile che i governi investano in sistemi educativi di qualità e nella formazione, per risalire la china e favorire l'occupazione futura.

La disoccupazione fa male all'economia, ed è una tragedia per i giovani che la vivono. Eppure, in tutta l'Unione Europea, assistiamo a drastici tagli nella spesa sociale.

L'UNICEF ritiene che la prevenzione della povertà minorile e dell'esclusione sociale debba essere il cuore dell'azione politica, e che sia possibile emergere dall'impasse attuale grazie a un pacchetto di politiche che pensino al futuro dei nostri figli e al rilancio dell'economia. Occorre sostenere l'istruzione e l'occupazione, e misure protettive per i bambini e per le famiglie bisognose.

Nei decenni scorsi i Paesi europei si sono distinti per il loro sostegno ai cittadini più vulnerabili. Oggi hanno di fronte una nuova sfida.
 
 
(Gordon Alexander, direttore dell'Ufficio di Ricerca dell'UNICEF) 

29/05/2012

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