UNICEF e Sport : progetti sul campo
22 minuti di lettura
Grazie allo sport si può fare molto per i bambini e lavorare per garantire il rispetto dei loro diritti.
Ecco esempi di progetti svolti dall'UNICEF in cui lo sport è un elemento fondamentale possibile
Garantire ai bambini il miglior inizio possibile
I bambini riescono a giocare ovunque: nei luoghi adibiti al gioco, a scuola, a casa; sia nei paesi sviluppati, che in quelli più poveri. I materiali più semplici - acqua, cartone, legno, pentole e coperchi - possono aiutarli a sviluppare il linguaggio e le capacità analitiche e decisionali.I genitori, i parenti e le altre persone che si prendono cura dei bambini hanno un ruolo fondamentale nel far sì che il gioco diventi parte dell'apprendimento e dello sviluppo del bambino.
In Turchia, il programma FACT (Family and Child Training - Formazione della famiglia e del bambino) incoraggia le famiglie con bambini sotto i 6 anni a partecipare ai giochi e alle attività ludiche per bambini piccoli. La partecipazione a questa iniziativa consente alla famiglia estesa di imparare quanto siano importanti l'educazione, l'alimentazione, l'allattamento al seno ed il gioco nella prima infanzia. Grazie alla migliore comprensione dei bisogni fisici, psicologici e di sviluppo cognitivo dei bambini, le famiglie sono incoraggiate a creare a casa un ambiente stimolante e di apprendimento interattivo per i propri bambini.A Vanuatu, specialmente nelle zone rurali, le comunità sono impegnate nella costruzione e gestione di centri prescolari che seguono un programma di "apprendimento attraverso il gioco" basato sulle esigenze di sviluppo dei bambini. Questi centri sono dotati di spazi all'aperto e al coperto per le attività ludiche dei bambini, di un posto per lavarsi le mani e di "un luogo per il gioco simulato" dove i bambini possono interagire in ambienti realistici (come una casa, una clinica o un negozio). I copertoni vengono utilizzati per fare altalene, legno locale e bambù per costruire strutture che i bambini scalano, vecchie canoe sono riempite di sabbia e di acqua per farli giocare. La comunità provvede al mantenimento dell'insegnante ed alla manutenzione dell'edificio, oltre che a supervisionare le attività giornaliere.
In Iran scivoli, altalene ed altri giochi all'aperto hanno dato un sollievo temporaneo ai bambini traumatizzati dal grave terremoto che ha colpito la città di Bam, nel dicembre 2003. Il sisma ha provocato 45.000 vittime e reso orfani oltre 2.000 bambini. Sono stati organizzati dei centri di accoglienza per la prima infanzia, per dare un sostegno fisico e psicologico ai bambini colpiti. La giusta combinazione tra racconti di favole, attività artistiche, educazione all'igiene personale, attività sportive ed esercizi di rilassamento ha aiutato enormemente i bambini a tornare alla normalità.
Sopravvivere e crescere sani
I giochi sportivi, i festival e gli atleti popolari hanno il potere di radunare grandi folle e di attirare l'attenzione di molte persone, molto più di quanto i servizi sanitari riescano a fare, specialmente per le popolazioni delle zone rurali e remote. Gli eventi sportivi possono essere utilizzati per promuovere stili di vita sani; per sottolineare i vantaggi dell'esercizio fisico e di un'igiene adeguata; per mettere in guardia sui rischi per la salute che procurano l'alcol, il fumo, le droghe; per salvare vite. Le manifestazioni sportive, di conseguenza, offrono l'occasione per vaccinare bambini, fornire zanzariere, distribuire integratori vitaminici.
Un'importante partnership è sorta tra l'UNICEF e la ATP al fine di mettere la notorietà ed il potere del tennis al servizio della salute, dell'educazione e della protezione dei bambini del mondo. Dall'aprile del 2006 il campione Roger Federer è divenuto Goodwill Ambassador dell'UNICEF. Come fuoriclasse del tennis, Federer ha dimostrato un grande impegno nella difesa dei diritti dei più svantaggiati. Nel 2003 ha fondato la Roger Federer Foundation per il finanziamento di progetti a beneficio di bambini poveri (in primo luogo in Sud Africa, dove è cresciuta sua madre) e per promuovere lo sport tra i giovani.
In alcune zone, in occasione delle vaccinazioni, sono state istituite postazioni di gioco dove i bambini hanno svolto attività ludico-educative incentrate sull'importanza dell'immunizzazione. I media locali hanno trasmesso motivi pubblicitari e spot televisivi. Tale campagna ha fatto parte di un più ampio impegno globale per dimezzare il numero dei decessi causati dal morbillo entro il 2005.
In Ghana, a Nungua-Zongo, il 6 novembre del 2006 è stato un giorno molto importante per moltissime famiglie: grazie ad una campagna per la promozione della salute dei bambini, promossa dall'UNICEF e sostenuta dalla campionessa di tennis statunitense Serena Williams, sono state effettuate vaccinazioni contro alcune delle malattie letali per l'infanzia. Sono state inoltre distribuite zanzariere per prevenire la malaria. La Williams si è recata personalmente in Ghana e, unendosi ad un gruppo di volontari, ha dato il suo contributo per il successo della campagna.
Nungua-Zongo è stato uno dei 9.500 punti di vaccinazione stabiliti in tutta la nazione per immunizzare circa 6 milioni di bambini contro il morbillo e la polio, somministrare altrettanti integratori di vitamina A, distribuire 2 milioni di zanzariere trattate con insetticida a tutte le famiglie con bambini al di sotto dei due anni. Oltre a questi servizi, 500.000 bambini in tre regioni del nord del paese sono stati sverminati.
In India le star del cricket, alcuni ex capitani e commentatori hanno promosso la vaccinazione antipolio negli spot televisivi, durante competizioni ed eventi, in particolare nello Stato di Uttar Pradesh, il più colpito dalla malattia. Tale campagna, fissata volutamente in concomitanza con la Coppa del Mondo di Cricket del 2003, ha raggiunto un pubblico molto vasto, dal momento che tutti gli appassionati di questo sport stavano guardando il televisore.
La squadra di cricket dell'India, anche nelle settimane precedenti la Coppa del Mondo, ha dedicato il proprio tempo a dare una spinta vitale alla Campagna Nazionale per l'eliminazione della polio incitando i propri fan a "lanciare fuori" dal paese questa minaccia.
L'anno successivo, durante la finale del campionato tra India e Pakistan, i due rispettivi capitani - Rahul Dravid e Inzamam-ul-Haq - hanno messo da parte le proprie rivalità prima della partita: sul campo, i due idoli sportivi si sono tenuti per mano assieme ai bambini per sostenere l'impegno per l'eliminazione della polio nei due paesi.
In Marocco, dove i disturbi da carenza di iodio colpiscono 2 milioni di abitanti, gli atleti olimpionici visitano le scuole, parlano agli studenti del fabbisogno di iodio e mostrano come usare i kit per il test del sale. I bambini sono incoraggiati ad eseguire il test da soli e ad informare le proprie famiglie sui benefici del sale iodato. Poiché gli atleti sono dei modelli di comportamento straordinari, si prevede che il progetto non solo aiuti a prevenire le invalidità tra gli studenti e le relative famiglie, ma incoraggi i bambini e gli adolescenti a partecipare in prima persona alla soluzione di questo grave problema sanitario all'interno delle loro comunità.
In Tagikistan l'UNICEF ha concluso un accordo con l'Associazione Mini Futball tagica, la quale prevede l'organizzazione di partite di calcio in tutto il paese e di un concerto per sensibilizzare su una campagna di vaccinazione di massa contro il morbillo. Nel 2003 il Ministero dell'Istruzione e la Federazione Tagica di Calcio hanno organizzato tornei che hanno coinvolto 800 scuole del paese. La competizione amichevole ha riunito bambini, adolescenti, famiglie e comunità, ha sensibilizzato sull'igiene e le misure igieniche adeguate.La finale del campionato si è disputata a Dushanbe, in occasione del Forum sull'Acqua dei bambini tagichi.
Garantire un'istruzione di qualità
Le scuole riescono a raggiungere un gran numero di bambini e di adolescenti; pertanto, sono il luogo ideale per praticare sport, attività ricreative e giochi. A loro volta, attività ludiche e svago migliorano la qualità dell'istruzione sviluppando il bambino nel suo insieme, aumentano le iscrizioni e la frequenza scolastica, migliorano l'apprendimento e il rendimento. Le lezioni di educazione fisica favoriscono le buone abitudini sanitarie, la prevenzione delle malattie e l'informazione, che i bambini possono trasmettere alle proprie famiglie.
Lo sport inoltre può favorire il coinvolgimento dei genitori, delle famiglie e delle comunità. I genitori possono partecipare attivamente all'istruzione dei figli facendo gli allenatori oppure assistendo alle partite e agli eventi sportivi.
Il Ministero dell'Istruzione ha intenzione di ampliare il programma e di formare insegnanti in ciascuna delle 12 province.
Anche la Federazione Nazionale di Pallavolo del Ruanda sta investendo nelle scuole primarie e secondarie; sono stati formati 2.600 insegnanti per mettere in pratica le conoscenze acquisite durante le lezioni di educazione fisica e nei programmi sportivi scolastici.
In Guinea, dove appena il 28% degli studenti delle scuole secondarie è costituito da donne, la Federazione Nazionale di Calcio, in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, ha istituito una Lega Nazionale di Calcio Femminile permanente ed un campionato per favorire lo sviluppo degli sport femminili ed aumentare la frequenza scolastica delle ragazze. Ai turni eliminatori hanno partecipato oltre 50 squadre, coinvolgendo centinaia di ragazze. La copertura da parte dei mezzi di informazione ha consentito a migliaia di giovani di vedere le partite in diretta e a centinaia di ragazze di ottenere riconoscimenti e rispetto sui campi da gioco.
Inoltre, la Guinea è impegnata assieme alla Direzione Nazionale dello Sport del Ministero dell'Istruzione ad assicurare che l'educazione fisica sia accessibile a tutti i bambini delle scuole primarie e secondarie. Il calcio viene anche usato nella regione Guinea-Forest per colmare i divari tra le comunità - specialmente tra i profughi - e per coinvolgere i giovani in attività sane.
Queste iniziative sono considerate fondamentali per il mantenimento della pace e della sicurezza nella sub-regione dell'Africa Occidentale, dove il calcio viene visto come forza comune.
In Brasile il Ministero dello Sport e del Turismo, insieme con il Ministero della Pubblica Istruzione, hanno ideato un programma per le scuole primarie e secondarie - denominato "Segundo Tempo" - al fine di garantire la sicurezza dei bambini e l'apprendimento dopo l'orario scolastico. Il progetto si compone di un programma di quattro ore che, aggiungendosi al normale orario scolastico, si prefigge l'insegnamento dell'educazione all'alimentazione e alla salute, l'assistenza per i compiti, l'organizzazione di attività sportive e complementari. Queste hanno lo scopo di collegare lo sport e le attività ricreative all'igiene, alle competenze pratiche, alla prevenzione dell'HIV e allo sviluppo dei valori sociali. In un solo anno (2003) il programma ha raggiunto un milione di bambini e 2.300 insegnanti in 26 Stati. L'obiettivo è quello di coinvolgere tutti i bambini in età scolare e i giovani entro il 2010.
Nello Zimbabwe è stato introdotto il programma di Educazione dei giovani attraverso lo sport. E' gestito dai giovani e richiede l'impegno dei partecipanti a rimanere a scuola oltre l'orario scolastico e a offrirsi volontari nelle loro comunità. Lo scopo che si prefigge questo programma, sostenuto da diversi partner nazionali ed internazionali, è quello di insegnare ai giovani le capacità per sopravvivere nella vita e prepararli a diventare sia educatori dei propri coetanei, sia dei modelli di comportamento per le loro comunità. Il programma cerca di impegnare allo stesso modo uomini e donne.
Gli eventi sportivi e le attività ricreative rappresentano impareggiabili opportunità per diffondere tra i giovani conoscenze di vitale importanza, come messaggi sulla prevenzione dell'HIV/AIDS. Tali manifestazioni sono in grado di aumentare l'accesso dei giovani ai servizi, di insegnare loro le competenze pratiche, di unire le comunità e, in particolare, di rivolgersi ai giovani con un linguaggio a loro comprensibile. Le informazioni sull'HIV possono essere divulgate durante gli allenamenti, tramite sessioni di addestramento, durante gli eventi sportivi o negli intervalli; possono essere coinvolti insegnanti, allenatori e atleti.
Le organizzazioni e le federazioni sportive stanno pian piano aderendo alla campagna globale "UNITI PER I BAMBINI, UNITI CONTRO L'AIDS", lanciata dall'UNICEF e da UNAIDS nell'ottobre del 2005 per cercare di fermare la trasmissione della malattia da madre a figlio, fornire medicinali ai bambini contagiati dal virus, prevenire nuove epidemie, proteggere i bambini - soprattutto gli orfani - più vulnerabili all'AIDS.
Attraverso lo sport, i giovani hanno la possibilità di parlare dell'HIV/AIDS apertamente e con sensibilità, di imparare a proteggersi e a opporre resistenza alle pressioni e alle intimidazioni. Secondo il documento Sport, Attività e Gioco (UNICEF, 2004), è molto più probabile che i giovani recepiscano i messaggi trasmessi dai loro allenatori e coetanei sui campi di gioco, che quelli comunicati in classe dagli insegnanti. Parlare apertamente del virus e dell'infezione può anche aiutare a combattere la discriminazione e promuovere il sostegno dei giovani affetti dalla malattia. Allo stesso tempo, i giovani infettati o affetti da HIV/AIDS, compresi gli orfani, possono trovare nello sport un sostegno, uno spazio sicuro che gli permetta di sviluppare un senso di appartenenza e sentirsi protetti dallo sfruttamento e dalla sofferenza.
I giocatori del Barcellona F.C. hanno indossato delle speciali fasce al braccio durante alcuni incontri per attirare l'attenzione mondiale sui bambini affetti da AIDS. Dal settembre 2006 inoltre, la squadra porta stampato sulle proprie maglie il logo dell'UNICEF, simbolo di una partnership che prevede la donazione, da parte del Barcellona F.C., di 7,5 milioni di euro ai programmi HIV/AIDS dell'UNICEF.
La Squadra Nazionale di Basket americana si è mostrata sensibile alla campagna contro l'HIV/AISD. 10 campioni sono apparsi in alcuni filmati mandati in onda in occasione della speciale Giornata Mondiale dell'AIDS, spiegando l'effetto della malattia sui bambini.
La Comitato Olimpico Internazionale ha intrapreso una serie di iniziative in favore della campagna contro l'AIDS, che prevedono programmi di prevenzione dell'HIV attraverso lo sport.
Nei Caraibi - seconda regione più colpita dall'AIDS dopo l'Africa sub-sahariana - si è instaurata una partnership che, in occasione del Cricket World Cup, ha coinvolto l'UNICEF, UNAIDS, l'International Cricket Council (ICC), i giocatori ed alcune celebrità locali. La collaborazione aveva come obiettivi prioritari la lotta contro la stigmatizzazione e la discriminazione legata all'AIDS ed il coinvolgimento dei giovani in una efficace prevenzione.
In Honduras è stato realizzato un programma incentrato sulla promozione e tutela dei diritti dell'infanzia: "Il Calcio per la Vita". Esso promuove la prevenzione dell'HIV/AIDS e protegge i giovani dai 7 ai 18 anni dallo sfruttamento sessuale e dal lavoro minorile. Gli atleti più grandi si offrono volontari per trasmettere ai più piccoli conoscenze fondamentali; ogni sabato sera, dopo la partita, viene realizzato uno sketch, una discussione o un evento che mette in risalto i pericoli della malattia e l'importanza della prevenzione. Per poter partecipare al programma, che conta 5.000 partecipanti e 1.000 volontari, i bambini devono frequentare i centri di istruzione formale e la scuola. In questo modo, oltre ad imparare a proteggersi dal rischio di contrarre l'infezione, i bambini vengono informati sugli svantaggi dell'abbandono scolastico e sui rischi di associarsi a bande.
In Ghana, gli adolescenti dell'Accademia di Calcio Feyenoord istruiscono i loro coetanei sull'HIV/AIDS e su come ridurre i rischi di infezione. I giocatori, che sono stati addestrati e a cui è stato dato materiale didattico, organizzano delle sessioni di istruzione per la comunità dell'accademia e per i loro fan nei luoghi in cui si disputano i tornei di calcio e le partite di reclutamento. Quando gli studenti ritornano a casa per le vacanze, portano con sé le nuove conoscenze e competenze acquisite sull'HIV/AIDS. Le comunità di origine li ascoltano parlare come se fossero degli idoli e questo aumenta notevolmente l'acquisizione di buone abitudini preventive e di stili di vita sani.
Quando gli studenti dell'Accademia (finanziata dalla società calcistica Feyenoord in Olanda) si sono recati in Lesotho ed in Sudafrica per un torneo di calcio, hanno colto l'occasione per parlare della prevenzione dell'HIV/AIDS con i loro coetanei di altri paesi.
Anche nell'Africa subsahariana, il programma internazionale "Dare un calcio all'HIV/AIDS!" - che vede impegnato anche l'UNICEF - utilizza lo sport, l'attività fisica e il gioco per insegnare competenze pratiche, sensibilizzare sulla malattia, insegnare a proteggersi e motivare i giovani a modificare i propri comportamenti scorretti. Questa iniziativa, gestita da leaders sportivi delle città di Mutare (Zimbabwe) e Haarlem (Olanda) e portata avanti da volontari direttamente colpiti dall'HIV/AIDS, mobilita le comunità affinché sviluppino degli approcci innovativi per combattere la malattia attraverso il divertimento e l'ausilio dello sport. Più di 55 giovani a Mutare dedicano tempo ed energie al progetto, che raggiunge migliaia di bambini in età scolare in tutto il territorio nazionale. La partnership difatti ha fatto sorgere tra i bambini l'interesse per gli sport di gruppo, come il basket, il calcio, il cricket, l'hockey, il karate ed il korfball, un gioco simile al basket originario dei Paesi Bassi.
In Zambia, a Lusaka, l'ex calciatore professionista Benson Lwenge ha deciso di insegnare ai bambini il suo sport (il calcio) e i valori più importanti della vita. La disciplina, l'uguaglianza, il rispetto delle regole sono principi fondamentali validi sia nel campo di gioco, sia nella vita di tutti i giorni. Inoltre, il tempo trascorso ad allenarsi rende i bambini meno esposti allo sfruttamento. I genitori e i tutori sono contenti perché dopo l'attività sportiva i bambini tornano subito a casa, evitando le attività a rischio. Lo sport cementa l'amicizia: sui campi sportivi non esistono differenze. Che siano maschi o femmine, che abbiano o no i genitori, tutti imparano a vincere e a perdere con onestà.
Tutte queste attività sono state incoraggiate dall'UNICEF grazie al kit "sport in una scatola", donato dalla FIFA.
Raggiungere tutti i bambini
Lo sport è un modo efficace di raggiungere tutti i bambini, anche quelli emarginati ed esposti a discriminazioni, come gli orfani, i bambini con problemi mentali e fisici, quelli che vivono o lavorano in strada, gli ex bambini soldato, quelli soggetti a sfruttamento sessuale e i bambini delle comunità indigene. Lo sport offre a tutti loro compagnia, sostegno ed un senso di appartenenza e di relazione.
Quando non sono impegnati nei campi di gioco, gli atleti si offrono per raccogliere la spazzatura e pulire i canali di scolo intasati nei loro quartieri. Nel 1992 questo ha permesso di vincere all'organizzazione il premio Global 500 del Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite.
Nel corso degli anni l'Associazione ha ampliato la portata del proprio programma: oltre allo sport, gestisce un programma di informazione sull'HIV/AIDS, un programma di borse di studio, un progetto fotografico e diversi servizi comunitari e attività di educazione ambientale.
In Romania, secondo le stime, più di 1.000 bambini in età scolare vivono a Barbulesti, una comunità prevalentemente Rom. Qui il tasso di abbandono delle ragazze dalla quinta elementare alla terza media raggiunge quasi il 50%. Per fronteggiare questo problema, il Centro Educativo Diurno gestito dall'organizzazione non-governativa locale, Progress Foundation, impiega lo sport per tenere a scuola le ragazze e per migliorare la loro condizione all'interno della comunità. I bambini sono allenati da un professionista e giocano in due squadre di calcio, una maschile ed una femminile. I giocatori vengono selezionati in base alla frequenza e al rendimento scolastico. Da quando è stato avviato il programma, i giovani sono più motivati a frequentare la scuola e a studiare con profitto; dopo appena un anno, il rendimento e la frequenza scolastica tra i bambini che partecipano al programma, comprese le ragazze, sono notevolmente migliorati. L'abbandono scolastico non rappresenta più un'alternativa. Inoltre, il lavoro di squadra ha aiutato i bambini a superare le differenze sociali.
In Cambogia l'organizzazione non-governativa Phare Ponleu Selpak gestisce una scuola di circo in cui 120 bambini e giovani tra 8 e 22 anni si imparano a fare gli acrobati, i giocolieri e gli equilibristi. Si tratta di giovani che vivono e lavorano in strada, di orfani, di bambini oggetto di commercio, sfruttamento sessuale e maltrattamenti. I membri di Phare, oltre ad esibirsi in tutto il mondo, sono impegnati a sensibilizzare le comunità sul traffico dei bambini, sul pericolo della droga, delle mine, dell'HIV/AIDS e sui diritti dei disabili. Una parte del ricavato degli spettacoli del circo è suddivisa tra gli artisti, i quali consegnano il denaro alle proprie famiglie ed alla comunità. Oltre al circo, l'organizzazione offre ai bambini molte attività artistiche, culturali, sociali ed educative, tra cui la pittura, la musica popolare, il canto e la danza.
In Malaysia, un programma nazionale per i bambini denominato "Calcio per Tutti", frutto di una collaborazione tra l'UNICEF ed il Ministero dell'Istruzione, offre ai bambini affetti da disturbi mentali, della vista e dell'udito, la possibilità di giocare a calcio in un ambiente strutturato e sicuro. Con il sostegno della Lega Calcio della Malaysia, allenatori ed arbitri sono stati addestrati da una squadra della Federazione Inglese dello Sport per Disabili e sono state formate leghe di calcio nelle scuole primarie e secondarie per ragazzi e ragazze disabili, con il fine di incoraggiare la formazione di un gruppo di giovani talenti per le squadre nazionali delle paraolimpiadi della Malaysia.
In assenza di strutture scolastiche formali, lo sport, il divertimento ed il gioco possono diventare un modo di educare i bambini durante e dopo i conflitti e le emergenze. Attività sportive e ricreative, svago e ricreazione aiutano i giovani a guarire e a ricominciare, a riabilitare i bambini traumatizzati, a reintegrare gli ex bambini soldato nella società, nonchè a ricreare lo spirito di collaborazione.
In Colombia, il progetto "Calcio per la Pace" è il frutto di una collaborazione tra l'Alto Commissariato per la Pace, il Programma per i Giovani della Colombia, i Ministeri ed il settore privato. Alcuni spazi pubblici sono stati recuperati e trasformati in campi di calcio per promuovere la tolleranza e la risoluzione dei conflitti. Il progetto aiuta la comunità a capire che tutti i bambini - compresi i bambini soldato e gli ex bambini soldato - hanno dei diritti e che nessuno dovrebbe mai essere emarginato. Per promuovere l'uguaglianza tra i sessi, bambine e bambini giocano nella stessa squadra; i goal sono validi solamente se nell'azione tocca la palla almeno una bambina. Nel 2003 circa 20.000 bambini e adolescenti tra 11 e 22 anni e 5.000 allenatori di 50 Comuni hanno partecipato al progetto dell'UNICEF. E' stato stimato che i messaggi di pace raggiungono oltre 50.000 persone in Colombia.
La Sierra Leone è stata sconvolta da 11 anni di conflitti, i quali sono stati la causa del trasferimento di oltre metà della popolazione, di un grave dissesto dell'attività economica e della distruzione della gran parte delle infrastrutture del paese. Per aiutare i rimpatriati, gli sfollati e le comunità a ricostruire le proprie vite, l'UNICEF e Right To Play, in collaborazione con altri partner tra cui il Comitato Internazionale di Soccorso e Enfants Réfugiés du Monde, hanno realizzato alcuni programmi basati sulle attività sportive ed il gioco. Sono stati addestrati allenatori - che a loro volta hanno preparato altri istruttori ed insegnanti - per coinvolgere il maggior numero di bambini possibile in attività ricreative e di svago.
Nei Territori Palestinesi Occupati le restrizioni sulla mobilità e la mancanza di sicurezza limitano fortemente le possibilità dei giovani di apprendere, giocare, socializzare o partecipare alle attività sociali e culturali. Il calcio, la corsa, la pallavolo, la pallacanestro ed il ping-pong sono praticati in molte scuole come mezzo per offrire spazi sicuri per il gioco ed opportunità ricreative a migliaia di adolescenti. Allenatori che hanno ricevuto una formazione speciale aiutano i giovani ad utilizzare lo sport per sfogare lo stress e le frustrazioni, per esprimere le proprie opinioni, per partecipare allo sviluppo delle proprie comunità.
In queste zone, lo sport è stato anche associato all'iniziativa "Città Amiche delle Bambine e dei Bambini". Uno degli obiettivi è la creazione di aree di gioco sicure, come parchi attrezzati o spazi sicuri riservati alle attività ricreative nelle comunità. Inoltre, in ciascuna città amica sono stati eletti giovani rappresentanti (dai 12 ai 16 anni) per i consigli comunali dei bambini. I consigli, che hanno dato allo sport a allo svago la massima priorità, offrono agli adolescenti la possibilità di partecipare ad una valutazione dei bisogni di tutti gli abitanti della città e alla pianificazione e realizzazione delle attività che aiutano a migliorare la vita della comunità.