Dopo 15 anni di progressi è stallo nella lotta alla malaria

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25/04/2018

25 aprile 2018 – Ogni 120 secondi, in qualche parte del mondo, la vita di un bambino si spegne per colpa della malaria, una malattia che potrebbe essere sia prevenuta che curata, ma che rimane un'emergenza sanitaria in gran parte del pianeta.

Metà della popolazione globale, pari a circa 3,2 miliardi di persone in 91 Stati, sono esposti al rischio di contrarre l'infezione. Nel solo 2016 si sono avuti nel mondo 216 milioni di nuovi casi, 445.000 dei quali con esito letale.

A destare allarme è il fatto che, nonostante i notevoli progressi nella prevenzione e nella cura, i casi di infezione sono tornati ad aumentare, soprattutto nell'Africa Subsahariana.

A ricordarlo oggi, in occasione della Giornata Mondiale contro la Malaria, sono l'UNICEF e la Roll Back Malaria Partnership.

A morire di malaria sono soprattutto i bambini: oltre due terzi delle vittime (290.000 nel 2016) erano bambini sotto i 5 anni di età: in media, 800 giovanissime vite perse ogni giorno. A essere colpiti sono soprattutto i soggetti più fragili, i neonati: 200.000 di questi decessi avvengono nei primissimi mesi di vita. 

La malaria è la terza malattia trasmissibile che provoca decessi in età infantile (0-5 anni), dopo la polmonite e la diarrea.

Un aspetto particolare è l'impatto che la malattia ha sulle donne in gravidanza: si stima che almeno 10.000 donne incinte muoiano ogni anno di malaria, perdendo anche i bambini che portano in grembo. 
 
 

Progressi epocali...

Negli ultimi decenni sono stati compiuti notevoli progressi nella lotta alla malaria: dal 2000 al 2015 il numero di decessi imputabili alla malattia è stato dimezzato (-48%), ma se si tiene conto dell'aumento demografico il tasso di mortalità della malaria è diminuito di circa il 60%. 
 
Nello stesso arco di tempo l'incidenza della malattia (numero assoluto di infezioni) è scesa del 37%.  
 
Si stima che tra il 2000 e il 2015 siano state salvate 6,2 milioni di vite umane, in massima parte (5,9 milioni) bambini. 
 
Dal 2010 6 Stati, non avendo registrato per 3 anni consecutivi alcun caso di infezione sul proprio territorio, sono stati certificati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “liberi da malaria": Armenia, Kyrgyzstan, Maldive, Marocco, Sri Lanka, Turkmenistan.

Nei 20 anni precedenti, solamente uno Stato (gli Emirati Arabi Uniti) aveva raggiunto questo traguardo.

Diversi altri Stati, come Algeria, Argentina, Paraguay e Uzbekistan, sono sulla buona strada per ottenere questa certificazione.

La zanzariera impregnata di insetticida rimane il migliore strumento per prevenire la trasmissione della malaria. Nel 2016 il 54% delle persone a rischio, nell'Africa Subsahariana, dormivano protette da una zanzariera, rispetto al 30% del 2010. 

Ma dal 2014 questo incremento ha preso a rallentare, e metà delle famiglie africane non possiedono zanzariere sufficienti a proteggere tutti i propri componenti.

Negli ultimi dieci anni l'UNICEF ha acquistato e distribuito 268 milioni di zanzariere impregnate.
 
 

...e preoccupanti ritardi

Tuttavia, attualmente ci troviamo di fronte a un bivio: i finanziamenti per la lotta alla malaria, più o meno statici dal 2010, ammontano a 2,7 miliardi di dollari annui - meno della metà della somma che occorrerebbe (6,5 miliardi) per raggiungere l'obiettivo globale della riduzione del 40% dell'incidenza della malaria, che era stato fissato dalla comunità internazionale per il 2020.
 
Ad aggravare la situazione intervengono anche gli effetti dei cambiamenti climatici e dei conflitti nelle aree in cui la malaria è endemica, l'insorgere di ceppi resistenti ai farmaci nel parassita Plasmodium Falciparum, responsabile del 99% delle infezioni in Africa, e la crescente resistenza agli insetticidi fra le zanzare anofele, vettori del parassita.
 
Nel 2016, per la prima volta dopo 10 anni, i casi di malaria a livello globale hanno fatto segnare un incremento: 216 milioni di nuove infezioni, 5 milioni in più rispetto all’anno precedente. Alcuni paesi hanno visto un aumento addirittura del 20% dal 2015 al 2016.

Il 91% della mortalità globale da malaria (407.000 morti nel 2016) è concentrata nel continente africano. Si stima che gli effetti diretti e indiretti della malaria costino all'Africa circa l'1,3% del Prodotto interno lordo.
 
15 Stati (tutti in Africa, tranne l'India) totalizzano l'80% dell'incidenza globale della malattia. Essi sono: Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, India, Mozambico, Ghana, Angola, Uganda, Mali, Burkina Faso, Kenya, Tanzania, Camerun, Niger, Guinea e Ciad.
 
Addirittura un terzo delle morti globali per malaria avvengono in due soli paesi: Nigeria e Repubblica Democratica del Congo. La Nigeria, con il 27% dei casi mondiali, è il paese che paga il prezzo più alta alla malattia.
 
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Investire nel controllo della malaria significa investire nella produttività, nel progresso e nello sviluppo umano.
 
Alcune ricerche hanno dimostrato che su un arco di 25 anni la crescita del PIL pro capite in paesi non colpiti da malaria è stata di oltre 5 volte maggiore rispetto a quella di Stati liberi dalla malattia. 
 
Il 2018 è un anno fondamentale per la lotta contro la malaria: i leader della società politica, scientifica, delle imprese e civile si uniranno, da Londra a Dakar, per impegnarsi a sconfiggere la malaria e salvare milioni di vite.
 
Per questo motivo, l’UNICEF e la Roll Back Malaria Partnership hanno lanciato l’hashtag #readytobeatmalaria, finalizzato ad aumentare la consapevolezza sulle sfide globali contro la malaria e sull’importanza di sconfiggere per sempre questa malattia.

25/04/2018

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