Sudan, la Direttrice generale dell'UNICEF avverte dell'aggravarsi della crisi umanitaria, con l'intensificarsi delle violenze e degli sfollamenti
6 minuti di lettura
Mentre il Sudan affronta una delle crisi umanitarie più gravi al mondo, caratterizzata dall'escalation del conflitto, dall'aumento della fame e dal più alto livello di sfollamento di bambini al mondo, la Direttrice generale dell'UNICEF Catherine Russell ha chiesto un intervento urgente per salvaguardare i bambini e i servizi essenziali durante la sua missione nel Paese.
In Sudan, si stima che 10 milioni di persone siano sfollate, metà delle quali sono bambini. Più di 30 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria. I bambini intrappolati in zone assediate e difficili da raggiungere, comprese le regioni del Darfur e del Kordofan, sono particolarmente vulnerabili, poiché l'accesso al cibo, all'acqua e alle forniture mediche rimane praticamente bloccato.
“I bambini in Sudan vivono in una situazione di violenza, fame e paura incessanti”, ha affermato Catherine Russell, Direttrice generale dell’UNICEF. “Le donne e le ragazze stanno subendo il peso maggiore della crisi, compresi livelli terribili di violenza sessuale. Hanno bisogno di protezione, servizi e solidarietà globale”.
Durante la sua missione a Kassala, Russell ha incontrato donne e ragazze adolescenti che ricevono sostegno psicosociale e formazione professionale in un centro sostenuto dall'UNICEF. Molte sono fuggite dalla violenza e hanno trovato assistenza e sicurezza nel centro, ma servizi simili sono estremamente limitati negli Stati del Darfur e del Kordofan a causa della continua insicurezza.
“Ho parlato con una ragazza di nome Nahed, che aveva solo 16 anni quando è scoppiata la guerra, mentre era in visita a Khartoum per festeggiare la festa dell'Eid con la sua famiglia”, ha detto Russell. “Sono fuggiti, ma la guerra li ha seguiti. Quando uomini armati hanno attaccato il suo villaggio, hanno iniziato a uccidere le persone, tra cui suo nonno e suo zio, mentre le ragazze venivano violentate o rapite. Nahed è riuscita a scappare, ma ha detto che è stato terrificante. I ricordi agghiaccianti rimangono”.
Darfur: sfollati in fuga tra carestia e violenza
Nel Darfur settentrionale, i combattimenti ad Al Fasher e dintorni hanno costretto più di 106.000 persone a fuggire dalla fine di ottobre, sovraffollando i centri di accoglienza e trasformando zone come Tawila in vasti insediamenti informali. I bambini sfollati di recente arrivano esausti, disidratati e con urgente bisogno di protezione, nutrimento e assistenza medica. L'UNICEF è presente per fornire questi servizi, ma l'insicurezza ostacola la risposta.
In alcune zone delle regioni del Darfur e del Kordofan è stata dichiarata la carestia, con il rischio che si diffonda. Le famiglie che tentano di fuggire devono affrontare viaggi pericolosi e quelle che raggiungono zone più sicure spesso arrivano gravemente malnutrite, malate e in stato di angoscia. Le organizzazioni umanitarie sono spesso ostacolate dall'insicurezza nella consegna dei rifornimenti umanitari essenziali. I bambini nelle zone di frontiera sono spesso privati dell'assistenza psicosociale, del sostegno alle vittime di violenza di genere e di altri servizi essenziali.
“Ho parlato con un giovane ragazzo che era fuggito da Al Fasher ed era arrivato a Kassala due settimane fa”, ha raccontato Russell. “Mi ha raccontato della paura e della violenza che regnano ad Al Fasher e di come alla fine sia riuscito a fuggire a piedi con la sua famiglia. Ma lungo il tragitto sono stati fermati più volte da uomini armati che chiedevano loro dei soldi per lasciarli passare. Ha detto che è stata un’esperienza incredibilmente spaventosa”.
L'UNICEF intensifica gli aiuti nonostante l’insicurezza
Nonostante le gravi difficoltà di accesso, l'UNICEF sta fornendo aiuti in tutto il Paese. Tra le iniziative recenti vi sono l'identificazione e la registrazione dei bambini non accompagnati e separati, con oltre 200 ricongiungimenti nel Darfur settentrionale; l'assistenza alle vittime di violenza di genere, compresa l'assistenza psicosociale, l'indirizzamento verso strutture specializzate e il sostegno economico per i sopravvissuti; e il sostegno psicologico a migliaia di bambini e caregiver in luoghi ad alto rischio.
L'UNICEF ha anche ripristinato l'accesso all'acqua potabile per centinaia di migliaia di persone e sta utilizzando cliniche mobili e strutture partner per fornire servizi sanitari e nutrizionali, oltre a rispondere alle epidemie, tra cui il colera.
L'UNICEF chiede la fine immediata delle violenze e invita tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario, garantendo la sicurezza e la dignità di ogni bambino e civile. È necessario garantire un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli, rimuovere le barriere alla circolazione degli aiuti e del personale e proteggere gli operatori umanitari. È urgente aumentare i finanziamenti flessibili, in particolare per la protezione dei bambini, la violenza di genere e il sostegno psicosociale.
“Ovunque sono stata, i bambini mi hanno detto la stessa cosa: ‘Tutto ciò che vogliamo per il Sudan è la pace’”, ha affermato Russell. “Il mondo deve impegnarsi maggiormente per realizzare questo desiderio”.