Appello 2015 per l'emergenza Ebola
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Epidemia di Ebola: situazione umanitaria
Quella esplosa nel marzo 2014 in Guinea, e successivamente in Liberia e in Sierra Leone, è la più grave epidemia di Ebola mai verificatasi da quando, nel 1976, il terribile virus è stato isolato.
L’UNICEF stima che siano 9,8 milioni i bambini e gli adolescenti sotto i 20 anni che vivono nei tre paesi colpiti dall'epidemia: 2,9 milioni di essi hanno un età compresa tra 0 e 5 anni.
All'inizio di giugno 2015 i casi di contagio nei tre Stati coinvolti era di 27.145 (di cui 15.000 confermati da analisi di laboratorio), con ben 11.147 decessi (di cui 4.806 in Liberia, 3.912 in Sierra Leone e 2.429 in Guinea). Focolai epidemici minori, tempestivamente posti sotto controllo, si sono verificati in Nigeria, Mali e in altri paesi dell'Africa occidentale, mentre casi "esportati" in Occidente hanno riguardato Spagna, Stati Uniti, Gran Bretagna e la stessa Italia.
L’UNICEF stima che siano circa 10.000 i bambini che hanno perso uno o entrambi i genitori o tutori.
La rapida diffusione dell'epidemia è stata alimentata da sistemi sanitari fragili, precarie condizioni igieniche e da comportamenti a rischio, in primo luogo le pratiche funerarie tradizionali e la mancanza di un rapido isolamento delle persone contagiate. Hanno pesato inoltre la carenza di sistemi di monitoraggio epidemiologico e l'assoluta insufficienza di strutture sanitarie in grado di garantire l'isolamento e la cura di malati con altissima potenzialità di contagio.
Nella fase iniziale, moltissimi operatori sanitari locali sono intervenuti senza adottare le rigide precauzioni necessarie per trattare questo tipo di malattia, con enormi perdite umane nel personale più prezioso per la risposta all'epidemia.
Nell'agosto 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato l’epidemia di Ebola una “Emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale”. Il 19 settembre 2014, con approvazione unanime dell'Assemblea Generale, l'ONU ha istituito la prima missione sanitaria internazionale della storia, la UNMEER (United Nations Mission for Ebola Emergency Response)
L’UNMEER ha assegnato la responsabilità della cura e del monitoraggio dell'epidemia all'OMS e all'UNICEF il compito di coinvolgere le comunità locali, attraverso campagne di mobilitazione sociale e il sostegno logistico ai Centri Comunitari di Cura. Alla Federazione Internazionale della Croce Rossa è stata inoltre assegnata la responsabilità di diffondere pratiche funerarie sicure.
Grazie al vasto e capillare impegno delle organizzazioni umanitarie coinvolte, nei primi mesi del 2015 l'epidemia ha iniziato a rallentare, consentendo la riapertura delle scuole in Guinea (gennaio), Liberia (febbraio) e infine in Sierra Leone (maggio). Il 9 maggio 2015 l'OMS ha ufficialmente dichiarato terminata l'epidemia di Ebola in Liberia.
Cosa faremo nel 2015
In qualità di partner fondamentale dell’UNMEER nella risposta all’epidemia di Ebola, l’UNICEF ha ricevuto l'incarico di perseguire tre obiettivi specifici:
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contribuire a portare e mantenere sotto controllo l’epidemia nei paesi già colpiti, con l'isolamento rapido del 100% dei contagi e la sepoltura in condizioni di sicurezza del 100% dei defunti
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prevenire l'espansione dell’epidemia negli altri paesi a rischio
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sostenere la ristrutturazione e il potenziamento del sistema sanitario nazionale e di altri servizi sociali essenziali, nei paesi colpiti dall'epidemia.
Gli interventi in programma prevedono, nei primi 6 mesi dell'anno:
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formazione e mobilitazione di oltre 60.000 volontari comunitari
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miglioramento delle pratiche di sepoltura sicura dei defunti e rapido isolamento dei casi di contagio
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creazione di 300 Centri Comunitari di Cura (CCC) o di strutture con funzioni analoghe, come i centri di transito, di osservazione e le strutture per l'isolamento rapido costruiti
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l’assistenza, mediante servizi di protezione sociale, ai 10.000 bambini orfani a causa dell’Ebola
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stoccaggio in loco dell’equipaggiamento di protezione personale e delle altre attrezzature fondamentali per la prevenzione e la risposta all’Ebola.