Bufale o verità? L'UNICEF che (non) investe in borsa
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7 gennaio 2018 - In merito all'articolo “L’UNICEF gioca in borsa i soldi delle donazioni fatte ai bimbi” pubblicato in data odierna dal quotidiano "La Verità", riteniamo utile precisare quanto segue, oltre a rendere pubblica la lettera con formale richiesta di rettifica inviata al direttore del suddetto quotidiano.
1. Risponde al vero quanto afferma l'articolo, ossia che l'UNICEF "immobilizza" nel corso dell'anno 13,7 milioni di euro sotto forma di liquidità e prodotti finanziari?
È falso e fuorviante affermare che l'UNICEF trattenga la liquidità delle donazioni in questo modo. I dati riportati all’interno dell’articolo, in effetti, esprimono una mera fotografia al 31 dicembre della situazione patrimoniale del Comitato Italiano per l'UNICEF e non può, pertanto, essere confusa con quella che poi è stata la gestione economico-finanziaria dello stesso nel corso dell’anno di riferimento.
Ciò che realmente avviene, invece, è che il Comitato italiano per l’UNICEF, proprio al fine di massimizzare quanto ricevuto dai suoi donatori, impiega la propria liquidità di breve periodo utilizzando controparti bancarie ed assicurative di primario standing, in grado di garantire, al contempo, rendimenti positivi e la garanzia della conservazione del capitale investito. Il tutto nel rigido rispetto delle policies condivise con l’UNICEF internazionale in tema di investimenti.
Su queste basi, pertanto, anche il confronto tra il bilancio del 2015 e il 2016 non assume praticamente alcun senso.
2. È vero che l'UNICEF Italia trattiene per un intero anno la liquidità delle donazioni ricevute per massimizzare interessi o altri proventi di natura finanziaria?
Falso. L'UNICEF Italia, sulla base degli accordi con l’Unicef internazionale, trasferisce ogni 3 mesi un importo pari al risultato economico dei due trimestri precedenti e pertanto la liquidità presente al suo interno è solo il frutto del mismatch temporale sopra descritto, che si genera inevitabilmente tra un trasferimento e l'altro.
Inoltre, al termine di ogni esercizio finanziario, già da diversi anni il Consiglio Direttivo propone all'Assemblea del Comitato Italiano di trasferire ai programmi per l'infanzia nei Paesi in via di sviluppo l’intero risultato dell’esercizio, senza provvedere ad alcun accantonamento.
Nell'ultimo anno di bilancio (2016) i proventi finanziari dell'UNICEF Italia sono ammontati a 53.582 €, per circa 4/5 (42.581 €) rappresentati da interessi su titoli derivanti da eredità e per meno del 20% (11.001 €) interessi maturati su conti correnti postali o bancari. Come è facile evincere, tutta questa "attività finanziaria" di cui parla con tanta enfasi il quotidiano si riduce, in concreto, a MENO dell'1 per mille (!) del bilancio annuale del Comitato Italiano...
3. Quando conserva le somme liquide disponibili, l'UNICEF Italia le investe "giocando in borsa" o comunque con attività speculative e rischiose?
Assolutamente no. Come prevedono le policies concordate con l'UNICEF Internazionale, il Comitato Italiano può unicamente far ricorso a strumenti finanziari di investimento caratterizzati da un profilo di rischio basso e che non presentino comunque rischi di perdita del capitale investito.
Di conseguenza, la nostra attività di impiego della liquidità è espressamente finalizzata alla protezione del capitale investito e alla ricerca di una tutela da qualsiasi deprezzamento dovuto all'inflazione o a cause di altra natura.
4. Cosa fa l'UNICEF Italia quando riceve dai propri sostenitori attività finanziarie o beni immobiliari sotto forma di lascito o di eredità?
Il desiderio genuino e profondo delle persone che effettuano un lascito testamentario all'UNICEF è che questi beni siano trasformati, un giorno, in progetti e programmi per i bambini meno fortunati al mondo. Il nostro dovere è di eseguire nel modo più scrupoloso ed efficiente possibile questa loro generosa volontà.
Quando un'eredità viene aperta e l'UNICEF Italia diventa intestatario di un nuovo immobile, è nostra cura porlo immediatamente sul mercato attraverso un'asta immobiliare al rialzo, che comporti la liquidazione del patrimonio e il suo trasferimento ai programmi sul campo.
Lo stesso avviene quando nell'asset ereditario compaiono titoli azionari o altri prodotti finanziari: di volta in volta si valuta se sia più conveniente liquidarli immediatamente o condurli a scadenza, in modo da ottimizzare la somma da trasferire ai programmi sul campo.
5. L'UNICEF investe le donazioni in attività immobiliari?
Falso. Come ampiamente documentato, l'unico bene immobiliare detenuto - al di là del possesso temporaneo degli immobili ricevuti in eredità, vedi punto 4) - è la sede nazionale dell'organizzazione in via Palestro 68 a Roma.
Avere una sede di proprietà ha comportato negli anni decine di milioni di euro di risparmio, rispetto ai gravosi canoni di affitto che la nostra organizzazione doveva sborsare fino ai primi anni 2000. Della sede di via Palestro è proprietario l'UNICEF Internazionale, ed essa va considerata a tutti gli effetti un patrimonio sempre a disposizione per le attività in favore dell'infanzia nel mondo.
Documenti disponibili
Lettera dell'UNICEF Italia al quotidiano "La verità"pdf / 260 kb
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