Un mondo di ricchezza diseguale

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02/12/2010

"Il rapporto presentato al Presidente della Camera dei Deputati da una delegazione dell'UNICEF guidata dal presidente del Comitato italiano, Vincenzo Spadafora"

In Italia, in altri grandi Stati europei e negli Stati Uniti i bambini sono a maggior rischio di essere lasciati ai margini del benessere della società in cui vivono rispetto ai bambini di numerose altre nazioni industrializzate.

Lo rivela il rapporto "Bambini e adolescenti ai margini", il numero 9 della serie Report Card dell'IRC UNICEF che classifica, per la prima volta, 24 paesi OCSE sulla base dei livelli di disuguaglianza negli ambiti della salute, dell'istruzione e del benessere materiale dell'infanzia.

Il rapporto misura la disuguaglianza nella distribuzione del benessere – comparando i bambini che si trovano nella parte bassa della piramide della distribuzione con quelli situati nella parte centrale, che in qualche modo rappresentano lo standard del paese.

La domanda centrale che si pone il rapporto è: “Fino a che punto le nazioni ricche tollerano che i loro bambini più svantaggiati rimangano indietro e ai margini del benessere della società?

L'Italia tra gli Stati meno inclusivi

L'Italia, gli Stati Uniti, la Grecia, il Belgio e il Regno Unito, per esempio, sono paesi che lasciano più indietro i loro bambini svantaggiati rispetto a Paesi come la Danimarca, la Finlandia, l'Irlanda, la Svizzera e i Paesi Bassi.

Secondo il rapporto, le conseguenze e i costi dell'essere "lasciati indietro" o "ai margini" possono essere enormi per i bambini, come pure per l'economia e per la società.

«Mentre imperversano i dibattiti sulle misure di austerità e sui tagli alle spese sociali, il rapporto si concentra sulle centinaia di migliaia di bambini che rischiano di essere lasciati ai margini nei paesi più ricchi del mondo», ha dichiarato il Direttore del Centro di Ricerca Innocenti dell'UNICEF, Gordon Alexander. «Questo non deve accadere: il criterio di valutazione proposto in questo rapporto non si basa su ideali teorici di maggiore uguaglianza, ma su quanto alcuni paesi OCSE hanno già ottenuto per i loro bambini nel limitare il loro rischio di rimanere esclusi dal benessere medio della società in cui vivono.»

Principali conclusioni del rapporto

  • Un numero limitato di paesi – Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svizzera – risulta ai primi posti nella promozione dell'equità in termini di benessere dell'infanzia. Per contro, Grecia, Italia e Stati Uniti stanno lasciando ancora più indietro i loro bambini.
  • La Svizzera presenta il livello più contenuto di disuguaglianza nel benessere materiale, seguita a breve distanza dall'Islanda e dai Paesi Bassi. I divari relativi più elevati si registrano, invece, in Slovacchia, negli Stati Uniti e in Ungheria.
  • La disuguaglianza nei risultati scolastici per gli studenti di 15 anni (nelle competenze nella lettura, nella matematica e nelle scienze) risulta minore in Finlandia, seguita da Irlanda e Canada. È maggiore, invece, in Belgio, quindi in Francia e in Austria
  • I livelli più bassi di disuguaglianza negli indicatori di salute si registrano nei Paesi Bassi, seguiti da Norvegia e Portogallo, mentre i divari più ampi si trovano in Ungheria, in Italia e negli Stati Uniti.

Il prezzo sociale della crisi economica

Poiché gran parte dei dati presentati nel rapporto si riferisce agli anni immediatamente precendenti l'attuale crisi finanziaria, il rapporto descrive il quadro che emerge dalla ricerca come "un'istantanea scattata in un periodo di crescita economica" e avverte che l’impatto più pesante della flessione economica rischia di ricadere proprio sulle famiglie più vulnerabili e sui loro bambini.

"Nei periodi di difficoltà", si scrive nel rapporto, "i bambini più poveri dovrebbero essere i primi ad essere protetti, non gli ultimi ad essere presi in considerazione. Un bambino ha un'unica possibilità nella vita di uno sviluppo fisico e mentale positivo. Ed è una responsabilità primaria dei governi proteggere quella possibilità, in tempi di crisi come in tempi di prosperità".

Centinaia di studi effettuati in diversi paesi dell'OCSE hanno dimostrato che tra i costi della negligenza verso bambini e adolescenti svantaggiati figurano una maggiore probabilità di ricevere un'alimentazione inadeguata, dei risultati scolastici peggiori, lo stress cronico e una compromissione dello sviluppo.

"I costi più pesanti del divario", annotano i ricercatori dell'UNICEF "ricadono sul bambino. Ma il lungo elenco dei problemi sopra citati si traduce anche in costi significativi per la società nel suo complesso. Una disuguaglianza nella parte inferiore della distribuzione al di là di certi livelli produce un conto da pagare che per i contribuenti si traduce ben presto sotto forma di maggiori criticità nei servizi sanitari e ospedalieri, nell'insegnamento di riparazione, nei programmi di assistenza e di protezione sociale …"

Tuttavia, l'indagine suggerisce una risposta pratica, mostrando che alcuni Stati operano più efficacemente di altri per limitare il divario nel benessere tra i propri bambini.

Il rapporto mette in risalto gli Stati che stanno utilizzando in modo più efficace gli assegni familiari e le esenzioni fiscali per colmare il divario in termini di disuguaglianza e di povertà nei redditi tra i bambini: questo è un chiaro esempio di come la disuguaglianza nella parte più svantaggiata della distribuzione sia sensibile alle politiche adottate.

Al tempo stesso, il rapporto mostra numerosi esempi di Paesi che hanno risultati mediamente migliori nei vari ambiti di benessere infantile e che sono in grado di limitare a livelli minimi il divario per i bambini più svantaggiati. Si sostiene, pertanto, che sia possibile raggiungere una maggiore uguaglianza senza sacrificare l'efficienza, l’eccellenza e le prestazioni economiche.

«I 24 paesi dell'OCSE messi a confronto sono tutti paesi economicamente avanzati e dotati di capacità analoghe di limitare la povertà infantile», conclude il responsabile dell'IRC UNICEF Gordon Alexander. «Il fatto che alcuni paesi stiano facendo meglio di altri dimostra che le dinamiche di esclusione possono essere spezzate e che, quando l'esclusione viene individuata tempestivamente, si possono prendere dei provvedimenti atti a prevenire l’allargamento del divario tra bambini. Le differenze tra paesi evidenziate dal rapporto offrono un obiettivo realistico per il miglioramento.»

I 24 Paesi oggetto della ricerca

I Paesi valutati e comparati nel rapporto "Bambini e adolescenti ai margini" sono Austria, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.

Altri sette Paesi OCSE – Australia, Cile, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea e Turchia – sono inclusi nel rapporto, ma non sono stati inseriti nella classifica perché non disponevano di dati sufficienti in almeno una delle tre dimensioni  valutate.

Documenti disponibili

Bambini e adolescenti ai margini. Report card n. 9pdf / 1.62 Mb

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