L'UNICEF sul naufragio di migranti a Crotone
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"Non è questo il momento dei mai più, né il momento di battersi il petto. Le immagini di questi corpi e di queste donne ci rimandano a Aylan (il bambino profugo morto nell'ottobre del 2015 su una spiaggia turca le cui immagini fecero il giro del mondo, ndr) e a tutto quello che è successo negli ultimi dieci anni.
Tutti quelli che oggi si stupiscono o si indignano le hanno già viste tragedie simili. Il nostro, il mio personale dolore oggi è un invito a non dividersi più. Non è più il tempo dell'indifferenza. La politica deve fare un salto di qualità e non salire su queste vicende, chi prime e chi dopo, per contrastarsi.
Ci vuole buon senso e dialogo e speriamo che gli impegni che stiamo ascoltando in questi momenti e dettati dal dolore prosegano perché altrimenti domani mattina il rischio è che tutto questo torni nell'indifferenza. La domanda che mi pongo è: di nuovo abbiamo dovuto vedere i corpi dei bambini morti e delle mamme morte per poterci indignare? Non c'era bastato Aylan? Basta mai più, adesso bsogna trovare soluzioni, lo si può fare, la politica lo può fare.
Sono oltre 25.800, dal 2014 a oggi, i morti e dispersi lungo la rotta del Mediterraneo centrale, oltre 120 casi accertati solo nel 2023, tra cui molti bambini, ma resta una stima al ribasso che considera soltanto i casi segnalati o i corpi ritrovati
L’UNICEF ribadisce che proteggere e salvare vite in mare è un inderogabile imperativo umanitario, oltre che un obbligo giuridico degli Stati in virtù del diritto internazionale consuetudinario e convenzionale".
Dichiarazione di Andrea Iacomini, Portavoce dell'UNICEF Italia.