Le emozioni oggi a Pujehun non sono finite
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Durante la nostra successiva vista alla struttura abbiamo modo di renderci conto da soli di che differenza ci sia tra questo ospedale e gli altri visitati in precedenza. È una struttura moderna e ben organizzata, gli spazi sono funzionali e ben distribuiti. Ci sono stanze per le visite, reparti separati per la maternità, la ginecologia e la pediatria.
La sala parto e la sala operatoria sono incredibilmente moderne rispetto a quelle visitate finora. Inoltre l’ospedale ha garantita la disponibilità di acqua grazie a tre diverse fonti idriche: una cisterna, una pompa a mano e un serbatoio, e la disponibilità di energia elettrica grazie alla presenza di due generatori e un sistema di pannelli solari.
La nostra breve visita al vecchio ospedale governativo di Pujehun, a cui non arrivano tutti i fondi necessari alla ristrutturazione, ci consente una volta di più di riscontrare quanto sia importante la costruzione del nuovo reparto.
Le emozioni per oggi non sono finite, infatti tutti insieme ci muoviamo verso la sede di Pujehun di Defence for Children International (DCI) la stessa associazione partner dell’UNICEF che abbiamo incontrato ieri a Kenema.
Incontriamo Mary (non il suo vero nome), una ragazzina di 14 anni, e il suo piccolo di tre settimane. Lo tiene tra le braccia con gesti da adulta, ma alcuni movimenti tradiscono l’impaccio della sua giovane età di fronte ad una responsabilità così grande.
Mary è rimasta incinta del suo fidanzato, un ragazzo di vent’anni. Adesso ci racconta che grazie alla mediazione degli operatori di DCI i genitori del ragazzo si occupano del suo mantenimento e di quello del piccolo e che la sua famiglia la sta sostenendo.
Rosina, la stessa Child Protection Specialist dell'UNICEF Sierra Leone che abbiamo incontrato ieri, ci spiega che le gravidanze precoci spesso sono il frutto di una scarsa consapevolezza da parte degli adolescenti e ci spiega anche come sia percepito come normale che una ragazza molto giovane abbia rapporti sessuali con persone anche molto più grandi.
Per questo l’UNICEF e i suoi partner stanno lavorando affinché nella legislazione nazionale venga introdotta una legge, come strumento di applicazione del Child Rights Act del 2007, che stabilisca un’età minima per il consenso ai rapporti sessuali consentendo di perseguire gli uomini che hanno rapporti sessuali con ragazzine piccole, che non potranno più celarsi dietro l’alibi del consenso.