Un giorno nella vita di Gabezech, sfollata a causa della violenza in Etiopia

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17/06/2021

La piccola Gabezech, 8 anni, è una dei tanti bambini rimasti sfollati da quando, le controversie croniche sui confini nella zona di Konso, nel sud-ovest dell'Etiopia, sono sfociate nella violenza alla fine del 2020. Decine di migliaia di bambini sono stati sradicati dalle loro case, molti di loro separati dalle proprie famiglie, esposti a maggiori rischio di malattie, in lotta per trovare un riparo e più vulnerabili alla violenza. 

Gabezech vive con la sua famiglia in un campo per sfollati interni (IDPS) da quando sono stati costretti a fuggire dal loro villaggio, Kusume. Racconta che diverse case, inclusa la sua, sono state incendiate quando gli scontri con il villaggio vicino si sono intensificati.  

Non ho visto il fuoco, solo il fumo. Molte persone hanno perso la propria casa tra le fiamme, proprio come noi.

Gabezech, racconta dell'incendio che ha devastato il suo villaggio

La vita nel campo sfollati

Si stima che circa 10.000 persone abbiano perso la propria casa a Kusume, tra cui Gabezech e la sua famiglia. Ora si trovano nel campo sfollati di Baide, nella zona del Konso, dove sono stati allestiti dei rifugi per quanti fuggono dalle violenze. Le condizioni di questi luoghi però sono spesso terribili.

I campi sono sovraffollati e insalubri, si amplificano i rischi per i bambini ed è praticamente impossibile rispettare le misure di prevenzione imposte dalla pandemia da Covid-19. I residenti sono a rischio di malattie comuni, come la polmonite, così come le infezioni oculari.

L’unica fonte di acqua è un ruscello che scorre lì vicino: l’UNICEF sta fornendo alle famiglie compresse per la potabilizzazione dell’acqua per prevenire la diarrea. 

Abbiamo camminato molto per arrivare fin qui. Lungo la strada mi hanno dovuto portare in braccio

Gabazech racconta la fuga dal villaggio insieme alla sua famiglia

Gabazech racconta che a scuola imparava molte cose, come l'alfabeto, cantando. Adesso però non può andare a scuola. Nel suo villaggio, a Kusume, due scuole sono state danneggiate dagli scontri. Il Covid-19 aveva già causato pesanti interruzioni all’istruzione dei bambini etiopi ma la combinazione della pandemia e delle violenze diffuse ha fatto sì che molti bambini siano rimasti fuori dall'istruzione per più di un anno. 

Anche adesso che non va a scuola ama stare con i suoi amici e giocare ad un gioco che si chiama Furushune: si disegnano cerchi per terra, si lanciano le pietre e ci si saltella sopra.
"Sono l'unica che vince sempre", racconta Gabazech.

Mi piace studiare, ma adesso non sto andando a scuola

Gabezech

Gabezech e i suoi amici si riparano sotto una capanna di legno e paglia nel campo sfollati di Baide

Per approfondire

Le dispute croniche per la terra nella zona di Konso, nel sud dell'Etiopia, hanno provocato lo sfollamento di 84.000 persone. Sono stati allestiti sei siti per sfollati interni per dare rifugio a famiglie come quella di Gabezech. Sono state danneggiate 8 scuole e 4.000 bambini non hanno più accesso all’istruzione. 

L'UNICEF è sul campo e sta lavorando con i partner per consegnare forniture di emergenza come sapone, pastiglie disinfettanti per l'acqua e beni di prima necessità. Stiamo anche effettuando vaccinazioni di routine e fornendo altri servizi sanitari, comprese le informazioni vitali su come prevenire la diffusione del COVID-19.

17/06/2021

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