L'UNICEF Italia su Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze: nasce l’Officina UNICEF Interview con “Noi, ragazze di oggi” a trent’anni dalla Conferenza di Pechino

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09/10/2025

Alla vigilia della Giornata mondiale sui diritti delle bambine e delle ragazze (che verrà celebrata l’11 ottobre), l’UNICEF Italia inaugura una nuova edizione delle Officine UNICEF, che prende il nome di Officina UNICEF Interview. Un nuovo spazio di approfondimento e confronto, pensato per mettere al centro la voce di esperti su temi cruciali per l’infanzia e l’adolescenza e favorire la partecipazione dei ragazzi e delle ragazze. Questa prima edizione è dedicata a un anniversario fondamentale: i trent’anni dalla IV Conferenza mondiale sulle donne di Pechino, evento che nel 1995 ha rappresentato una svolta storica nella lotta per la parità di genere, dando origine alla Piattaforma d’Azione di Pechino, con i suoi dodici obiettivi strategici per promuovere i diritti delle donne, delle ragazze e delle bambine in tutto il mondo.

La parità è ancora un obiettivo, non un traguardo. I numeri lo dimostrano. È quindi necessario un nuovo impegno collettivo, concreto e strutturato, per realizzare davvero gli obiettivi fissati a Pechino trent’anni fa” - ha dichiarato il Presidente di UNICEF Italia, Nicola Graziano, che ha rilanciato l’impegno dell’organizzazione - E’ nostro dovere interrogarci su quanto ancora ci separa da una piena parità di genere - ha proseguito Graziano. I dati ci parlano, ci interrogano, ci chiedono responsabilità. L’Officina UNICEF Interview nasce per questo: per dare spazio a riflessioni profonde, ma soprattutto per spingere all’azione concreta. Il cambiamento culturale parte dalle scuole, dalle famiglie, dalle istituzioni. E deve coinvolgere tutta la società. Perché il futuro delle ragazze è il futuro di tutti".

Protagonista dell’incontro è Linda Laura Sabbadini, esperta in statistica di fama internazionale, già direttrice centrale dell’ISTAT e figura di riferimento nella diffusione dei dati di genere in Italia. Attraverso le domande delle operatrici del servizio civile, coinvolte tra l’altro nel lavoro dell’advocacy istituzionale, la Sabbadini ha offerto una lettura lucida e documentata dei cambiamenti avvenuti dal 1995 a oggi, evidenziando tanto i progressi quanto le disuguaglianze che ancora persistono, con particolare riferimento al contesto nazionale.

Le intervistatrici sono due operatrici del servizio civile, coinvolte in un progetto di promozione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Durante l’intervista, sono stati toccati con rigore e profondità tutti i principali ambiti di intervento della Piattaforma di Pechino: istruzione, lavoro, partecipazione politica, salute mentale, violenza di genere.

Educazione e lavoro: il divario resta

Con l’Officina UNICEF Interview, UNICEF Italia rinnova il suo impegno a promuovere spazi di confronto, consapevolezza e partecipazione attiva per le nuove generazioni, affinché il diritto all’uguaglianza non sia solo riconosciuto, ma pienamente realizzato.

Di seguito sui temi dell’istruzione, lavoro, politica e ruoli decisionali, saluti mentale e violenza di genere alcuni dati sulla situazione femminile in Italia.

  • Istruzione: Una parità apparente - Nel 1995, le ragazze rappresentavano il 91,8% degli iscritti all’istruzione magistrale, a conferma di una forte segregazione nei percorsi scolastici (Banca dati Istat 1995 «Serie Storiche»).

    Oggi, pur essendo le donne la maggioranza a tutti i livelli di istruzione – con il 68% delle 25-64enni in possesso di almeno un diploma o qualifica (contro il 62,9% degli uomini) – le disuguaglianze si riproducono in nuove forme (Istat, Livelli d’istruzione e ritorni occupazionali). Le ragazze continuano a essere sottorappresentate nelle discipline STEM: solo il 16,8% delle laureate sceglie materie scientifiche o tecnologiche, contro il 37% degli uomini (Rapporto annuale ISTAT, 2025). Anche il percorso scolastico varia in base all’origine: il 66,6% delle ragazze italiane sceglie il liceo, mentre tra le ragazze straniere la quota scende al 49,4%. Al contrario, negli istituti professionali, sono sovrarappresentate: 20,8% contro il 13,9% delle italiane (Ministero dell’Istruzione e del Merito, ‘’Gli Alunni con cittadinanza non italiana’). Segno che fattori socioeconomici e culturali influenzano ancora fortemente l’accesso alle opportunità educative.

  • Lavoro: un divario resistente
    Nel 1995, il tasso di occupazione femminile era fermo al 38,2%, mentre quello maschile era al 67%.
    (Banca Dati Istat 1995 «Serie storiche») Oggi, le donne lavorano di più – raggiungendo il 53,3% – ma il gap resta ampio: 71,1% è il tasso occupazionale degli uomini (Rapporto Annuale Istat, 2025).
    Il divario di genere si attesta ancora a quasi 18 punti percentuali. Eppure, già trent’anni fa le donne superavano gli uomini nei diplomi e nelle lauree. Oggi, nonostante questo vantaggio formativo, il 38,1% delle giovani laureate è impiegato in lavori sottoqualificati rispetto al titolo di studio (Rapporto Annuale Istat, 2024). Se nel 1995 il problema era l’inattività femminile, nel 2025 si parla di una nuova forma di disuguaglianza, fatta di sotto-inquadramento, precarietà e scarsa valorizzazione del capitale umano femminile. La conciliazione tra lavoro e vita privata continua a gravare soprattutto sulle donne. Già nel 1995, oltre la metà delle donne under 35 lavorava più di 60 ore settimanali tra lavoro retribuito e lavoro di cura, mentre solo l’1% degli uomini dedicava oltre 40 ore al lavoro domestico. Oggi, questa sproporzione persiste, rendendo il “multiruolo” una delle principali barriere alla piena partecipazione femminile nel mondo del lavoro (Rapporto annuale ISTAT, 1995).

Parità nei fatti, non solo nei numeri

  • Politica e Ruoli decisionali: presenza ancora marginale
    Nel 1995, solo il 24,8% delle donne si informava regolarmente di politica, contro il 47,1% degli uomini (Banca Dati Istat 1995 «Serie storiche») Trent’anni dopo, il divario nell’interesse si è ridotto: nel 2025 il 18,9% delle donne e il 22,2% degli uomini seguono la politica con regolarità, ma questo non ha portato a un reale cambiamento nella rappresentanza (Rapporto Annuale Istat 2025). Nel 2024, le donne occupavano appena il 21,3% dei ruoli decisionali, a fronte di 78,7% degli uomini (Banca Dati Istat 2024) Nonostante i progressi normativi, le barriere culturali e strutturali continuano a frenare l’accesso femminile al potere. Le quote di genere restano strumenti necessari, ma non sufficienti.

  • Salute Mentale: un'emergenza silenzionsa
    Tema assente nel dibattito statistico del 1995, la salute mentale è oggi al centro delle preoccupazioni, in particolare per le ragazze adolescenti. Secondo dati ISTAT, le ragazze tra i 14 e i 19 anni sono il gruppo che ha registrato il calo più netto nel benessere psicologico: da 69,8 (2022) a 67,4 (2023).
    (Rapporto BES 2023) Nello stesso periodo, i coetanei maschi registrano un valore significativamente più alto: 74,3. Questi dati mostrano un disagio crescente e richiamano l’urgenza di interventi strutturali e indicatori sensibili al genere, per comprendere meglio le sfide emotive e psicologiche vissute dalle nuove generazioni.

  • Violenza di Genere: una crisi ancora aperta
    Nonostante gli avanzamenti legislativi – dalla ratifica della Convenzione di Istanbul (2013), al Codice Rosso (2019), fino all’introduzione del numero antiviolenza 1522 (2024), la violenza contro le donne resta un’emergenza. Nell’ultimo decennio si è ridotto il numero di femminicidi in Italia, ma resta alto il numero di omicidi femminili in ambito domestico (ISTAT, Il peso dei numeri, 2025). Una recente indagine del Dipartimento di Pubblica Sicurezza rivela un quadro ambivalente: se da un lato il 95% dei giovani considera fondamentale parlare di violenza di genere, dall’altro emergono segnali inquietanti. Il 66% delle ragazze riferisce di aver ricevuto pressioni dal partner sul modo di vestirsi, mentre quasi la metà dei ragazzi considera normale controllare i profili social della propria compagna (Analisi dei questionari – I giovani e la violenza di genere, 2024). Un cambiamento culturale è in atto, ma non è ancora abbastanza. Servono programmi di educazione affettiva nelle scuole, che oggi incontrano ancora forti resistenze culturali e ideologiche.
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