Forsyth (UNICEF): per profughi Rohingya rientro nel Myanmar solo se volontario, sicuro e dignitoso

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23/01/2018

24 gennaio 2018 – Prima che i bambini Rohingya facciano ritorno dal Bangladesh, è necessario che nel Myanmar siano garantiti migliori condizioni di sicurezza e accesso umanitario senza restrizioni. A dichiararlo è Justin Forsyth, Vicedirettore dell’UNICEF in questi giorni in missione nel paese asiatico.

«Il 58% dei rifugiati sono bambini, molti dei quali sono ancora traumatizzati dalle esperienze violente che hanno subito» racconta Forsyth, parlando dal campo profughi di Kutapalong. «È fondamentale che i loro diritti e il loro bisogno di protezione e assistenza siano al centro di qualsiasi accordo finalizzato al rientro di queste famiglie nel Myanmar. Il ritorno dei rifugiati deve essere volontario, sicuro e dignitoso.»

Il grande campo profughi di Kutapalong ospita molti dei 688.000 rifugiati Rohingya che hanno varcato il confine con il Bangladesh dall'agosto scorso, fuggendo dalle persecuzioni e dai massacri nello Stato di Rakhine [la regione del Myanmar in cui vive la minoranza musulmana Rohingya].
 
«In questi stessi giorni abbiamo ricevuto notizie di incendi e sparatorie nei villaggi lungo il confine. Finché la sicurezza e il benessere di ogni bambino che tornerà in Myanmar non saranno garantiti, è prematuro parlare di rimpatri» aggiunge Forsyth.
 
«Le autorità del Bangladesh meritano un enorme plauso per quanto hanno fatto per aiutare queste popolazioni disperate. È solo grazie al loro impegno che sono state scongiurate le conseguenze potenzialmente disastrose di questa tragedia,  nonostante circostanze incredibilmente difficili.»

Con l’arrivo della stagione delle piogge, sottolinea Forsyth, ci sono comunque grandi sfide da affrontare: «Le condizioni nei campi sono indubbiamente durissime: sovraffollamento, carenza di acqua potabile, igiene, cure sanitarie e istruzione stanno esponendo i bambini a rischi particolarmente gravi.»

 

L'UNICEF in azione per i bambini Rohingya

L’UNICEF fa parte delle organizzazioni internazionali e nazionali che stanno collaborando con le autorità del Bangladesh per garantire servizi di base e sostegno alla popolazione rifugiata e alle comunità ospitanti.
 
Insieme ai suoi partner, l’UNICEF ha scavato centinaia di pozzi, installato 16.000 latrine, contribuito a vaccinare quasi un milione di bambini e adulti contro il colera, sottoposto a visite di controllo nutrizionale 335.000 bambini e garantito la prosecuzione delle attività scolastiche per circa 80.000 bambini.
 
Nonostante questo immenso impegno, le infezioni veicolate dall'acqua e altre malattie rappresentano una minaccia costante in questi campi sovraffollati: il loro decongestionamento è prioritario per assicurare che le infrastrutture di base possano essere utilizzate da tutti gli abitanti. Attualmente, ogni latrina è utilizzata in media da circa 100 persone al giorno e spesso le scorte idriche si esauriscono.
 
C’è ancora molto da fare per proteggere i bambini vulnerabili dai trafficanti e da altri pericoli, e per garantire assistenza psicologica e sociale a tutti coloro che sono ancora traumatizzati dalle terribili esperienze che li hanno costretti ad abbandonare le proprie case. 
 
Gli spazi ricreativi e per l’apprendimento per i bambini sono stati rapidamente ampliati, ma sono ancora insufficienti. Circa 220.000 bambini attualmente non ricevono alcun tipo di istruzione.
 
«Quanto più a lungo questi bambini restano senza l'opportunità di studiare, tanto più elevato sarà per loro il rischio di non avere la possibilità di costruire un futuro per se stessi e per le loro famiglie» conclude Forsyth. 

23/01/2018

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