Lake (UNICEF): tra Israeliani e Palestinesi una spirale di odio che avvelena entrambi

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10/10/2015

10 ottobre 2015 -  Chiunque abbia  a cuore l'interesse della popolazione civile palestinese e israeliana deve essere sempre più allarmato per l'escalation della violenza nell'area.

Dobbiamo essere preoccupati in primo luogo per le vite distrutte o sconvolte. La violenza di questi giorni ha lasciato dietro di sì non meno di otto vittime e decine di feriti, fra cui uno studente palestinese colpito da uno sparo e ucciso e un bambino israeliano accoltellato e ferito.

E deve essere allarmato anche perché questa spirale di violenza sembra priva di controllo, e minaccia la vita e il futuro di molti bambini e famiglie innocenti.

Abbiamo già visto accadere tutto questo, prima di oggi. L'ultima Intifada palestinese esplosa nel 2000 è continuata per anni, provocando migliaia di morti, feriti e lasciando cicatrici di odio e paura in tante giovani vite. 

Queste esperienze precedenti rendono ancora più urgente che tutte le parti facciano un passo indietro e diano prova di ragionevolezza, prevenendo ulteriori aggressioni e vendette e tenendo i bambini lontani dai pericoli.

Se questo non accadrà, al di là delle nuove tragedie individuali, vedremo un'altra generazione crescere con la convinzione che la violenza sia in qualche modo normale e che essa rappresenti una soluzione ai loro problemi. 

I giovani stessi perpetreranno più facilmente tali violenze, con un ciclo intergenerazionale di distruzione che non porta benefici a nessuno e danneggia tutti.

Per il bene dei bambini, la cui vita e il futuro sono in gioco, questo ciclo non deve ripetersi. Per il bene di tutti noi.

 
(Anthony Lake, Direttore esecutivo dell'UNICEF)

10/10/2015

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