Etiopia, una normale giornata di lotta alla malaria

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24/11/2009

19 aprile 2010 - Un flusso costante di genitori e bambini si dirige verso il centro sanitario di Jangwa nel distretto di Dembia, in cerca di una cura contro la malaria.

 

La stagione delle piogge è appena terminato, e ha creato condizioni ideali di coltura per le zanzare che veicolano la malattia in questa regione dell’Etiopia, chiamata Amhara.

Due operatori sanitari, Mantegbosh e Alemtsehay, seduti fuori dall’ambulatorio fatto di canne e fango essiccato, sottopongono gli abitanti del villaggio ad un test per il Plasmodium Falciparum, un ceppo pericoloso di malaria presente in Etiopia.

 

Utilizzano i test forniti dall'UNICEF per effettuare diagnosi rapide e curare i malati con i farmaci forniti egualmente dall'UNICEF.

Il team funziona in modo efficiente. Gli operatori sanitari  rassicurano i bambini e gli adulti preoccupati che aspettano di essere sottoposti al test e spiegano come assumere il farmaco in caso di risultato positivo.

La malaria è endemica qui nel distretto di Dembia, dove si sono verificate diverse gravi epidemie che hanno decimato gli abitanti del villaggio, inclusi alcuni parenti di Mantegbosh, uno dei due operatori sanitari.

«Facevo le scuole medie, allora. Ricordo che mio padre e mio fratello morirono lo stesso giorno a causa di questa malattia», racconta Mantegbosh. «Non riuscirono a portarli all’ospedali, morirono a casa».

Le grandi epidemie di malaria si susseguono ogni 5-8 anni in alcune zone dell’Etiopia, favorite da fluttuazioni climatiche e da emergenze alimentari causate dalla siccità, che indeboliscono il sistema immunitario dei bambini.

L'ultima grande epidemia risale al 2003. Provocò circa  6 milioni di infezioni e fece più di 40.000 morti.

Un corretto controllo della malaria potrebbe salvare la vita di migliaia di bambini etiopi ogni anno.
 
In collaborazione con gli altri partner dell’iniziativa  Roll Back Malaria (RBM), l'UNICEF coopera con il governo dell’Etiopia per dimezzare la morbilità e la mortalità connesse alla malaria entro la fine del 2010, con l’obiettivo di ridurle di un altro 50% entro il 2015.
 
Dal
2005, l'UNICEF Etiopia ha distribuito circa 20 milioni di zanzariere trattate con insetticida nei distretti più vulnerabili al morbo, come appunto quello di Dembia.

 

Gli operatori sanitari si assicurano che le zanzariere siano utilizzate correttamente e che vengano prosciugate le pozze in cui avviene la riproduzione della zanzara anofele.

Il “Programma di estensione sanitaria” è il principale strumento messo a punto dal Ministero etiope della Salute per portare cure sanitarie di base, nutrizione e igiene alla maggior parte degli abitanti del Paese, l’84% dei quali vive in ambito rurale.

 

Sono oltre 30.000 gli operatori sanitari formati e inviati in modo capillare per raggiungere la popolazione. Inoltre, adesso sono disponibili farmaci per la terapia immediata.

«In passato, le persone colpite dalla malaria avrebbero dovuto camminare a lungo per raggiungere un ambulatorio», riferisce Ahmed Abdurahman, esperto in programmi sanitari presso l’UNICEF Etiopia. «Ora, grazie al Programma di estensione sanitaria, ognuno può trovare le medicine vicino a casa».
 
Alemnesh Kasse, madre di cinque figli, è venuta all’ambulatorio insieme alla figlia minore, Mastewal Sissay, 7anni, per sottoporla al test. La bambina vomita e si rifiuta di mangiare.

«Ha già avuto la malaria», racconta la donna «In passato l’avrei dovuta portare fino a Kola Diba per fare il test. Ma ora possiamo farla curare qui nel villaggio. È una vera fortuna».

Uno per uno gli abitanti di Jangwa porgono il dito all’ago per il prelievo di alcune gocce di sangue. Dopo, attendono pazientemente che il kit di diagnosi rapida confermi o meno l’infezione.

I risultati di Mastewal indicano che la bambina non ha la malaria del ceppo Falciparum. Gli operatori sanitari la indirizzano a un centro più grande per ulteriori esami.

I due operatori, Alemtsehay e Mantegbosh, lavorano con diligenza e pazienza, nonostante il gran numero di pazienti da seguire e le condizioni rudimentali della struttura in cui prestano servizio.

«Sono molto felice di essere un operatore sanitario» ci dice Mantegbosh. «La malaria è un problema enorme e sono fiero di aiutare la comunità in cui sono nato e cresciuto. Anche io ho avuto la malaria. Nel 2000, me la sono vista davvero brutta. E ora aiuto la mia comunità a prevenire questa malattia.»

24/11/2009

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