Minori migranti e rifugiati, il ruolo dell’UNICEF nei salvataggi in mare
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5 maggio 2017 - In questi giorni si è parlato molto, non sempre nelle sedi e nei modi opportuni, del ruolo che le Organizzazioni non governative (ONG) stanno svolgendo a supporto delle operazioni di salvataggio nel Mare Mediterraneo.
Questo dibattito ha avuto uno dei suoi epicentri nella nostra pagina Twitter e proprio in considerazione dei commenti e delle domande poste dalle migliaia di utenti che vi hanno partecipato crediamo opportuno chiarire alcuni elementi che ci riguardano.
L'UNICEF ha proprie navi nel Mediterraneo?
No. Dall'inizio del 2017 l'UNICEF è presente sulle navi della Guardia Costiera insieme a Intersos, ONG partner in questa e in altre nostre attività in favore dei minorenni migranti e rifugiati.
La presenza a bordo è prevista da un Protocollo di intesa siglato nel dicembre 2016, che a sua volta si inquadra nell'accordo stipulato il 27 maggio 2016 tra l'UNICEF e il Ministero dell'Interno.
Quale ruolo svolge l'UNICEF nelle operazioni di soccorso?
I team UNICEF-Intersos sono composti da mediatrici culturali e altri operatori specializzati, incaricati di accogliere assistere a bordo bambini, adolescenti e madri appena tratti in salvo dagli equipaggi della Guardia Costiera, non di rado in condizioni di estremo pericolo.
Sulle navi l'UNICEF ha installato degli ambienti appositamente ideati per accogliere i bambini più piccoli ("Child-friendly Space") e distribuisce giochi (donati da IKEA) e articoli per l'igiene personale femminile ("Dignity Kit"). In ogni loro attività a bordo gli operatori UNICEF-Intersos riportano al Comandante della nave.
Perché l'UNICEF è attivo in mare?
È molto importante saper accogliere con umanità chi è reduce da esperienze di dolore e violenza, aggravate dal trauma del naufragio: soprattutto nel caso degli adolescenti (per lo più 15-17 anni) che nella quasi totalità dei casi hanno affrontato questa prova da soli, senza familiari adulti al seguito.
Gli operatori UNICEF-Intersos stabiliscono con questi ragazzi un primo contatto, raccolgono dati che saranno poi utilizzati dalle autorità per orientare la loro collocazione, li informano sulla loro situazione legale e su cosa li attende una volta sbarcati in Italia.
Il lavoro dell'UNICEF prosegue poi nei centri di prima e seconda accoglienza, in Sicilia e altrove, dove insieme alle organizzazioni partner ci impegniamo per migliorare le condizioni di permanenza e favorire l'inclusione sociale di questi ragazzi.
Cosa pensa l’UNICEF delle inchieste in corso?
Le inchieste attualmente in corso presso le Procure di Catania e Trapani, nonché quelle che dovessero eventualmente essere aperte in seguito, riscuotono il nostro totale e incondizionato sostegno.
Auspichiamo che quanto prima vengano acclarate dalla giustizia le eventuali responsabilità civili o penali, e i nomi dell’ente o degli enti coinvolti e che sia fatta luce una volta per tutte su questa vicenda, la cui strumentalizzazione da parte di alcuni media e di parte del mondo politico rischia di danneggiare gravemente la dignità e la credibilità dell’intero mondo umanitario nel nostro Paese.