Non ero al sicuro in casa sua: rapporto sulla violenza di genere su ragazze e donne rifugiate e migranti durante il COVID-19

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04/03/2022

L’UNICEF lancia oggi il rapporto “Non ero al sicuro in casa sua”, un’indagine qualitativa che fa luce sull’impatto negativo della pandemia su ragazze e donne rifugiate e migranti in Italia. La discriminazione già legata al genere e al percorso di migrazione, unita alle sfide imposte dal COVID-19, aumenterebbe la loro probabilità di subire violenza. 

Secondo gli ultimi dati disponibili a livello nazionale [Istat, 2015], il 31,5% di ragazze e donne tra i 16 e i 70 anni in Italia ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, spesso per mano dei partner attuali o degli ex. Mentre le percentuali complessive sono simili, per le ragazze e le donne straniere risulta più alta la probabilità di subire violenze fisiche (25,7% contro 19,6% delle ragazze e donne italiane).

Questo nuovo studio esplora gli impatti della pandemia sui rischi di esposizione alla violenza di genere tra le ragazze e le donne rifugiate e migranti in Italia.

Il rapporto fa parte di uno studio globale più ampio che esplora l'impatto della pandemia di COVID-19 sulla sicurezza e sul benessere di ragazze e donne in Italia, Brasile, Guatemala e Iraq. In Italia, per l’UNICEF, lo studio è stato condotto congiuntamente dall’Ufficio UNICEF per l’Europa e l’Asia Centrale, dal Centro di ricerca dell'UNICEF – Innocenti e dall’Università di Washington a St.Louis.

L’analisi prende il via da un’indagine qualitativa che ha coinvolto circa 100 donne rifugiate e migranti e 50 operatori e esperti coinvolti in programmi di protezione e supporto in tre regioni italiane: Lazio, Lombardia e Sicilia.

L'isolamento e l'interruzione dei percorsi di inclusione hanno peggiorato le cose

Dal rapporto “Non ero al sicuro in casa sua” emerge come la pandemia di COVID-19 abbia aumentato il rischio di violenza di genere per le ragazze e le donne rifugiate e migranti.

A causa di molteplici e intersecanti identità sociali - tra le quali il genere, lo status migratorio, la religione, l'età - le ragazze e le donne rifugiate e migranti hanno affrontato barriere e rischi specifici a seguito delle misure di contenimento. Il distanziamento sociale ha aumentato il senso di solitudine di molte ragazze e donne rifugiate e migranti, per le quali l’accesso a reti familiari e amicali d’appoggio è già limitato.

Le madri single risultano essere state particolarmente colpite dalla pandemia, a causa delle difficoltà a provvedere ai bisogni della famiglia e delle accresciute responsabilità nella cura dei figli.

L'inclusione socio-economica delle ragazze e delle donne rifugiate e migranti è stata inoltre penalizzata dall'interruzione dei percorsi di apprendimento, specialmente linguistici. 

L’indagine rileva però anche la grande capacità di resilienza di ragazze e donne migranti e rifugiate, che sin da subito si sono attivate per favorire reti di sostegno sociale, occasioni di incontro e di partecipazione alla vita di comunità quando permesso dalle restrizioni.

Ifemelu (nome di fantasia), giovane di origine nigeriana, pettina con cura i suoi capelli. Si trova in uno dei centri d’accoglienza di Palermo.

Grandi difficoltà ma anche grande capacità di resilienza

La ricerca ha evidenziato le sfide registrate in certi casi dal sistema di accoglienza, a causa della riduzione del personale, degli alloggi condivisi, del limitato accesso a spazi privati e del rallentamento dei meccanismi di invio tempestivo a servizi specializzati.

Come risultato delle restrizioni legate al COVID-19, molti servizi sono stati ridotti o hanno dovuto ricorrere a modalità operative da remoto, aumentando le sfide di accesso di ragazze e donne rifugiate e migranti, già difficile per via delle barriere informative e linguistiche. Il report rileva comunque la capacità tempestiva di adattamento, spesso combinando iniziative in presenza e da remoto e aumentando l’uso di unità mobili di strada e di risposta del sistema ai bisogni emergenti.

Dai risultati della ricerca emergono una serie di raccomandazioni tra cui la necessità di:

  • prioritizzare lo sviluppo e l’attuazione di meccanismi di prevenzione e mitigazione della violenza di genere e rafforzare l’empowerment di ragazze e donne rifugiate e migranti;
  • promuovere l’accesso inclusivo e sicuro ai servizi di contrasto alla violenza di genere e rafforzare la capacità di risposta ai bisogni specifici di rifugiate e migranti;
  • rafforzare la preparazione e la capacità di adattamento dei servizi di contrasto alla violenza di genere a livello locale e centrale per assicurare la tempestiva presa in carico in caso di crisi future.

 

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04/03/2022

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