Nelle zone di conflitto 25 milioni di bambini non frequentano la scuola

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25/04/2017

24 aprile 2017 - Secondo l’UNICEF, oltre 25 milioni di bambini fra i 6 e i 15 anni, ovvero il 22% dei bambini in quell’età, non stanno andando a scuola nelle zone in conflitto in 22 paesi.
 
Il Sud Sudan ha il tasso più alto di bambini che non frequentano la scuola primaria, con circa il 72% di bambini senza istruzione.
 
È seguito dal Ciad (50%) e dall’Afghanistan (46%); i tre paesi hanno anche il tasso più alto di bambine che non frequentano la scuola sono: Sud Sudan (76%), Afghanistan (55%) e Ciad (53%)
Nelle scuole secondarie di primo grado, il tasso più alto di bambini che non frequentano la scuola si registra in Niger (68%), Sud Sudan (60%) e Repubblica Centrafricana (55%).
 
Il tasso di ragazze che non vanno a scuola raggiunge il picco in questo gruppo di età: circa tre quarti delle ragazze in Niger e 2 su 3 sia in Afghanistan sia nella Repubblica Centrafricana.
 
«In nessun momento l’istruzione è tanto importante quanto in periodi di conflitto,» ha dichiarato Josephine Bourne, Responsabile per l’Istruzione dell’UNICEF.
 
«Senza l’istruzione, come faranno i bambini a sviluppare a pieno il loro potenziale e a contribuire al futuro e alla stabilità delle loro famiglie, comunità ed economie?»
 
Per aiutare a raggiungere una maggiore comprensione delle sfide che affrontano i bambini coinvolti e sradicati dai conflitti per andare a scuola, Muzoon Almellehan, un’attivista per l’istruzione e una rifugiata siriana di 19 anni, soprannominata “la Malala siriana”, ha viaggiato verso il Ciad, un paese in cui circa il triplo delle ragazze rispetto ai ragazzi in età da scuola primaria non stanno frequentando la scuola in aree in conflitto.
 
Muzoon ha incontrato una ragazza di 16 anni che è stata rapita a 13 anni da Boko Haram fuori dalla sua scuola in Nigeria ed è stata costretta ad assumere droghe, sfruttata e abusata per tre anni prima di scappare in Ciad.
 
Muzoon ha anche incontrato bambini che sono riusciti ad accedere all’istruzione per la prima volta, e membri di comunità che, come ha dovuto fare lei una volta, stanno rischiando tutto per fare andare i bambini a scuola.
 
«Il conflitto può portare via i tuoi amici, la tua famiglia, i tuoi viveri, la tua casa; può provare a distruggere la tua dignità, l’identità, l’orgoglio e la speranza; ma non può mai portarti via la tua conoscenza,» ha detto Muzoon.
 
«Incontrare i bambini che sono scappati da Boko Haram in Ciad mi ha ricordato le mie stesse esperienze in Siria; l’istruzione mi ha dato la forza di andare avanti, non sarei qua senza»
 
Quando quattro anni fa Muzoon è stata costretta a scappare dalle violenze indescrivibili in Siria, i suoi libri scolastici sono stati la sola cosa che ha portato con sé.
 
Ha passato circa tre anni in Giordania, di cui 18 mesi nel campo per rifugiati di Za’atari, dove ha fatto del portare più ragazze a scuola la sua missione personale.
 
È andata tenda per tenda a parlare con i genitori per incoraggiarli a fare andare i loro bambini a scuola e a imparare. Attualmente è reinsediata nel Regno Unito.
 
Come Muzoon, che è scappata dalle violenze in Siria e Giordania, 4.400 bambini sono scappati dalle violenze di Boko Haram dal nordest della Nigeria verso il Ciad.
 
A differenza sua, molti di loro sono rimasti fuori dal percorso scolastico – e perciò rischiano abusi, sfruttamento, reclutamento da parte di forze e gruppi armati.,circa il 90% dei bambini che arrivano in Ciad dalla Nigeria non sono mai andati a scuola.
 
L’UNICEF lavora in paesi colpiti da conflitti per far ritornare i bambini a scuola, fornendo opportunità di apprendimento informale e corsi di recupero, formando insegnanti, riabilitando le scuole e distribuendo articoli e forniture scolastiche.
 
In risposta alla crisi dell’istruzione in Ciad, l’UNICEF quest’anno, fino ad ora, ha fornito kit scolastici a oltre 58.000 studenti, distribuito materiale didattico a oltre 760 insegnanti, costruito 151 aule, 101 spazi di apprendimento temporanei, 52 bagni e 7 campi sportivi; l'UNICEF in Ciad ha inoltre contribuito agli stipendi di 327 insegnanti per l’anno scolastico 2016-2017.
 
Sono stati stanziati 10 milioni di dollari americani da parte del fondo “Education Cannot Wait”, lanciato durante il World Humanitarian Summit di maggio 2016, per fornire istruzione di qualità ai bambini sfollati e a quelli che vivono in comunità ospitanti in Ciad.
 
Nonostante questi sforzi, la mancanza di fondi sta compromettendo l’accesso a scuola dei bambini in zone colpite da conflitto in Ciad; attualmente, è stato raggiunto solo il 40% delle richieste di finanziamento per il paese dell’UNICEF per l’anno 2017.

25/04/2017

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