Suicidio di un bambino afghano in un centro per rifugiati in Austria

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21/11/2017

21 novembre 2017 – Il recente suicidio di un ragazzo afghano di 11 anni in un centro per rifugiati in Austria ci ricorda tragicamente che le autorità europee devono rivolgere maggiore attenzione al grave stress psicologico e sociale che affrontano migliaia di bambini rifugiati e migranti.
 
I bambini che fuggono dalle guerre e che vengono sradicati dalla loro terra affrontano già per queste ragioni elevati livelli di trauma.
 
Non sapere cosa il futuro riservi loro provoca ulteriori preoccupazioni e stress emotivo. Per alcuni di essi, tutto questo è semplicemente troppo da sopportare.
 
Non conosciamo il numero esatto degli atti di suicidio fra i bambini rifugiati in Europa, ma ci sono stati segnalati casi preoccupanti di bambini, in particolare provenienti dall'Afghanistan, che pongono fine alla propria vita mentre aspettano risposte alle loro richieste di asilo o di ricongiungimento familiare in un altro paese europeo.
 
È cruciale che questi bambini ricevano assistenza tempestiva e di qualità, che abbiano aiuto da tutori e operatori sociali adeguatamente formati a rilevare i primi segnali di disturbo psichico, che abbiano accesso a servizi per la salute mentale e il sostegno di tutori legali o di famiglie affidatarie.
 
Se queste misure non verranno applicate con la massima urgenza, l’impatto a lungo termine sulla vita dei bambini e sulle loro società potrebbe essere incalcolabile.
 
In Austria l'UNICEF sta formando gli operatori di prima linea sulla tutela dell’infanzia e sta lavorando per sensibilizzare chi si prende cura di questi minori, in particolare nei centri d’accoglienza, sui rischi connessi allo stress emotivo e psicologico.

Le autorità austriache stanno investigando sulle circostanze che hanno portato al suicidio del ragazzo che, secondo quanto riferito, stava chiedendo con forza l'autorizzazione ad avere la tutela legale dei suoi fratelli.
 
Dal 2015 a oggi l'Austria ha ricevuto circa 150.000 richieste di asilo, di cui 60.000 da parte di minorenni. Di questi, 12.000 erano minorenni non accompagnati da familiari adulti.
 
L’UNICEF rinnova la sua richiesta ai Governi di adottare la sua Agenda in 6 Punti d’Azione per proteggere i bambini rifugiati e migranti e garantire il loro benessere:
  1. Proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolar modo quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza.
  2. Porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti, introducendo una serie di alternative pratiche.
  3. Tenere unite le famiglie, come migliore mezzo per proteggere i bambini e dare loro il riconoscimento di uno status legale.
  4. Consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualità.
  5. Chiedere di intraprendere azioni sulle cause che spingono a movimenti di massa di migranti e rifugiati.
  6. Promuovere misure che combattano xenofobia, discriminazioni e marginalizzazione nei paesi di transito e di destinazione.

  

(Dichiarazione di Afshan Khan, Direttore UNICEF per l’Europa e l’Asia Centrale)

 
 
 

21/11/2017

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