Here4U, alle radici della resilienza. Storia di Sasha, oltre la paura

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07/04/2023

La guerra in Ucraina era scoppiata da poco. Tra le città bombardate anche la capitale Kiev, dove viveva anche Sasha. È quando le bombe iniziano a cadere in una zona molto vicina a quella dove abita la ragazza, che lei decide di allontanarsi, sfruttando passaggi in macchina con il solo obiettivo di uscire dal Paese. 

Dopo l’arrivo in Italia la ragazza inizia a manifestare però una forte apatia che si trasforma poi, come racconta lei stessa agli operatori che l’hanno assistita “una fatica a vivere se quel che rimane è guerra, distruzione e morte”.  

L’attesa che la guerra terminasse, quell’attesa immobile, si era trasformata in una difficoltà a costruire un percorso in Italia e anche in un’incapacità a reagire a qualsiasi stimolo. 

Sasha si è messa in salvo, eppure proprio adesso la sua vita era in pericolo

Per questo motivo che la ragazza inizia il percorso di supporto psicosociale Here4U attivato dall’UNICEF attraverso la piattaforma online U-Report On The Move in partenariato con le organizzazioni ARCI e APPRODI.  

Proprio durante l’inizio della guerra la piattaforma gratuita di ascolto registra uno dei suoi picchi di richieste. “Nel caso di Sasha – racconta Diego Manduri, psicologo e psicoterapeuta clinico di Approdi – il lavoro è iniziato dall’identificazione del sentimento che, oltre la paura, l’ha scossa fino a fuggire”.

E per Sasha era l’idea che ancora si potesse sopravvivere a tutto questo, e poi vivere, pensare ci fosse ancora qualcosa, una prospettiva di pace oltre la guerra. 
 

“Bisognava prima di tutto disinnescare un senso di colpa che la ragazza viveva – continua l’operatore - Era l’attesa che, senza movimento, risultava ingiusta”. 

Sasha doveva in qualche modo onorare quel patto tacito stretto con tutte quelle persone che invece non avevano potuto nel momento in cui si era allontanata.

Il percorso di supporto psicosociale di Sasha è iniziato proprio facendo leva sulla forza che l’aveva spinta a fuggire, quella forza oltre la paura. Da qualche parte dentro di lei aveva già tutte le risorse necessarie per reagire. E il compito degli operatori è stato solo riattivare quelle energie, focalizzarsi sulla possibilità di costruzione, sulle sicurezze.

Queste persone rifioriscono perché nutriamo parti vitali spente dalla sofferenza, dalla stanchezza. Quel che facciamo è lavorare con le risorse, con il bello, con la sensazione di essere in vita.

Diego Manduri, psicologo e psicoterapeuta clinico

Sasha vuole tornare a casa

Un altro motore fondamentale in questo processo è stata la presenza di una mediatrice linguistico- culturale con una storia simile a quella della ragazza, scappata da Kiev dove si trovava per completare il suo percorso formativo. Sasha ha sentito di potersi fidare, di avere vicino qualcuno che poteva capirla e che ce la stava facendo. Così anche per la ragazza quella sensazione di vita ha ripreso forma con delle passeggiate, necessarie a ristabilire il suo senso di sicurezza nel posto in cui si trova adesso. Poi è seguita l’attività sportiva, poi relazionale. Poi ancora la ricerca di cose belle da fare.  

“Il suo desiderio è ritornare nel suo Paese – racconta lo psicologo - ma prima doveva imparare a costruire anche qui. Le richieste di aiuto che arrivano avvengono sempre in momenti di smarrimento. Il nostro compito è risvegliare le risorse che queste persone hanno dentro. E ci sono, riprendono vita perché ci sono sempre state, ed è proprio questo che li ha spinti a salvarsi, proprio questo li ha portati qui”.  

07/04/2023

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