"Il segreto è essere aperti verso chi ci sta intorno”, l’esperienza di accoglienza in famiglia di Isme, Pilar e Carlo

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18/01/2024

"Io mi ricordo la prima sera, ero molto agitata, cercavo di parlare con lui ma non ci conoscevamo, avevo   un po’ di timori: temevo che non ci stessimo simpatici o che non trovassimo argomenti comuni – ricorda Pilar, emozionata, parlando della prima sera in cui lei e Carlo hanno conosciuto Isme – “poi però è stato tutto molto naturale, lui ha creato questo rapporto speciale con noi e devo dire che è stato molto facile diventare una famiglia.”

Isme
, originario del Senegal, è arrivato in Italia cinque anni fa, come minore straniero non accompagnato, dopo avere attraversato il Mediterraneo. Oggi vive con Pilar, di origine spagnola, docente di Lettere e Filosofia all’Aquila, e Carlo, docente di Fisica a Roma.

"L’accoglienza in famiglia consiste nel convivere per un certo periodo di tempo con una persona che ha difficoltà abitative o di inserimento nel mondo del lavoro. La famiglia funge da gruppo di inserimento sociale e di aiuto. È una relazione mutua e lo scambio è doppio e reciproco", spiega Carlo, sottolineando l’importanza che, nella relazione di affiancamento, assume la dimensione del confronto e dello scambio "bisogna essere aperti, avere voglia di scoprire l’altro e venirsi incontro”.

I Mondiali di calcio ci hanno aiutato tantissimo. Io non capivo nulla di calcio, ma lui è un grande appassionato e mi spiegava tutto. Ogni sera guardavamo una partita sul divano e abbiamo iniziato a legarci.

Carlo, sorridendo, parla di come si è legato a Isme

Avevamo uno spazio da dare a qualcuno in difficoltà. Isme ha fatto più che riempirlo

"Abbiamo iniziato questo percorso per un senso di dovere, c'era lo spazio e questa voglia di accogliere – racconta Pilar.  "Non ci intimoriva il fatto di iniziare questa esperienza di affiancamento con un giovane in un percorso già di semi autonomia, e aveva senso perché quando si raggiunge la maggiore età nel loro caso è molto più complicato ricevere supporto, poiché hanno molte difficoltà con i documenti, la lingua e molto altro”.

Ma l'esperienza è andata oltre Si è creato presto un rapporto di famiglia, viviamo questa famiglia allargata anche con i vicini e gli amici. Ha dato un nuovo senso alla mia vita”.

Per i minori giunti in Italia soli, il percorso di transizione all’età adulta e di autonomia rappresenta spesso una fase delicata. Isme, appena maggiorenne e proveniente da un contesto migratorio, ha dovuto affrontare in Italia sfide specifiche.

"Grazie a Pilar e Carlo sono cambiato molto – conferma Isme - Da quando sono qui ho imparato la lingua, e conoscere persone nuove mi ha fatto bene. Pilar e Carlo in questo sono molto bravi. Usciamo insieme ai loro amici, mi piace tanto passare il tempo con loro quando non lavoro. Ho bisogno di uscire e prendere aria, loro lo sanno e facciamo insieme cose che mi piacciono”.

Ci ha dato un senso di pienezza. La cosa bella è che quando ha un problema noi ci siamo e anche lui c'è per noi, ci sta supportando molto.

Pilar, guardando il marito e Isme, parla del rapporto di fiducia e sostegno che si è creato

Il programma

Tramite il programma di accoglienza in famiglia promosso dall’UNICEF in collaborazione con Refugees Welcome Italia, singoli o famiglie possono affiancare giovani neomaggiorenni o nuclei familiari migranti o rifugati.

Il supporto di una famiglia permette di accelerare i processi di inclusione e protezione, attraverso la condivisione della rete sociale della famiglia che accoglie.

È possibile attivarsi partecipando alle formazioni organizzate dalle organizzazioni e dopo un periodo di affiancamento supportato dall’UNICEF e Refugees Welcome Italia. Per informazioni: www.unicef.it/alternativecare/

18/01/2024

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