Surrogati del latte materno, un business miliardario che gli Stati faticano a regolamentare

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08/05/2016

9 maggio 2016 - Un nuovo rapporto di OMS, UNICEF e IBFAN (International  Baby Food Action Network) intitolato "Marketing of Breast-Milk Substitutes: National Implementation of the International Code - Status Report 2016", pubblicato oggi, fa il punto sulla situazione delle leggi nazionali che proteggono e promuovono l'allattamento al seno.

Tra i 194 Stati analizzati nel rapporto, 135 hanno in vigore qualche misura legale collegata al Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno e alle successive Risoluzioni in materia adottate dall'Assemblea Mondiale della Sanità.

Il numero di paesi che prevedono l'applicazione del Codice è in aumento rispetto ai 103 del 2011, anno dell’ultima analisi effettuata dall’OMS. Tuttavia, solo 39 Stati hanno emanato leggi che mettono in atto tutte le disposizioni del Codice, in leggero aumento rispetto ai 37 del 2011.
 
OMS e UNICEF raccomandano che i bambini siano nutriti esclusivamente con il latte materno per i primi 6 mesi dopo la nascita. Al termine di questo periodo i bambini dovrebbero continuare a essere allattati al seno pur essendo introdotti al consumo di alimenti sicuri e  adeguati dal punto di vista nutrizionale, fino al'età di 2 anni o anche oltre.

Gli Stati membri dell’OMS si sono impegnati a far aumentare il tasso di allattamento esclusivo al seno nei primi 6 mesi di vita ad almeno il 50% entro il 2025, quale parte di una serie di obiettivi nutrizionali globali. 

Il Codice invita gli Stati a proteggere l'allattamento al seno dalla commercializzazione inadeguata dei sostituti del latte materno (incluso il latte in polvere), dei biberon e delle tettarelle.  Mira inoltre a garantire che i sostituti del latte materno vengano utilizzati in modo sicuro per la salute, quando sono inevitabili.

Il Codice inoltre proibisce qualsiasi forma di promozione dei surrogati del latte, tra cui la pubblicità, i regali agli operatori sanitari e la distribuzione di campioni gratuiti. Inoltre, le etichette non possono fare false affermazioni di ordine nutrizionale e sanitario sul surrogato o includere immagini che lo idealizzano; devono includere al contrario istruzioni chiare su come utilizzare il prodotto e veicolare messaggi sulla superiorità dell'allattamento al seno rispetto al latte in polvere, e sui rischi derivanti dal mancato allattamento.

«È incoraggiante vedere come aumentino gli Stati che introducono leggi per proteggere e promuovere l'allattamento al seno, ma sono ancora troppi i luoghi in cui le mamme sono sommerse da informazioni errate e distorte attraverso affermazioni pubblicitarie e mediche prive di fondamento» afferma Francesco Branca, direttore del Dipartimento Nutrizione per la Salute e lo Sviluppo dell'OMS. «Ciò può distorcere la percezione dei genitori e minare la loro fiducia nell'allattamento materno, con il risultato che troppi bambini ne perdano i suoi numerosi benefici».

Il business dei sostituiti del latte materno è enorme, con un fatturato annuo pari a quasi 45 miliardi di dollari,  destinato a crescere di oltre il 55% fino a toccare i 70 miliardi di dollari di qui al 2019.
 
«L'industria dei sostituti del latte materno è forte e in crescita, e quindi la battaglia per aumentare il tasso di allattamento esclusivo al seno in tutto il mondo è difficile, ma ne vale la pena», sottolinea Werner Schultink, Responsabile UNICEF per la Nutrizione. «Le madri meritano la possibilità di ottenere le informazioni corrette: devono avere prontamente disponibili i mezzi per proteggere la salute e il benessere dei loro figli. Non dovrebbe essere consentito un marketing aggressivo che metta in dubbio a verità: non vi è sostituto che possa eguagliare il latte della madre». 
 
 

Europa, fanalino di coda nella trasparenza sui surrogati del latte materno

Nel complesso, i Paesi più ricchi sono in maggiore ritardo rispetto a quelli più poveri.
 
La quota di Stati che possiedono una legislazione completamente in linea con il Codice è più alta nella Regione OMS del Sud-est asiatico (36%, pari a 4 paesi su 11), seguita dalla Regione africana (30%, 14 su 47) e dal Mediterraneo orientale (29%, 6 su 21).

La Regione OMS delle Americhe (23%, 8 Stati su 35), quella del Pacifico occidentale (15%, 4 su 27); e la regione Europea (appena il 6%, ossia 3 Stati su 53) hanno percentuali inferiori alla media.
 
Tra i paesi che hanno una qualche legge sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno, a livello globale:
  • Poco più della metà vieta in modo sufficiente la pubblicità e la promozione dei surrogati
  • Meno della metà vieta la distribuzione di forniture gratuite o a basso costo di sostituti del latte materno presso le strutture sanitarie 
  • Poco più della metà proibisce che le industrie del settore facciano regali a operatori sanitari o a membri delle loro famiglie
  • Il campo di applicazione dei prodotti ai quali si applica la normativa rimane limitato. Le leggi di numerosi Stati comprendono il latte artificiale per i neonati e i cosiddetti "latti di crescita", ma solo un terzo delle normative fanno esplicito riferimento a prodotti destinati ai bambini da 1 anno in su 
  • Meno della metà degli Stati proibisce le affermazioni promozionali in ambito nutrizionale e sanitario sulle etichette dei surrogati.

IBFAN, che con il suo Centro di Documentazione sul Codice Internazionale (ICDC) coordina l'iniziativa, ha collaborato strettamente con OMS e UNICEF per preparare questo rapporto. I risultati sono in linea con quelli riportati nel suo rapporto "State of the Code 2016".

«L'IBFAN spera che il rapporto porterà sempre più Stati a migliorare e applicare la legislazione esistente, in modo che l'allattamento abbia una migliore possibilità di salvare quante più vite possibile» afferma Annelies Allain, direttrice dell’ICDC di IBFAN. «La legislazione deve tenere il passo con le nuove strategie di marketing, e questo rapporto aiuterà i responsabili delle politiche a farlo». 

Il rapporto lanciato oggi presenta, Stato per Stato, tabelle in cui vengono evidenziate quali misure del Codice sono o non sono state inserite nella legislazione nazionale. Esso comprende anche casi di studio sui paesi che in questi ultimi anni hanno rafforzato le loro leggi o i sistemi di monitoraggio sulla base del Codice, come Armenia, Botswana, India e Vietnam.
 
A livello globale, quasi due neonati su tre non vengono allattati esclusivamente al seno per i primi 6 mesi- così come raccomandato- un tasso che non è migliorato negli ultimi due decenni. Il latte materno è l'alimento ideale per i neonati. E' sicuro, pulito e contiene anticorpi che aiutano a proteggere contro molte malattie comuni dell’infanzia. I bambini allattati al seno hanno risultati più brillanti nei test d'intelligenza, hanno meno probabilità di essere in sovrappeso o obesi e sono meno inclini al diabete più tardi nel corso della vita. 
 
Le donne che allattano hanno anche un ridotto rischio di sviluppare cancro al seno e alle ovaie. Il marketing inappropriato dei sostituti del latte materno continua a minare gli sforzi per migliorare i tassi e la durata dell’allattamento al seno in tutto il mondo.
 
Le nuove ricerche hanno rivelato che aumentando l'allattamento al seno a livelli quasi universali si potrebbe salvare la vita a più di 820 000 bambini sotto i 5 anni e a 20 000 donne ogni anno. 
 
Si potrebbe inoltre prevedere, ogni anno, un incremento stimato di 300 miliardi di dollari nell'economia globale, grazie ai miglioramenti nelle abilità cognitive se tutti i bambino fossero allattati al seno almeno fino a 6 mesi di età e inoltre essi stessi potrebbero avere guadagni maggiori in età più adulta.  Innalzare i tassi di allattamento materno ridurrebbe significativamente i costi per le famiglie e i governi per il trattamento di malattie infantili come la polmonite, la diarrea e l'asma.
Documenti disponibili

Rapporto "Marketing of Breast-Milk Substitutes: National Implementation of the International Code - Status Report 2016"pdf / 4.42 Mb

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08/05/2016

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