Cambiamenti climatici e infanzia: l’approccio "Climate-Smart"

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25/03/2020

503 milioni di bambini vivono in zone ad altissimo rischio di inondazione. 

160 milioni di bambini vivono in aree con alti livelli di siccità.

300 milioni di bambini vivono in paesi in cui i livelli di PM 2.5 – dimensione delle polveri sottili – superano di 6 volte i limiti consentiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.   Nei contesti di crisi i bambini sono le principali vittime. Il cambiamento climatico non fa eccezione.   Siccità, inondazioni, aumento delle temperature, scarsità di cibo e acqua colpiscono i bambini in tutta la loro drammaticità: malnutrizione, dissenteria e malattie respiratorie minano ogni anno i traguardi raggiunti e mettono in crisi i sempre più fragili equilibri tra gli stati a causa anche delle sempre più frequenti migrazioni “climatiche”.

In molti paesi l’UNICEF sta adottando il “climate-smart approach” in base al quale ogni intervento viene realizzato prendendo in considerazione non solo la possibilità di una inondazione, di una carestia o di un tifone, ma anche prevedendone e monitorandone gli impatti in termini di frequenza scolastica, l'aumento delle malattie (come la malaria, il colera e la dissenteria), lo shock nei mercati alimentari, l'erosione delle coste, l'incremento nella salinità dell’acqua.  

Bangladesh
Così in Bangladesh, uno dei paesi al mondo maggiormente colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, l’UNICEF, in collaborazione con il Governo, ha inserito nei piani di studio il tema dell’educazione ambientale. 
Gli studenti sono coinvolti in campagne di mappatura dei rischi meteorologici e idrogeologici; le scuole e gli ambulatori sono costruiti con materiali che permettono alle strutture di resistere alle piogge monsoniche e ai forti venti.

Mongolia 
In Mongolia l’UNICEF si impegna per ridurre l’esposizione dei bambini agli effetti dell’inquinamento dell’aria – che causa sottopeso alla nascita e ritardi nello sviluppo cognitivo.   D’inverno, quando le temperature nel paese possono raggiungere anche i -40C°, riscaldare le scuole, le case e gli ospedali è della massima priorità.   Spesso però viene utilizzano carbone grezzo, bruciato nelle stufe senza un corretto smaltimento dei fumi. L’UNICEF si impegna per informare sui rischi legati all’uso di combustibili fossili e per promuovere l’introduzione di soluzioni energetiche sostenibili e non inquinanti.

Costa d'Avorio
In Costa d’Avorio nella sola capitale ogni giorno vengono prodotte più di 288 tonnellate di rifiuti e solo il 5% di tutta la plastica prodotta viene riciclata.   L’UNICEF, in collaborazione con il Governo e con un’azienda specializzata nel riciclo della plastica, ha dato il via a un progetto che prevede la realizzazione di mattoni di plastica (utilizzando la plastica raccolta, riciclata e lavorata) per la costruzione di aule scolastiche.   I mattoni prodotti hanno una serie di vantaggi: sono il 40% più economici di quelli tradizionali, il 20% più leggeri e hanno una durata in media superiore di 50 anni. Inoltre, sono facili da assemblare e per costruire una classe ci vogliono 5 giorni invece di 9 mesi.  

Adattarsi ai cambiamenti climatici permette di non vanificare i risultati raggiunti. Anche prepararsi alle emergenze naturali aiuta a mitigarne gli impatti. 

Per aumentare la propria efficacia l’UNICEF ha istituito un fondo per le emergenze, “The Emergencies 365 Fund” – E365 – che permette di avere a disposizione in anticipo i fondi necessari per rispondere a quelle emergenze stagionali che regolarmente si verificano (inondazioni, tifoni, uragani, siccità).   Questo approccio permette all’UNICEF di essere:

  • Più veloce: si guadagnano 12 giorni nella reazione all’emergenza, i fondi necessari sono immediatamente disponibili, i materiali utili (vaccini, compresse per la purificazione dell’acqua, kit scuola…) sono stoccati in precedenza in magazzini locali, il personale (anche del Governo locale) viene formato in anticipo.
  • Più sostenibile: per ogni 100.000 dollari investiti nella preparazione l’UNICEF è in grado di risparmiare 69 tonnellate di emissione di CO2 (usando i mercantili e non gli aereo-cargo per il trasferimento di materiale o ancora utilizzando i droni per i primi accertamenti nelle aree colpite dall’emergenza e non gli elicotteri).
  • Più economico: per ogni 100.000 dollari investiti nella preparazione all’emergenza l’UNICEF risparmia 400 mila dollari nella risposta (grazie allo stoccaggio di materiale in magazzini precedentemente affittati o alla formazione del personale locale).

L’UNICEF è pronto, unisciti a noi!

25/03/2020

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