Alessandra Mastronardi con l'UNICEF in Sierra Leone, la ''terra dei grandi sorrisi'' - 1

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27/06/2012

Alessandra Mastronardi, attrice e testimonial dell'UNICEF, racconta la sua missione in Sierra Leone, realizzata tra fine maggio e inizio giugno 2012 per visitare i progetti di prevenzione della mortalità materna e infantile.
 
Oltre a lei hanno fatto parte della delegazione Vanessa Bozzacchi (ufficio stampa e public relations dell'attrice), Sara Vaggi (Communication officer dell'UNICEF Sierra Leone), Andrea Iacomini (portavoce UNICEF Italia) e Alessandro Pizzi (fotografo).
 
Testo raccolto da Andrea Iacomini. Fotografie di Alessandro Pizzi per ©UNICEF Italia/2012

 
Aeroporto di Freetown (Sierra Leone), 5 giugno 2012 – Accendo il pc dopo giorni. Spero che la batteria non mi abbandoni sul più bello, non avrei la possibilità della corrente elettrica in questo aeroporto…Fuori diluvia, la stagione delle piogge è oramai alle porte.
 
Sono stanca, molto stanca, felice, nervosa, emozionata, vorrei urlare….troppe le sensazioni che percorrono la mia mente in questo momento…Calmati Ale, chiudi gli occhi, riavvolgi il nastro e ricomincia...

©UNICEF Italia/2012/Alessandro Pizzi

©UNICEF Italia/2012/Alessandro Pizzi


Freetown, 29 maggio 2012 - È mattino presto, non riesco a dormire. Fuori non sento più i rumori della città. La valigia ancora tutta da disfare fa il paio con il piccolo zainetto che porto sempre con me nei lunghi viaggi di lavoro e che ho senza troppa attenzione lasciato all’ingresso.
 
a stanza è molto fredda, troppo, ma solo con temperature così basse si lotta contro le zanzare. Fuori dalla finestra osservo una lunga distesa di piante verdissime e lamiere, case coloniali semidistrutte e piccoli corsi d’acqua che si allungano verso il mare, l’oceano Atlantico, che bagna la costa di sabbia bianca il cui profilo irregolare è disegnato da un alternarsi di palme e arbusti verdi di ogni tipo. C’è una luce fioca che riesce a mala pena ad accendere l’alba di un nuovo giorno, qui, in Africa Occidentale, in Sierra Leone

Sono arrivata a Freetown dopo un lungo viaggio in aereo, sospesa tra mille pensieri e riflessioni, riposando un pò, con tanta curiosità e mille domande su un luogo mai visto prima. “Welcome to Sierra Leone the land of big smiles” recita un cartello appeso all’ingresso del ritiro bagagli. 

©UNICEF Italia/2012/Alessandro Pizzi

©UNICEF Italia/2012/Alessandro Pizzi


C’è una calca tremenda ma l’UNICEF fa letteralmente prelevare la nostra delegazione e portare all’imbarco del motoscafo non prima di aver preso un piccolo pulmino anni ‘70, di quelli visti nel film “Little Miss Sunshine”: tendine bianche, aria condizionata alta, musica afro ad alto volume, sedili a scatto, valigie ammassate.
 
Intorno osservo tanta gente per strada, è buio, ma si vedono qua e là tante piccole baracche con i tetti di lamiera, fuori dalle quali le persone vendono di tutto; ci sono vecchi cartelli della Coca Cola e un proliferare di manifesti old style che inneggiano slogan di ogni tipo, poi le immancabili insegne delle compagnie telefoniche, le uniche a prima vista ben visibili e non usurate dagli anni. 

La barca ci porta nella sponda opposta di Freetown, lunga attesa per i bagagli, come anche all’aeroporto, dove ho ancora in mente il caldo, gli odori, le zanzare e le tante persone che ti tirano da una parte all’altra per venderti qualsiasi cosa. Sono arrivata in Africa.

(Alessandra Mastronardi - continua)


27/06/2012

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