Conferenza “Il cambiamento climatico e i diritti delle giovani generazioni”

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27/05/2025

Mentre negazionismo e relativismo climatico rialzano la testa, è bene aver presente che vivere in “un ambiente pulito, sano e sostenibile”, con “aria pulita, un clima sicuro e stabile, ecosistemi e biodiversità sani, acqua sicura e sufficiente, cibo sano” è un diritto, a maggior ragione per i più giovani che (ancora) non possono decidere le politiche per il futuro. Ci hanno pensato la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla (Nm), e l’UNICEF Italia, organizzando oggi, a Roma in occasione del 34.o anniversario della ratifica della Convenzione di New York sui diritti delle persone di minore età, la conferenza “Il cambiamento climatico e i diritti delle giovani generazioni”, per mostrare  alla platea, prevalentemente di ragazze e ragazzi, che Italia ci (e soprattutto “li”) aspetta tra qualche decennio e come potranno far valere le proprie ragioni.

In un messaggio inviato ai partecipanti il presidente della Camera Lorenzo Fontana ricorda che è “inaccettabile che siano i soggetti più indifesi a dover sopportare il peso maggiore di questa situazione. Impedirlo è dunque una questione di giustizia intergenerazionale che si traduce nel dovere morale, prima ancora che giuridico, di conservare e proteggere l’ecosistema”. E’ un fatto ormai assodato che con i livelli di emissioni impliciti nelle attuali politiche sarà impossibile limitare il riscaldamento globale a 1,5°C senza alcun superamento, o con un superamento limitato, e aumentare notevolmente la chance di contenere il riscaldamento entro il limite di 2°C, come prevedeva l’accordo di Parigi (2015). Una minaccia concreta soprattutto per i più giovani. 

Alla commissione infanzia – ricorda l’on. Brambilla - è affidato, tra gli altri, il compito di farsi interprete, in Parlamento, delle istanze di milioni di cittadini troppo spesso trascurati semplicemente perché ancora non possono votare. Questa diseguaglianza ha ragioni proprie, in una logica di sistema, e nondimeno contiene una domanda di giustizia, che nella questione climatica si manifesta in tutta la sua evidenza”. La domanda trova una prima risposta nella Convenzione di New York che sancisce, come ha chiarito nel 2023 il commento generale n. 26, anche il diritto delle persone di minore età ad un ambiente pulito, sano e sostenibile.

Una crisi dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Il cambiamento climatico – sottolinea Nicola Graziano, neoeletto Presidente del comitato UNICEF - è una crisi dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: sono oltre un miliardo i minorenni attualmente a rischio a causa degli effetti più nocivi di questo fenomeno”. Non si tratta solo di salute e sicurezza, ma anche di opportunità: nel 2024 almeno 242 milioni di studenti in 85 paesi del mondo (compresa l’Italia) hanno subito interruzioni dell'istruzione a causa di eventi climatici estremi. Il commento n.27, in preparazione, chiarirà quali azioni dovranno compiere gli Stati per assicurare ai più giovani, in caso di violazioni, il diritto di rivolgersi alla giustizia. 

Le cause climatiche – osserva Carlo Curti Gialdino, professore diritto diplomatico- consolare internazionale ed europeo dell’Università La Sapienza di Roma – sono oggi circa 3800 nel mondo di cui 2300 negli Stati Uniti e solo 7 in Italia. Il problema principale è quello della legittimazione ad agire”.

Non è un problema di Paesi lontani, ma di tutto il pianeta e dell’Italia in modo particolare. “Il bacino del Mediterraneo – spiega Gianmaria Sannino, dell’ENEA manifesta una spiccata vulnerabilità ai cambiamenti climatici”. In assenza di politiche incisive, le trasformazioni avranno “ripercussioni profonde e diffuse” sugli ecosistemi naturali e sulle attività socioeconomiche di tutta l’area. “Oggi – aggiunge il fisico del CNR Antonello Pasini - non possiamo più considerarci padroni del mondo e giustificati ad agire come vogliamo, “in piena libertà”, su una natura considerata inerte e plasmabile a piacere”, caratterizzata invece da “una precisa dinamica che risponde alle nostre azioni, con effetti spesso deleteri per tutti noi”.

Mitigazione e adattamento come unica via

Non vi sono altre vie che la mitigazione e l’adattamento. La cooperazione globale – avverte il professor Francesco Corvaro, inviato del governo italiano per il clima – ha limiti strutturali “nell’intreccio di interessi geopolitici, responsabilità storiche, vincoli economici e nella mancanza di strumenti giuridici vincolanti” per tutti. Occorrono “nuovi strumenti, più democratici e giusti, per affrontare un’emergenza che non può più attendere”, le istanze dei giovani saranno “motore di cambiamento”. Nel frattempo occorre adeguarsi ai mutamenti ormai inevitabili, che, afferma Francesca Giordano di ISPRA, stanno già deteriorando gli ecosistemi e i servizi che forniscono”. Il PNACC (Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici), approvato l’anno scorso, mira “limitare gli effetti” del riscaldamento con “efficaci strategie”. Che, va detto, devono essere finanziate. Senza interventi si rischiano, al 2050, danni fino al 2,5 per cento del Pil italiano.

Niente su di noi senza di noi”, è il principio-guida evocato da Elisa Cremona, di Younicef, valido sempre ma a maggior ragione “per una questione cruciale” come il cambiamento climatico. “Cura, coraggio e responsabilità sono ciò di cui abbiamo bisogno e che chiediamo ai politici”.

Valerio Carfagna, altro giovane relatore Younicef, invece, ci invita a guardare al futuro nel solco della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia.
In conclusione, è intervenuta la Vicepresidente della Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati e membro della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza Patty L'Abbate. 

27/05/2025

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