Dieci anni di conflitto in Siria: cinque storie di resilienza

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12/03/2021

Il conflitto in Siria entra nel decimo anno. La guerra ha segnato profondamente le vite e il futuro di una generazione di bambini.

Dieci anni di conflitto hanno avuto un terribile impatto: 12.000 bambini sono stati uccisi o feriti; più di 5.700 bambini – alcuni anche di 7 anni – sono stati reclutati nei combattimenti e oltre 1.300 strutture sanitarie e scolastiche, e con esse il relativo personale, sono stati attaccati.

La situazione per tanti minori e per le loro famiglie è molto precaria: circa il 90% dei bambini ha bisogno di assistenza umanitaria.

In questa situazione tanto drammatica, vogliamo però raccontare alcune storie di resilienza.

Saja, spero di poter tornare ad uscire e sentirmi al sicuro

"È una lotta, ma cos'altro si può fare?"

Saja a 12 anni ha affrontato un dolore tremendo, dopo aver perso la sua gamba e aver visto morire quattro dei suoi migliori amici a causa della guerra. Il calcio e lo studio sono diventati uno sfogo per lei, mentre i suoi sogni rimangono imperterriti.

Prima della guerra era libera di uscire: “La vita era veramente bellissima. I miei amici sono morti quando hanno iniziato a bombardare. Io ho perso una gamba. Mi piace giocare a calcio con gli amici, quando gioco non sento di aver perso qualcosa."

Oggi Saja ha 18 anni, ha una protesi alla gamba e può camminare senza stampelle: 

"Prima volevo diventare un'allenatrice di ginnastica, ora ho cambiato idea: vorrei diventare un'insegnante di educazione fisica.

Adesso spero di realizzare il mio sogno. Il mio desiderio per il futuro della Siria è che tutto torni com’era. Spero di poter tornar a uscire ed essere al sicuro."

Saja, con le stampelle poggiate da un lato, guarda la città di Aleppo distrutta dalle bombe

Volevo volare via, ci sono riuscito. La mia famiglia, ancora a Za'atari, è la mia forza

"Nel campo profughi di Za'atari arrivano quasi cento persone al giorno. Alcuni vogliono andarsene, ma questo è molto difficile"

Ahmed racconta la sua storia: dal campo profughi di Za'atari è riuscito a trasferirsi a Sault, in Canada, grazie ad una borsa di studio.

La sua famiglia però è rimasta a Za'atari: "La cosa che mi dà speranza e mi rende sempre ottimista, è la mia famiglia."

"Al campo di Za'atari mi sentivo in gabbia. Non avevo possibilità o spazio per volare via. Adesso ho ottenuto la libertà e le opportunità che desideravo, e mi sono costate molto. 

Voglio diffondere la speranza, soprattutto per i bambini del campo di Za'atari. La mia storia è una prova che la speranza c'è sempre, e che tutti hanno la possibilità di essere e diventare ciò che desiderano."

Safa, il vento del campo rifugiati è solo un ricordo

Safa aveva 12 anni quando è scappata dalla Siria con la sua famiglia, per trovare rifugio in Giordania.

“Al campo di Za’atari vivevamo in una tenda. Non mi piaceva perché il vento soffiava e dovevamo sistemare sempre tutto in continuazione e mi stancavo."

Oggi Safa ha 14 anni e vive in Canada con tutta la famiglia: "Quando vivevo nel campo avevo tre desideri: andare in Canada, avere un letto e una protesi per la mia gamba."

"Adesso che sono in Canada con la mia famiglia, gli altri bambini conoscono la mia storia e io sono diventata più forte, non provo più vergogna.

Spero che la Siria torni di nuovo ad essere un posto sicuro come lo era prima e che i bambini tornino a scuola. Spero che l’UNICEF possa aiutare i bambini con disabilità.”

Safa, ancora nel campo di Za'atari mentre mostra il suo quaderno a un operatore UNICEF

Asya: rifugiata in Turchia sogna di diventare dottoressa o avvocata

Asya aveva 7 anni quando è iniziata la guerra: si è rifugiata in Turchia ma alcuni membri della sua famiglia sono rimasti in Siria.

“La guerra è iniziata quando avevo 7 anni, avevamo paura. Quando siamo venuti in Turchia, ho iniziato a sentire la mancanza dei miei nonni che sono rimasti soli in Siria. La moglie di mio zio è rimasta là. Mi mancano."

Oggi Asya ha 14 anni e vive ancora a Gaziantep con la famiglia.

"Amo le canzoni. Mi piace cantare e ballare. Le canzoni sono ciò che amo di più. Dopo aver finito la scuola, se finisco l'università, vorrei diventare dottoressa o avvocata."

Asya, siriana rifugiata in Turchia, aiuta suo fratello a fare i compiti

Il mio sogno? Diventare un'astronauta

“Spesso salgo sul tetto di casa e guardo le stelle. È semplicemente bellissimo."

Bodoor aveva 17 anni quando è stata ascoltata dall'UNICEF per la prima volta. Viveva ad Azraq, Giordania dal 2014, insieme alla sua famiglia; ha due sorelle e tre fratelli. 

"Ciò che mi manca della Siria, più di ogni altra cosa, è mio zio. Gli voglio tanto bene e non lo vedo da dieci anni, a causa della guerra. Spero un giorno di rivederlo.

Non so se mi riconoscerà, ma sono fiduciosa.”

Oggi Bodoor ha 19 anni e frequenta l’università di Zarqa.

“Il mio sogno è di diventare un’astronauta e studierò tanto per riuscirci.
Amo l’astronomia. E' un settore importante che spero mi possa aiutare a lavorare con le agenzie spaziali in futuro.”

12/03/2021

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