Se non li contiamo, come possiamo aiutarli? Dati su minori migranti e rifugiati, un problema globale
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15 febbraio 2018 – UNICEF, UNHCR, OIM, Eurostat e OCSE lanciano un allarme: le lacune nei dati su rifugiati, richiedenti asilo, migranti e le persone sfollate all'interno del proprio paese contribuiscono a mettere a rischio la vita e il benessere di milioni di bambini migranti in tutto il mondo.
Nel documento congiunto "Call to Action: Protecting Children on the Move Starts with Better Data" (Un appello: per proteggere i bambini migranti bisogna partire da dati migliori”) le cinque organizzazioni internazionali mostrano come i dati statistici siano di fondamentale importanza per comprendere le tendenze delle migrazioni globali e sviluppare politiche per aiutare i gruppi vulnerabili, come i bambini.
Lo studio conferma allarmanti carenze nella disponibilità, affidabilità, tempestività e accessibilità dei dati statistici e delle evidenze necessarie per comprendere l'impatto che le migrazioni forzate hanno sui bambini e sulle loro famiglie.
Ad esempio:
- Informazioni registrate sull'età sono disponibili solo per il 56% della popolazione rifugiata sotto il mandato dell'UNHCR [Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati]
- Solo il 20% degli Stati che registrano sfollati all'interno del proprio territorio a causa di conflitti possiedono dati disaggregati per età
- Circa un quarto degli Stati non possiedono dati disaggregati per età sui migranti presenti nel loro territorio. Questa percentuale sale al 43% nei paesi africani.
La carenza di informazioni sui minorenni migranti e sfollati priva questi soggetti della protezione e dei servizi di cui avrebbero bisogno.
«Le lacune nelle informazioni minano alla base la nostra capacità di aiutare i bambini» spiega Laurence Chandy, Direttore per il dipartimento Dati, Ricerca e Politiche all'UNICEF.
«I minori migranti, in particolare quelli che viaggiano da soli, sono spesso facili prede per coloro che possono far loro del male. Non possiamo proteggere i bambini e fornire loro servizi essenziali, quando sono in movimento e quando arrivano a destinazione, se non sappiamo chi sono, dove si trovano e di cosa hanno bisogno. Invitiamo gli Stati a colmare le lacune con dati disaggregati affidabili e a migliorare la cooperazione in modo che i dati siano condivisi e comparabili».
«Molti minorenni rifugiati hanno vissuto o assistito a violenze e sofferenze inaudite nei loro paesi di origine, e spesso anche durante la loro fuga in cerca di protezione e sicurezza» sottolinea Volker Türk, Assistente dell'Alto Commissario per la Protezione dell'UNHCR. «Essi hanno bisogno e meritano cure e protezione, ma, per poterle fornire loro occorrono dati sulla loro identità e sui loro bisogni. In nessun settore il coordinamento statistico e il rafforzamento della capacità di rilevare dati è prezioso quanto nella protezione dell'infanzia.»
«Abbiamo bisogno di dati affidabili e di migliore qualità sui minori migranti, per proteggerli e garantire il loro superiore interesse. La disaggregazione di dati per età, sesso e nazionalità può fornire informazioni ai decisori politici sui bisogni reali dei bambini migranti» aggiunge William Lacy Swing, Direttore generale dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM).«Ciò assicurerebbe che nessun bambino venga lasciato indietro e che non venga sfruttato. Tutti i bambini migranti hanno diritto ad assistenza e protezione, a prescindere dal loro status migratorio.»
«Il tempo è essenziale quando si tratta di integrare un bambino nel sistema educativo. Il successo o il fallimento in questa età delicatissima può avere ripercussioni permanenti sull'accesso di una persona al mercato del lavoro.», sono le parole di Stefano Scarpetta, Direttore per Occupazione, lavoro e politiche sociali all'OCSE, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.
«Soltanto con un'ampia conoscenza, sostenuta da dati adeguati, possiamo identificare e rispondere ai bisogni di questi bambini, proteggerli al meglio e costruire un futuro sulle loro abilità e capacità, durante il loro percorso scolastico e di avviamento al lavoro».
Ciò che non sappiamo è più di quanto conosciamo
In molti Stati, i dati disponibili a livello nazionale non includono informazioni su età, genere o nazionalità di origine dei minorenni rifugiati e migranti, e non dicono neppure se sono arrivati da soli o con le proprie famiglie.
Inoltre, criteri eterogenei per determinare le categorie di età e per la registrazione dei dati rendono la disaggregazione dei dati molto ardua..
In pratica, è molto difficile stimare in modo accurato quanti bambini stiano compiendo un percorso migratorio oggi nel mondo.
E ancora meno accurati sono i dati sui bambini che varcano irregolarmente i confini nazionali, i minori sfollati o migranti all'interno del loro paese, o quelli rimasti in patria da genitori che sono migrati all'estero.
Mentre gran parte delle migrazioni, a livello globale, sono eventi positivi, con i bambini e le loro famiglie che si spostano volontariamente e in sicurezza per migliorare il proprio tenore di vita, per milioni di altri lo spostamento non è né volontario né sicuro, ma irto di pericoli.
I minorenni che non hanno accesso a percorsi migratori sicuri e regolari spesso si affidano a rotte pericolose e irregolari, che li espongono al rischio di violenza, abusi e sfruttamento.
Molti bambini perdono la vita lungo queste rotte, annegando in mare o perdendosi nel deserto, ma la loro scomparsa finisce di norma per rimanere non segnalata e non conteggiata.
Nel 2016, oltre 12 milioni di bambini nel mondo vivevano come rifugiati o richiedenti asilo, mentre un numero stimato di 23 milioni di bambini erano sfollati interni – 16 milioni a causa di conflitti e 7 milioni a causa di disastri naturali. Ma il numero reale di bambini costretti a lasciare le loro case rimane sconosciuto, e tende ad essere significativamente più alto delle stime a causa delle lacune nelle informazioni e nei dati.
In mancanza di dati affidabili, i rischi e le vulnerabilità che i bambini affrontano in fase migratoria rimangono nascosti e senza risposta.
In alcuni contesti, i bambini che attraversano i confini irregolarmente possono essere trattenuti in detenzione insieme agli adulti o possono essere impossibilitati ad accedere a servizi essenziali per il loro sviluppo sano, fra cui l'istruzione e l'assistenza sanitaria.
Anche nei paesi ad alto reddito, il numero di bambini rifugiati e migranti che non frequentano la scuola è sconosciuto, in quanto non viene calcolato.
La necessità di una migliore raccolta e analisi dei dati è un elemento fondamentale dei due correlati ma distinti Global compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare e Global compact sui rifugiati, in fase di sviluppo per la loro adozione nel 2018.
Il lavoro per rafforzare la raccolta e l'analisi dei dati è in atto, sia a livello globale che nazionale, ma bisogna fare molto di più.
Mentre gli stati membri lavorano per finalizzare questi due accordi, le cinque agenzie e partner li invitano a rispondere alla mancanza di dati e a includere i diritti, la protezione e il benessere dei bambini come impegni centrali nei testi finali.
Se a queste lacune non fosse data una risposta, sarà impossibile applicare e monitorare i due Global Compact e l'impatto che questi potrebbero avere sui bambini migranti.
L'UNICEF, l'UNHCR, l'OIM, l'Eurostat e l'OCSE invitano gli stati membri a rispondere alle lacune di dati e testimonianze sui bambini migranti, e a includere questi elementi specifici per i bambini nel Global compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare e nel Global compact sui rifugiati:
- Disaggregare i dati per età e sesso;
- Affrontare questioni chiave che riguardano i bambini che migrano o sono costretti ad abbandonare le loro case;
- Utilizzare meglio i dati esistenti e condividerli;
- Coordinare il lavoro sui dati all'interno dei paesi e oltre i confini;
- Compiere degli sforzi particolari per raccogliere e analizzare i dati sui bambini.
Documenti disponibili
Rapporto "A Call to Action: Protecting Children on the Move Starts with Better Data"pdf / 4.58 Mb
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