L'equipe sanitaria mobile per le mamme e i bambini più difficili da raggiungere

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26/05/2011

Usciamo all’aperto per seguire lo screening dei bambini volto a prevenire la malnutrizione. Il capo infermiere Silvio, aiutato da alcuni operatori comunitari - volontari che hanno ricevuto una formazione sanitaria di base e sono attivi nelle comunità per segnalare le date in cui l’equipe mobile arriverà, e dare informazioni sulle pratiche di base per la sopravvivenza dei bambini - comincia le visite.

I bambini vengono pesati, ne viene misurata l’altezza, e vengono loro controllati altri parametri quali la circonferenza brachiale, un importante indicatore di malnutrizione. Alcuni bambini si lasciano fare il tutto guardando incuriositi, altri piangono spaventati. Ogni mamma ha un cartoncino dove vengono registrati tutti i dati. È una sorte di tessera sanitaria, che riporta i logo del Ministero della Salute e dell’UNICEF.

In una delle stanze dell’ex ambulatorio, il medico riceve una a una le donne in gravidanza per effettuare le visite prenatali. Alla prima visita, alla donna vengono prescritti alcuni esami del sangue. In poche li effettuano effettivamente, dal momento che per farlo devono recarsi all’Ospedale di Tite, che dista 20 km di strada sterrata. Ad ogni donna viene rilasciata una scheda sanitaria, che l’accompagnerà durante la gravidanza.

Usciamo nuovamente all’aperto per assistere alla distribuzione di parte delle zanzariere anti malaria acquistate con la donazione dei Rotariani. Improvvisiamo un piccola cerimonia di consegna ufficiale: all’ombra di un albero – la temperature è tremenda - Alberto e Riccardo, un po’ emozionati, stringono la mano alla Governatrice della Regione di Quinara e ai capi villaggio della zona, consegnando simbolicamente alcune zanzariere.

Ci spostiamo poi di pochi metri, dove è in corso la fase finale della distribuzione effettiva. Nei giorni precedenti, gli operatori comunitari, utilizzando le biciclette fornite dall’UNICEF, hanno visitato le case nei villaggi e contato il numero dei componenti di ciascun nucleo familiare, rilasciando un voucher ogni due persone. Adesso ogni donna si presenta al banchetto della distribuzione, con i propri voucher, per ritirare le zanzariere impregnate di insetticida.

Tra le giovani mamme in attesa di far visitare i propri bambini, ce necolpisce una, che ci guarda con molta curiosità e sembra desiderosa di stabilire una qualche forma di comunicazione. Con l’aiuto di Patricia, la collega dell’UNICEF che ci accompagna nella visita, cominciamo a chiacchierare con questa ragazza, che ha in braccio un bimbo di alcuni mesi.

Si chiama Sabad e ha 22 anni. Ci racconta che è venuta fin qui dal suo villaggio per far vaccinare il suo bambino Ruben, di 5 mesi. Anche lei è stata vaccinata da piccola, ci mostra orgogliosa la cicatrice del vaccino sul braccio, e lo stesso faccio io con la mia.

Sabad sa che le vaccinazioni proteggono i bambini, e anche che importante vedere periodicamente un medico. Ha saputo dell’arrivo dell’equipe sanitaria mobile a Jabada dagli operatori comunitari che sono andati in giro per i villaggi a spargere la voce, ed ha deciso di venire con Ruben.

Le racconto che anche io ho una figlia e ci ritroviamo a fare una chiacchierata tra mamme. Chiedo a Sabad cosa sogni per il futuro di Ruben. Lei dice che vorrebbe vederlo diventare il Presidente della Guinea Bissau! Tra le risate, ci troviamo a fare progetti su ciò che Ruben dovrà fare per il bene del suo paese appena eletto.

Cosa consiglierà la mamma del Presidente al figlio? «Scuole – risponde Sabad -  scuole sufficienti ad accogliere ed istruire tutti i bambini guineiani». Sabad chiederebbe al Presidente Ruben di costruire una scuola in ogni villaggio, e di costruire nuovi ospedali e strade così che le persone possano viaggiare più velocemente.

Prima di salutarla, chiediamo a Sabad se lei è andata a scuola da bambina. Ci risponde orgogliosamente che siì ha frequentato la scuola elementare e che le sarebbe piaciuto potere proseguire. E che farà di tutto per assicurare a Ruben l’istruzione. Abbiamo davanti ai nostri occhi la prova vivente di come l’istruzione femminile sia il motore dello sviluppo e il migliore investimento per ridurre la mortalità infantile.

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26/05/2011

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