Diario di Vladimir Luxuria in Mozambico/3

3 minuti di lettura

01/04/2009

Il teatro dell'impegno civile
Vladimir Luxuria assiste alla rappresentazione teatrale di ragazzi e ragazze

Uno dei momenti della rappresentazione teatrale, strumento di formazione e informazione dei ragazzi sui temi della violenza e della sieropositività - ©UNICEF Italia/2009

1 Aprile 2009, secondo giorno - Oggi ho assistito a uno spettacolo antico, il teatro alle sue origini, non quello al chiuso tra logge e poltronissime, ma quello all'aperto di un villaggio rurale, come palco la nuda terra e un telo come scenografia.
 
 A Quelimane lo chiamano "teatro degli oppressi", io lo definirei "teatro di impegno civile", quello legato ai temi sociali più importanti da queste parti (e non solo): la prevenzione dell'HIV, la scolarizzazione, l'uguaglianza tra uomini e donne.

Nella tv occidentale l'interattività si misura con televoti, mail, telefonate, blogs.
 
Qui molto più semplicemente facendo domande ai tanti, tantissimi bambini presenti e invitandoli a battere le mani: «Secondo voi ha ragione quest'uomo ad aggredire la moglie incinta perché si è fatta il test HIV?» «Noooo!!» rispondono in coro i bambini.

Qui i bambini sono davvero tanti, belli, sorridenti, occhi grandi e lucidi come l'ossidiana.

Nell'ufficio amministrativo di Quelimane la direttrice provinciale del Ministero della donna e Affari sociali, la dott.ssa Juliana Zilhao, e l'assessore alla Salute, il dott. Armindo Tonela, ci spiegano che in una regione, la Zambezia, popolata da 4 milioni di persone, ci sono solo 205 ambulatori, un ambulatorio ogni 25.000 persone, molte delle quali devono fare 20 km a piedi per raggiungerli.
 
51 medici, 1 medico per 82.000 persone (in Italia il rapporto è 1/300).
 
In questa regione l'AIDS sale fino al 30% di incidenza, soprattutto nella zona sud, e i test devono essere elaborati fuori, a Nampula.

Uno specchio di fronte

Vladimir Luxuria in mezzo ai tanti bambini del villaggio rurale che ha visitato

L'incontro e l'abbraccio con i tanti bambini del villaggio - ©UNICEF Italia/2009

La sieropositività in una realtà come quella mozambicana è il "carico da 90", ciò che peggiora qualsiasi malattia presa poiché abbassa le difese immunitarie, già debilitate da malnutrizione e precarie condizioni igieniche: la malaria, la diarrea e il colera aumentano notevolmente le probabilità di decesso.
 
La parassitosi intestinale nel caso di bimbi sieropositivi pregiudica la salute fisica e psichica.
 
 Le difese immunitarie certo non si rafforzano con la mancanza di acqua potabile, attingendo da fiumi e pozzi non protetti, e anche dove arriva l'acqua canalizzata non è per questo salubre con sicurezza.

Ho stretto le mani a tanti bambini nel villaggio, senza potermi togliere dalla mente i problemi a cascata che l'AIDS porta loro: l'essere orfani di genitori rende molti minori capofamiglia, cosa che rende più facile e meno controllabile la prostituzione minorile, violenze sessuali di adulti che entrano in queste case di legno, fango e lamiere ai danni di minori che vivono soli, casi di sparizione di bambine o stupri dai marinai sbarcati dalle navi, abusi di ogni tipo anche da parte degli stessi insegnanti a scuola e assunzione di droghe e stordimenti.

Davanti a tali tragedie chiunque gira la testa dall'altra parte dovrebbe ritrovarsi uno specchio di fronte, per vergognarsi di vedere i suoi occhi cinici ed egoisti, non come quelli sinceri e sorridenti dei bambini in difficoltà che ti chiedono aiuto.

4/6 - Sui banchi di scuola 

01/04/2009

News ed Aggiornamenti