COVID-19, in Africa centro-occidentale solo 7 Stati su 24 riaprono le scuole

4 minuti di lettura

06/10/2020

L’UNICEF chiede ai Governi africani di dare priorità all'istruzione nei propri piani di ripresa dal COVID-19, per ridurre l’impatto negativo che la pandemia sta avendo sui bambini e sulle economie nazionali.

 I nostri nuovi dati sui progressi e sulle prospettive per la riapertura delle scuole in Africa occidentale e centrale mostrano che, a 6 mesi dall'inizio della pandemia che ha costretto tutti gli Stati della regione a decretare la chiusura delle scuole nel quadro dei lockdown nazionali, solo 7 Stati su 24 (Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Ciad, Congo, Guinea Equatoriale e Sierra Leone) sono stati in grado di riaprire i portoni per il nuovo anno scolastico.

L’UNICEF chiede ai restanti 17 paesi di accelerare gli sforzi per rendere le scuole pronte a una riapertura in sicurezza, garantendo acqua e servizi igienici, rendendo disponibili spazi protetti per l’apprendimento e utilizzando approcci flessibili. 

In Africa centro-occidentale, già prima della pandemia le opportunità educative per i bambini non erano distribuite equamente: 41 milioni di bambini e adolescenti erano esclusi dal sistema educativo, e rappresentavano circa un terzo dei bambini che in tutto il mondo non andavano a scuola.

È fondamentale che i governi assicurino che ogni bambino (soprattutto i più esclusi e marginalizzati, come le ragazze o i bambini con disabilità) possa tornare a scuola in sicurezza e che gli Stati ricostruiscano meglio di prima e raggiungano i bambini lasciati indietro prima della pandemia per includerli nelle opportunità di apprendimento. 

«È necessario aprire le scuole ai bambini e agli adolescenti che sono rimasti fuori, fornendo percorsi di apprendimento alternativi e intensivi, per rompere il ciclo di disuguaglianza nell'istruzione e nell'economia africana» ha dichiarato Francesco Samengo, Presidente dell’UNICEF Italia.. «Mantenere un bilanciamento tra l’apprendimento digitale e l’apprendimento a scuola fornirà la flessibilità e la sicurezza di cui i bambini hanno bisogno durante questo periodo di transizione.»

È fondamentale che i governi, ora più che mai, assicurino che le risorse necessarie, soprattutto in termini di insegnanti, anche volontari, siano disponibili affinché tutti i bambini continuino ad apprendere tenendoli al sicuro.

In Africa occidentale e centrale i bambini vanno a scuola in alcuni dei contesti più difficili al mondo. Nel mezzo della pandemia da COVID-19, quando lavare le mani con il sapone è una delle pratiche più concrete di protezione contro la pandemia, più della metà di tutti bambini che nel mondo non hanno servizi igienici per lavare le mani a scuola vive in Africa subsahariana.

 In Guinea Bissau, solo il 12% delle scuole ha servizi igienici di base per lavare le mani con acqua e sapone, in Niger il 15%, in Senegal il 22% e in Burkina Faso il 25%. Inoltre, nella regione, le aule sono spesso sovraffollate e mancano insegnanti formati per supportare l’apprendimento dei bambini. 

Nonostante gli sforzi nella maggior parte dei paesi nella regione per riaprire parzialmente le scuole alla fine dell’anno accademico per consentire agli studenti di completare gli esami finali, milioni di bambini non potevano tornare fisicamente a scuola.

Con la chiusura delle scuole, diversi paesi hanno sviluppato opportunità di apprendimento a distanza che comprendono radio, televisione, internet e materiali cartacei.

Questi sforzi però non hanno raggiunto tutti i bambini. Almeno il 48% degli studenti nella regione non aveva accesso all’apprendimento da remoto durante la chiusura delle scuole. 

Questo ha contribuito ad aumentare le disuguaglianze nell’accesso alle opportunità di apprendimento.

In Africa occidentale e centrale si trovano diversi paesi che affrontano conflitti, violenze e altre emergenze.

A dicembre 2019, le scuole per 2,1 milioni di bambini erano chiuse o non operative per motivi di sicurezza.

 Questo spiega perché i governi devono rafforzare percorsi alternativi per un’istruzione di qualità per tutti i bambini e assicurare la continuità dell’apprendimento.

La chiusura delle scuole ha conseguenze negative per l’istruzione e il benessere dei bambini, con i bambini, soprattutto le ragazze delle comunità più marginalizzate, che pagano il prezzo più alto. Evidenze – come ad esempio l’epidemia di Ebola in Sierra Leone - mostrano che più a lungo un bambino non va a scuola, maggiori sono le probabilità che l’abbandoni.

Quando un bambino non va a scuola, affronta maggiori rischi di reclutamento da parte di gruppi armati, matrimoni precoci, gravidanza precoce e altre forme di sfruttamento e abuso.

Da quando la pandemia ha avuto inizio, la violenza sui bambini è in crescita. Secondo una recente indagine in Burkina Faso il 32% dei bambini in regioni colpite da conflitto ha percepito un incremento della violenza domestica contro ragazzi e ragazze come conseguenza del confinamento a casa.

L’UNICEF sta lavorando con le autorità per l’istruzione e le comunità per supportare la riapertura delle scuole fornendo strumenti, formando insegnanti, migliorando l’accesso ad acqua e servizi igienico-sanitari a scuola, attraverso piani per gli studenti per recuperare l'apprendimento perduto e promuovere le innovazioni nel campo della salute, della scuola, dell'apprendimento digitale e delle competenze fondamentali, in collaborazione con Banca Mondiale, UNESCO, WFP, OMS e il settore privato.

06/10/2020

News ed Aggiornamenti