Restare al sicuro o sfamare la propria famiglia. Una scelta impossibile, la vita a Gaza
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Nella Striscia di Gaza le famiglie si trovano ogni giorno ad affrontare problemi e prendere decisioni inimmaginabili. Con le frontiere chiuse e quasi nessuna forma di aiuto raggiungibile, il prezzo del cibo è in continuo aumento e bambini e genitori rischiano la loro stessa vita solo per accedere a un po’ di acqua e riso. Molti camminano per ore sotto il sole, fermi in fila, o dormono in strada per poi tornare a mani vuote. Qualche volta senza tornare affatto.
Nessun bambino dovrebbe crescere circondato da fame, paura, morte. Nessun genitore dovrebbe scegliere tra la propria incolumità o il poter sfamare la sua famiglia. Ogni storia ci ricorda che c’è un estremo bisogno di sicurezza, di accesso di aiuti umanitari e di servizi di protezione per i civili.
Le famiglie di Gaza hanno diritto a vivere con dignità e sperare in un futuro migliore.
Prima della guerra ero il primo della classe. Sognavo una bella vita. Ora sono in un letto d’ospedale. Non abbiamo neanche il cibo di cui avremmo bisogno
Bidal, 17 anni
Bilal, 17 anni, vive con i genitori e i fratelli nella città di Gaza
Quando il loro rifugio è stato bombardato e suo padre ha perso l’uso delle gambe ha dovuto provvedere lui alle necessità della famiglia. Disperatamente in cerca di qualcosa da mangiare ma senza denaro per spostarsi, lui e suo cugino hanno camminato per ore da nord a sud nella Striscia di Gaza, fino a un punto di distribuzione non gestito dalle Nazioni Unite in cui speravano di poter trovare qualcosa da portare a casa.
Mentre aspettava in mezzo alla folla, Bilal è stato colpito da una granata che gli ha frantumato il ginocchio. “Alcune persone hanno ricevuto gli aiuti, altre sono rimaste ferite, altre hanno perso la vita” racconta. “È troppo pericoloso”.
Anche se è troppo pericoloso, dovevo andarci per prendere il cibo per mia madre…così io e i miei fratelli possiamo sopravvivere. Non abbiamo niente da mangiare e neanche soldi per comprarne, in ogni caso.
Fadi, 13 anni parla del centro di distribuzione non gestito dall'ONU
Fadi ha aspettato per ore, con centinaia di altre persone, che aprisse il centro di distribuzione alternativo di Netzarim.
“Sono corso lì per prendere una cesta di aiuti” racconta.
“Mio padre è stato ucciso e non c’è nessuno che possa aiutare la mia famiglia. Io e i miei fratelli stiamo morendo di fame a causa della mancanza di cibo e dell’aumento dei prezzi”.
Abitanti di Gaza nelle vicinanze del punto di distribuzione del Gaza Humanitarian Foundation, vicino a Netzarim
"Ho perso mio padre e non so come vivere senza di lui"
Ibrahim, 14 anni racconta la sua vita dopo aver perso il padre.
Lui e la sua famiglia erano in disperata ricerca di cibo e non hanno avuto altra scelta che recarsi ad un punto di distribuzione. Mentre stavano camminando, ha visto suo padre accasciarsi a terra. Gli avevano sparato in testa.
Io volevo andare, anche se era pericoloso, per portare qualcosa a casa. Ogni mattina quando mi sveglio e non lo vedo, sto tanto male.
Ibrahim, 14 anni
Masoud, 28 anni: tanta sofferenza, per tornare a casa a mani vuote
“Sono stato ferito alla gamba. L’ho stretta con i vestiti e ho iniziato a strisciare indietro. Mi sono nascosto fino al giorno dopo, sperando di avere un’altra chance di avere un po’ di cibo. Ma la mia gamba si è infettata” racconta Masoud, 28 anni.
Dopo la morte dei suoi due gemelli appena nati a causa della malnutrizione, Masoud era determinato a fare di tutto per far sopravvivere i suoi bambini. Incluso rischiare la vita per prendere qualcosa da mangiare. Ha camminato per 25 km, fino al centro di distribuzione (non gestito dalle Nazioni Unite) estremamente affollato.
“Ho dormito per terra, come tutti” racconta, aggiungendo che molte persone cercavano di tenere le teste in basso per paura di essere uccise. “Uscire vivo da lì mi è sembrato come rinascere”.
Masoud racconta che intorno alle 3 del mattino una granata è esplosa nei dintorni, ferendo lui e altre persone. “Non sono riuscito a prendere niente. Le persone intorno a me mi hanno aiutato a tornare a casa”.
Masoud è andato in ospedale dove i dottori gli hanno confermato di avere la ferita infetta. Ora è tornato a casa dalla moglie e dai suoi due figli. “Tutta questa sofferenza, e la tenda è ancora vuota”.
Masoud, soffre delle ferite riportate mentre si trovava in fila al centro di distribuzione. Qui si trova con uno dei suoi bambini, nella tenda in cui si è rifugiato insieme alla moglie
Nessuno dovrebbe rischiare la vita per ricevere aiuti
Ogni singolo giorno, famiglie come quella di Masoud affrontano pericoli, lutti e la fame solo per portare qualcosa a casa e far sopravvivere i loro cari. È necessaria un’azione concertata e immediata per fermare l'escalation della fame, l'aumento della malnutrizione, la diffusione delle malattie, l’esaurimento dell'acqua e, infine, per prevenire l'aumento delle morti dei bambini.
Gli aiuti umanitari e le merci devono essere autorizzati ad entrare, da tutti i i valichi disponibili e consegnati in tempi rapidi, in sicurezza e con dignità alle persone che ne hanno bisogno. Nessuno dovrebbe rischiare la vita per ricevere un aiuto. Eppure, da maggio 2025 decine di bambini hanno perso la vita solo perché cercavano aiuto, nella maggior parte dei casi vicino ai siti di distribuzione non gestiti dalle Nazioni Unite.
L'ONU ha le forniture e l'esperienza necessarie, deve poter rientrare
Le Nazioni Unite devono essere autorizzate ad entrare per distribuire tutti i tipi di beni necessari alla sopravvivenza delle famiglie, ovunque si trovino. Abbiamo le forniture e l’esperienza per svolgere questo lavoro in linea con i principi umanitari del rispetto, della neutralità, dell’empatia, dell’imparzialità e dell’indipendenza.
Il nostro piano segue i bisogni delle persone e si fonda sulla fiducia delle comunità, dei donatori e degli Stati Membri. Durante l’ultimo cessate il fuoco, abbiamo dimostrato che questo sistema funziona, consegnando oltre 600 camion di aiuti in un solo giorno. Dobbiamo poterlo fare di nuovo.
Nessun genitore dovrebbe dover scegliere tra la propria sicurezza e sfamare la propria famiglia. E nessun bambino dovrebbe esser costretto a mettersi nei panni dei propri genitori e affrontare la stessa scelta impossibile.