Crisi in Medio Oriente, primi interventi UNICEF
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Almeno 18 bambini palestinesi hanno perso la vita e 252 sono rimasti feriti dall'inizio delle ostilità riesplose tra Hamas e Israele il 14 novembre.
Numerosi bambini compaiono anche tra i 50 civili israeliani feriti: questi i dati aggiornati alle h. 15 di ieri, lunedì 19 novembre, ma il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora.
A Gaza desta allarme soprattutto la situazione sanitaria: gli ospedali sono sovraffollati a causa dell'afflusso continuo di feriti e le scorte di alcuni farmaci si sono rapidamente esaurite. L'UNICEF sta predisponendo l'invio dalla Supply Division (il centro logistico dell'organizzazione, con sede a Copenaghen) di scorte di emergenza per 14 farmaci di base.
In queste ore le condizioni di sicurezza non consentono interventi umanitari all'interno di Gaza, anche se 5 team di psicologi dell’UNICEF stanno visitando ospedali e abitazioni private per fornire assistenza ai bambini che hanno subito shock o hanno assistito a scene violente. L’UNICEF sta predisponendo l'invio di aiuti umanitari in diversi settori (acqua, igiene, protezione, istruzione).
La chiusura del confine a Kerem Shalom provocherà a breve una penuria di carburante, con gravi conseguenze sul funzionamento dei servizi essenziali già a fine novembre, quando saranno esaurite le scorte di combustibile (111.000 litri) finanziate dall'UNICEF e da Human Rights First, una ONG partner.
I combattimenti stanno devastando le già poverissime infrastrutture civili della Striscia di Gaza: sono ben 30 le scuole lesionate, fra cui 5 gestite dall'UNRWA [l'agenzia ONU per i civili palestinesi] partner dell'UNICEF in gran parte dei settori di intervento in favore dell'infanzia. Si lamentano gravi danni anche ad alcuni acquedotti, pozzi e cisterne, mentre sono fortunatamente lievi quelli subiti da due ospedali e un ambulatorio.
L'UNICEF ha espresso la sua profonda preoccupazione per il deteriorarsi della situazione e per l'impatto che essa ha sull'infanzia sia a Gaza che in Israele.