Alessandra Mastronardi con l'UNICEF in Sierra Leone, la ''terra dei grandi sorrisi'' - 2
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New England (Freetown) 29 maggio 2012 - Mortalità materna e infantile, assistenza medica per le mamme bambine e prevenzione, lotta alla violenza e gli abusi contro i minori nonché mediazione con le comunità locali, con il governo e le autorità religiose.
L’UNICEF Sierra Leone ci accoglie con queste "parole chiave" nella zona ovest di Freetown, una città sospesa su una montagna di terra rossa, dove ci sono più motociclette che giovani, dove vedi donne ovunque con i bimbi sulle spalle, fiumi di persone che attraversano la città in apparenza senza meta che incrociano sempre il tuo sguardo e ti chiedono se vuoi comprare qualcosa, banane e frutta di ogni tipo ad esempio, che le donne portano in testa per ore su grosse ceste di vimini, con i bambini che ti fanno sempre un “ciao” con la mano e sembra quasi che aspettino un tuo cenno di saluto per essere felici.
Gran parte dei cittadini di Freetown vivono in casette senza acqua ed elettricità per molte ore del giorno, ai lati dei marciapiedi grandi scanalature profonde, dividono le strade rosse in due, sono fogne a cielo aperto.
Con lo staff dell’UNICEF e la delegazione italiana ci dirigiamo verso Cline Town nella periferia sud di Freetown.
La missione inizia proprio qui. È una settimana particolare, dedicata alle vaccinazioni denominata “Maternal and Child Health Week”. Una delle piaghe di queste zone è proprio legata alla mortalità materna e infantile che vede questo paese agli ultimi posti nelle classifiche mondiali. Un bambino su 4 muore prima dei 5 anni, un dato davvero agghiacciante che mi fa riflettere.
©UNICEF Italia/2012/Alessandro Pizzi
Mamme e pochi papà con i figli in grembo fanno la fila in questo centro in cui operano i Blue Flag Volonteers e che si occupa di vaccinare i neonati. È impressionante quanto sia importante per la sopravvivenza in questi luoghi per anni afflitti da guerre, malattie e carestie portare questo tipo di attività, impedire che la malaria, il colera, la diarrea, la polio ancora oggi uccidano tanti bambini.
Questo corpo di volontari sono dei veri e propri “angeli dell’informazione”, persone che con il loro lavoro “girano “ tutte le comunità per sensibilizzarle ad adottare semplici comportamenti che hanno un’incidenza molto positiva per ridurre questi fenomeni distribuendo sali reidratanti, zanzariere oppure spiegando l’importanza del semplice lavaggio delle mani e dell’igiene.
Mi ha molto colpito come attraverso una macchina e un megafono questi volontari entrino dentro le case, i mercati, i negozi e vaccinino i piccoli bambini di queste comunità anche negli slum oppure nei PHU (Periferical Health Units), centri di prima assistenza dove, grazie ai kit di aiuto dell’UNICEF vengono curate le gravidanze a rischio o i neonati in condizioni gravi.
©UNICEF Italia/2012/Alessandro Pizzi
Informare, informare e informare, sembra la parola chiave per cercare di far arrivare il messaggio di questo tipo di interventi al maggior numero di popolazione. A prima vista “servirebbe un’impresa”, negli occhi di chi ogni giorno da volontario opera in questa zone non è così.
Lo si legge subito nei loro sguardi intensi e convinti. Per questi volontari bisogna arrivare al maggior numero di persone possibili e spesso è difficile, quasi impossibile. L’ospedale è lontano e se non si interviene in questa maniera si rischia una strage al giorno. Saluto questi angeli con le lacrime agli occhi e torno alla base, domani mi attende un viaggio lungo e faticoso “dentro” il cuore di questo Paese.
©UNICEF Italia/2012/Alessandro Pizzi