India, il miracolo della vita al Sangareddy Discrict Hospital

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11/10/2023By Patrizia Paternò

India. Un nome breve per un paese immenso, dalle mille sfaccettature, impossibile da descrivere in poche parole. 

Hyderabad, capitale dello stato del Telangana nell’India meridionale, dove a metà settembre si è svolto Global Meeting dell’UNICEF sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, è un cuore pulsante di attività, innovazione, sviluppo, e di giovani creativi che vogliono costruire un futuro sostenibile. Ma è anche un luogo dove si affrontano le sfide quotidiane della povertà, della sopravvivenza infantile, del cambiamento climatico, della malnutrizione dei bambini e delle loro madri, di chi rimane indietro mentre tutto va avanti velocissimo.

Il bazar di Charminar, il monumento simbolo di Hyderabad, che si si vede sullo sfondo.

Il primo impatto con la città, o meglio dire la megalopoli, è la grande quantità di persone in movimento, il traffico di auto, tuk tuk, camion, moto, bus accompagnato costantemente dal suono assordante di clacson o da un acquazzone improvviso. Di tanto in tanto una capra o una mucca fanno capolino ai bordi delle strade.

Un acquazzone improvviso non spaventa i centauri di Hyderabad.
Mi cade continuamente l’occhio sul groviglio di cavi elettrici sospesi ovunque, e mi arrovello pensando ai rischi che incombono sulle teste delle persone, soprattutto durante il monsone.
Qui le luci e le ombre ti accompagnano sempre. Mentre respiri una storia e una cultura affascinanti, a ogni angolo comprendi che c’è una prova da superare. 

Un bambino su cinque, nel mondo, vive in India. Basta questo per capire che il lavoro dell’UNICEF nel paese non può che essere sistemico. Significa che l’organizzazione lavora su tanti livelli, con molti partner, che deve intervenire sia con programmi direttamente rivolti alle comunità sia con una costante assistenza tecnica e affiancamento al governo centrale e ai governi locali. L’UNICEF è considerato un partner affidabile dal governo indiano: per questo ha spesso la possibilità di contribuire al disegno delle politiche sanitarie e allo stesso tempo offre sostegno sul campo perché quelle stesse politiche siano realizzate con qualità, e per tutti. I colleghi dell’UNICEF che lavorano in India lo raccontano e lo dimostrano sapientemente.

Impresa non da poco che necessita di tempo e risorse. Ma tant’è, è questo l’UNICEF, lo testimonia la sua storia, che in India è iniziata quasi 75 anni fa. Non c’è sviluppo senza programmazione, conoscenza, collaborazione, impegno delle comunità, finanziamenti, assunzione di responsabilità. Ognuno può fare la sua parte, non importa se piccola o grande, sta di fatto che l’impegno individuale fa sempre la differenza.

Questo è stato anche un punto essenziale al meeting dell’UNICEF: come coinvolgere un pubblico sempre più ampio e motivato a offrire il proprio contributo per costruire un pianeta più giusto e sostenibile per i bambini e gli adolescenti. Perché un mondo migliore è possibile.

Visita al Sangareddy District Hospital

Quinta economia globale, l’India ha il primato di paese più popoloso del mondo con un miliardo e 400 milioni di persone e un’enorme presenza giovanile: 460 milioni di bambini e adolescenti. È quindi necessario, tra le mille altre cose, investire costantemente e massicciamente nei programmi sanitari per madri e bambini. Nel 2014 il paese è stato certificato libero dalla polio e nel 2015 è stato sconfitto il tetano materno e neonatale. Solo negli ultimi 5 anni la mortalità dei bambini sotto i 5 anni è scesa di oltre il 25%, dunque i progressi ci sono ma certamente si devono accelerare.

Lo stato del Telangana è il tedoforo del programma di ostetricia professionale (la formazione dura 18 mesi), voluto e sostenuto anche dall’UNICEF, e ha recentemente ricevuto il Premio Nazionale per l'implementazione dell'iniziativa di ostetricia. Per accelerare la riduzione del tasso di mortalità materna, infatti, il Ministero della Salute e del Welfare Familiare ha lanciato “LaQshya”, l’iniziativa che si propone di migliorare la qualità dell’assistenza pre- e post-parto nelle sale travaglio e parto.

Non c’è dunque niente di più bello che vedere le ostetriche all’opera durante la nostra visita al reparto maternità e neonatologia del Sangareddy District Hospital. Le infermiere, orgogliosissime, ci invitano a leggere un tweet incorniciato in bacheca che era stato postato dal Ministro della Sanità dello stato del Telangana T. Harish Rao qualche tempo prima. “Un ospedale governativo è diventato la salvezza per una bambina di 600 grammi. Il personale medico ha assunto il ruolo di madre e l'ha curata per 111 giorni. Congratulazioni allo staff medico del Sangareddy.”

Il ministro era stato testimone delle cure profuse a una bimba prematura dichiarata senza speranza in una struttura dove la mamma aveva partorito. La piccola era stata poi trasferita nel reparto prematuri del Sangareddy Hospital e grazie anche alla tecnica della “mamma canguro” 14 infermiere si sono alternate per garantire alla neonata il contatto pelle a pelle per regolare la temperatura corporea e rafforzare il sistema immunitario. In pratica l’hanno salvata.
La sua mamma Arundathi non avrebbe potuto farlo da sola.

Il Sangareddy District Hospital tocca il cuore perché qui il miracolo della vita è un’emozione che si tocca con mano. Commuovono la cura, l’energia e la passione del personale sanitario che non molla mai per assicurare a mamme e neonati tutto il supporto di cui hanno bisogno.
E l’UNICEF è sempre con loro, ce lo dimostrano il calore e l’entusiasmo con cui veniamo accolti.
Un’attenzione che non dimenticheremo mai.

11/10/2023By Patrizia Paternò

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