Clio Napolitano: perché dobbiamo difendere i diritti dei bambini

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18/11/2009

Pubblichiamo di seguito il testo integrale del testo scritto dalla Signora Clio Napolitano come introduzione a "Non calpestate i nostri diritti", pubblicazione edita da Piemme e dedicata al ventennale della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (20 novembre 1989 - 20 novembre 2009).
Clio Napolitano - ©corriere.itCari bambini, cari ragazzi

se state leggendo questo libro significa che siete fortunati perché sapete leggere. Saper leggere vuol dire che c'è qualcuno che vi ha insegnato a farlo, che siete potuti andare a scuola.
 
Molti bambini in tante parti del mondo non vanno a scuola perché non ci sono scuole abbastanza vicine, perché i genitori sono poveri e hanno bisogno che i loro fi gli lavorino o che vadano a prendere l'acqua e la legna per cucinare perché non c'è il gas che arriva in casa, non ci sono bombole da comprare o se ci sono costano troppo, non c'è acqua corrente e i pozzi sono spesso molto lontani.
 
Se la presenza di una bella giornata di sole per voi può essere l'occasione per una vacanza, in molti Paesi è il troppo sole, la siccità che spingono intere popolazioni a spostarsi in altri territori dove è diffi cile avere la possibilità di studiare.
 
Siete fortunati perché vedete, mentre nei Paesi poveri tanti bambini si ammalano di cataratta, una specie di velo che copre gli occhi e che da noi si cura facilmente e anche da loro sarebbe un'operazione facile, che costa pochi soldi, ma quei soldi le famiglie non li hanno e gli ospedali hanno poche risorse e non possono curare tutti gratis. Da noi anche i bambini non vedenti possono comunque imparare e diventare bravissimi; nei Paesi poveri non è così.
 
Siete fortunati perché siete vivi: tanti bambini nei Paesi poveri muoiono di malattie infettive che vengono trasmesse dalle mamme già durante il parto, come l'AIDS che potrebbe essere evitata o tenuta sotto controllo, ma non ci sono abbastanza mezzi per farlo o come la malaria che viene trasmessa dalle zanzare con le loro punture da una persona malata a una sana.
 
E poi c'è la fame, la mancanza di cibo che distrugge la salute e anche la vita. In certi Paesi, bambini di meno di 10 anni possono essere messi in prigione solo perché hanno rubato qualcosa per sfamarsi.
 
 Ci sono bambini che i genitori vendono per ignoranza e per miseria. Sono destinati a una brutta fine,possono diventare piccoli schiavi costretti a lavori faticosi, oppure vengono dati in adozione sperando che questa scelta dia loro la possibilità di una vita migliore, ma non sempre chi li accoglie è degno di farlo.
 
Vi ho dato un quadro forse un po' pessimistico della situazione, ma ritengo che voi siate ragazzi sensibili e che i vostri genitori e i vostri insegnanti vi abbiano abituato con il giusto linguaggio a parlare di questi problemi e che quindi siate d'accordo che tutto questo non dovrebbe più accadere: i bambini devono avere cibo, cure sanitarie, istruzione, non devono essere sfruttati con lavori troppo pesanti, devono avere tempo per studiare, per giocare, per far maturare la loro fantasia.
 
Se i genitori non ci sono più, o sono troppo poveri per mantenerli, devono poter essere adottati da persone affettuose, buone e responsabili.

Questi e altri principi sono contenuti nella Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza che è stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite venti anni fa, il 20 novembre del 1989: l'Organizzazione delle Nazioni Unite, cioè l'ONU, riunisce tutti i Paesi del mondo e gli Stati che fi rmano si impegnano a rispettare e far rispettare questa Convenzione, cioè questo insieme di principi e di regole che riguardano non solo i bambini piccoli, ma anche i ragazzi che non hanno compiuto i diciotto anni.
 
Leggendo questa Convenzione che è composta da 54 articoli con bellissime enunciazioni, mi ha colpito molto una espressione che ricorre in tante parti importanti e cioè che questi diritti devono essere fatti valere "nella misura del possibile".
 
Mi sarebbe piaciuto leggere che trattandosi di diritti di bambini e di minori, in sostanza del futuro della nostra specie, tali diritti venissero fatti valere "nella misura dell'impossibile". Mi rendo conto che questa può essere considerata una illusione, una pura fantasia, ma ritengo che l'impegno a rendere concreti questi diritti non sia mai troppo: uno dei racconti contenuti in questo libro ricorda un passato terribile, un periodo oscuro della storia italiana.
 
Durante il fascismo, in seguito alle Leggi razziali del 1938, ragazzi e insegnanti ebrei furono espulsi dalle scuole pubbliche e durante la seconda guerra mondiale, quando il governo fascista era alleato con quello tedesco nazista, molti ebrei italiani furono deportati, rinchiusi in campi di concentramento, dove spesso morirono. Ma molti si salvarono perché non furono denunciati, furono nascosti o comunque protetti da cittadini non ebrei.
 
Questo concetto di solidarietà deve ispirare il nostro agire comune: ci sono persone e bambini venuti con i loro genitori da altri Paesi o nati qui da genitori immigrati; magari qualcuno si preoccupa perché sembrano diversi, però quasi tutti lavorano, studiano e sono davvero brave persone.
 
Nella Convenzione sui diritti dell'infanzia c'è un Preambolo, che vuol dire qualcosa che si scrive prima per spiegare meglio le idee principali di quello che verrà dopo. In questo Preambolo si ricorda che già in altri documenti sui Diritti dell'Uomo in generale "ciascuno può avvalersi di tutti i diritti e di tutte le libertà (...) senza distinzione di sorta, in particolare di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di ogni altra opinione, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita, di ogni altra circostanza".
 
L'Art. 2 della Convenzione conferma il principio che impegna gli Stati che fi rmano la Convenzione a tutelare i bambini e i ragazzi "contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale, dalle attività, opinioni professate dai suoi genitori, dai suoi rappresentanti legali o dai suoi familiari".
 
Insomma gli adulti non devono avere meno diritti o essere puniti per le loro idee o per la loro religione, e i ragazzi non possono pagare per le idee o per i comportamenti, anche sbagliati, dei genitori e degli adulti a cui sono stati affi dati.
 
Lo stesso Art. 2 afferma che in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative e degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente".
 
Insomma il benessere dei bambini e dei ragazzi va messo al primo posto. Di fatto però, anche dopo che l'Italia aveva accettato la Convenzione, questo diritto non veniva riconosciuto senza incertezze, per cui i bambini irregolari venivano accolti nelle scuole soltanto grazie alla volontà dell'insegnante e di direttori scolastici, cosìcome è successo per le cure negli ospedali, nel senso che i malati irregolari venivano curati per iniziativa dei medici, degli infermieri, dei direttori, anche se non era consentito esplicitamente da una legge.

In alcuni racconti contenuti in questo libro viene descritto appunto quel passato di quando i bambini irregolari in Italia erano esclusi dalle cure ospedaliere e discriminati nell'istruzione.
 
Infatti solo nel 1998 veniva approvata una legge che prevedeva l'obbligo di garantire ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, anche se non in regola con le norme relative all'ingresso e al soggiorno, tutte le cure previste per i cittadini italiani, facendo anche uno specifico riferimento a "la tutela della salute del minore in esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989".
 
E tutte le volte che si è cercato di rendere incerto o rischioso l'accesso all'istruzione obbligatoria o alle cure sanitarie pubbliche necessarie per i clandestini e gli irregolari, hanno protestato medici, insegnanti, cittadini, associazioni religiose e laiche e quei diritti sono rimasti.
 
Ti ho detto all'inizio che sei fortunato o fortunata, e lo sei ancora di più se sei una bambina perché ci sono Paesi in cui l'istruzione è vietata alle femmine.
 
In quei Paesi le ragazzine possono essere date in moglie dall'età di 12 anni e perfi no 9 a uomini molto più vecchi di loro che possono prendere oltre a loro anche altre mogli.
 
Ci sono Paesi in cui anche da grandi alle donne sono vietati molti lavori; lì gli unici maschi con cui possono uscire di casa sono i padri, i fratelli o i mariti e, quando sono in strada o se c'è un estraneo in casa, devono coprirsi completamente.
 
In passato anche in Italia alle donne erano impedite molte occupazioni o forme di istruzione, inoltre erano sottoposte alla volontà del marito, o di qualche parente maschio se non erano sposate. Durante il fascismo anche alle donne italiane vennero imposti nuovamente dei divieti, come quello di diventare direttori scolastici o di insegnare alcune materie, considerate troppo difficili per loro.
 
D'altronde anche io quando mi sono laureata in giurisprudenza nel 1958, non avrei potuto partecipare al concorso in magistratura perché fi no al 1959 era precluso alle donne diventare magistrato.
 
Insomma voi ragazzi, voi ragazze che vivete oggi in Italia siete fortunati, e la fortuna è un bene in sé per chi ne gode, perché rende la vita meno diffi cile. Ma la nostra fortuna deve produrre un bene anche per gli altri, per i meno fortunati.
 
Chi ha avuto molto dalla vita deve impegnarsi a fare qualcosa per chi non ha o per chi ha troppo poco. L'Art. 4 della Convenzione pone dei limiti all'impegno degli Stati a procurare le cure mediche e il cibo necessari per vivere, l'istruzione fondamentale per una buona vita.
 
Dice infatti "Trattandosi di diritti economici, sociali e culturali essi (cioè gli Stati che hanno fi rmato la Convenzione) adottano tali provvedimenti entro i limiti delle risorse di cui dispongono e, se del caso, nell'ambito della cooperazione internazionale".
 
Insomma, se uno Stato è povero, anche se ha aderito alla Convenzione, garantirà ai bambini che vivono in quel Paese diritti molto limitati. Ma gli esperti che studiano i problemi della povertà ci hanno insegnato che i limiti posti dalla scarsità di risorse economiche disponibili non sono insormontabili: si possono di fatto eliminare.
 
Con il tempo, la buona volontà, e soprattutto con le politiche giuste, la povertà estrema si può sconfiggere. Ma è necessario che gli Stati più ricchi si ricordino di quelli più poveri.
 
In effetti gli Stati ricchi si sono impegnati in questa impresa, offrendo aiuti importanti, ma finora non hanno fatto abbastanza, e troppo spesso non hanno mantenuto le loro promesse.L'Italia in particolare non ha mantenuto i propri impegni.
 
Nella riunione dei più importanti Paesi del mondo che si è tenuta a luglio del 2009 a L'Aquila, il nostro governo ha ribadito la promessa e dobbiamo sperare che lo farà.
 
Dobbiamo augurarci che anche in un periodo di crisi, anzi, che soprattutto in un periodo di crisi, non si dimentichino i più poveri. E di poveri ne abbiamo anche in Italia, anche tra i bambini. Ci sono bambini italiani che non hanno abbastanza da mangiare, che non fi niscono la scuola dell'obbligo.
 
Voglio quindi ricordarvi gli Articoli 12 e 13 della Convenzione di cui stiamo parlando. Gli Stati che hanno firmato "garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità".
 
E "il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, di ricevere e divulgare informazioni e idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere, sotto forma orale, scritta, stampata o artistica o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo".
 
La vostra voce conta, insomma. Potete farla sentire anche su questi argomenti. Potete così cominciare molto presto a dare una mano perché bambini e ragazzi meno fortunati di voi vivano in condizioni migliori.
 
Credo che questo libro vi aiuterà a riflettere, spero che vi dia una spinta a impegnarvi in favore di chi ha bisogno di aiuto. Per fare questo non si è mai troppo giovani, né troppo vecchi.

 
(Clio Napolitano)

18/11/2009

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