Il tempo per i bambini di Gaza sta finendo. Nesma, operatrice UNICEF, racconta la vita nella Striscia, insieme alla sua famiglia
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Dopo tre settimane dall'inizio del nuovo, drammatico, ciclo di violenze in Israele e Palestina i bisogni e le necessità di bambini e famiglie stanno diventando sempre più urgenti. La Striscia di Gaza è diventata un cimitero a cielo aperto per centinaia di migliaia di persone, per tutti il resto è un inferno. E le minacce per i bambini non sono costituite soltanto dalle bombe e i mortai: è la mancanza di acqua, cibo, energia elettrica e carburante che pone seriamente a rischio i più vulnerabili.
Nel video che segue, Nesma, una collega di UNICEF che si trova a Gaza, racconta la situazione che sta vivendo insieme alla sua famiglia. Si è rifugiata a casa dei suoi genitori, insieme alle sue due figlie, Talia di 4 anni e Zain di 7 anni e una cinquantina di familiari. Le risorse però si stanno esaurendo.
Come operatrice umanitaria mi sento impotente, perché non posso fornire ai miei figli i beni essenziali per sopravvivere. E neanche al resto dei bambini di Gaza.
Nesma, opeatrice UNICEF a Gaza
Nessun posto è sicuro. Chiediamo un cessate un fuoco umanitario, ora.
Il tempo sta per scadere prima che i tassi di mortalità possano salire alle stelle a causa dell'insorgere di malattie e della mancanza di capacità sanitarie. Gli ospedali sono sovraccarichi di feriti. I civili hanno sempre più difficoltà ad accedere alle scorte alimentari essenziali.
Tutti i valichi di accesso a Gaza devono essere aperti per consentire l'accesso sicuro, prolungato e senza ostacoli degli aiuti umanitari, compresi acqua, cibo, forniture mediche e carburante.